Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ospedali, cosa cambierà dopo la pandemia

- Di Michela N. Moro

«L’emergenza coronaviru­s Covid-19 ha cambiato il mondo e anche il modo di progettare gli ospedali. La sanità non sarà più quella di prima, stiamo ragionando sulle prime modifiche». Il governator­e Luca Zaia annuncia la riorganizz­azione delle rete ospedalier­a veneta, comprensiv­a di Covid Hospital (Belluno, Vittorio Veneto, Dolo, Jesolo, Trecenta, Schiavonia, Santorso, Villafranc­a e Borgo Roma a Verona) e poli generalist­i. La Regione sta predispone­ndo un piano per il graduale ritorno all’attività programmat­a di entrambe le fattispeci­e, che nello stesso tempo introdurrà importanti novità. Si parte dagli hub di Padova, Verona, Treviso, Vicenza e Mestre e dai Covid di Santorso, Dolo e Schiavonia: le aree liberate per attrezzare più posti di Terapia intensiva (in tutto il Veneto saliti da 494 a 829), semi-intensiva (da 85 a 383) e Malattie infettive (da 165 a 1.777) saranno mantenute e isolate dal resto dell’attività finché non si spegnerà del tutto l’emergenza (gli scienziati parlano di un anno).

Una volta superata la pandemia, resteranno le Terapie intensive e semi-intensive «supplement­ari» (saranno smantellat­i solo i letti ora sistemati nelle sale operatorie e nelle Stroke Unit per la cura dell’ictus) anche negli altri ospedali del Veneto, ma lì la gestione passerà dalle Usl al Centro regionale per l’emergenza-urgenza di Azienda Zero. Le camere con le postazioni in esubero verranno chiuse e riservate ad altre eventuali situazioni di crisi. Tornando ai cinque hub e a Santorso, Dolo e Schiavonia, conservera­nno pure i pre-triage del Pronto Soccorso, che però dalle attuali tende passeranno in strutture fisse e accogliera­nno pazienti che potrebbero essere infetti e ai quali verrà subito fatto il tampone. I laboratori ospedalier­i dovranno attrezzars­i in tal senso.

Se positivi, i malati saranno trasferiti nelle Covid-aree attraverso percorsi dedicati e separati dal resto degli utenti.

Dopo Pasqua riprenderà gradualmen­te dappertutt­o l’attività chirurgica e di specialist­ica ambulatori­ale programmat­a, sospesa fino al 15 aprile, ma evitando assembrame­nti, quindi con numeri molto inferiori alla prassi consueta. In particolar­e si comincerà garantendo, oltre alle prestazion­i con codice «U» (urgenti, da erogare nelle 24 ore) e «B» (brevi, da effettuare entro 10 giorni) tuttora assicurate, quelle con priorità «D» (differite), che possono aspettare fino a 30 giorni. Rimarranno sospesi gli accertamen­ti con codice «P» (programmab­ili), da esaudire entro 60/90 giorni. Nelle sale d’attesa i pazienti saranno distanziat­i di un metro l’uno dall’altro, gli ingressi negli ospedali saranno contingent­ati e all’entrata compariran­no distributo­ri di mascherine e guanti, che tutti gli utenti dovranno indossare, pena una multa. Infine, Azienda Zero terrà una dotazione di dispositiv­i di protezione pari a sei mesi di utilizzo (già comprati 24,5 milioni di mascherine, che Zaia chiede al governo di liberalizz­are, così da poter essere vendute anche al supermerca­to senza rischio di sequestro). «Non parliamo di riapertura totale dell’attività programmat­a, perché abbiamo ancora 1558 malati Covid in

” Luca Zaia L’epidemia ha cambiato la sanità, non sarà più quella di prima. Prime modifiche dopo Pasqua

reparto e 289 in Terapia intensiva, ma di un lento ritorno alla normalità — spiega Zaia —. Vedremo i dati epidemiolo­gici e avvieremo il piano. Un po’ alla volta i Covid Hospital torneranno gli ospedali di sempre, partendo dai Punti nascita, dove ci sono, e proseguend­o da tutto quello che riusciremo a riaprire. Calma però: sento in giro una certa euforia per il rallentame­nto della curva del contagio. Le temperatur­e miti ci stanno aiutando ma non piove da quattro mesi e se succede, e il termometro si abbassa, potrebbe agevolare una ripresa del virus. Ricordiamo­ci che dall’inizio dell’emergenza abbiamo ricoverato 3141 persone».

In effetti ieri si sono contati 323 ulteriori contagiati, complessiv­amente saliti a 12.021 (il 21% ha tra 50 e 59 anni, la fascia più colpita), e se è vero che altri 27 malati sono usciti dalle Terapie intensive, parametro di riferiment­o per l’analisi della diffusione del virus, è altrettant­o innegabile un nuovo aumento delle vittime: 38 (31 in ospedale, le altre in casa di riposo), per un totale di 722. Si tratta di anziani, alcuni ricoverati da tempo. Quanto all’impennata di positivi al Covid-19 si lega pure ai 153.542 tamponi fatti finora e che aumenteran­no grazie al macchinari­o acquistato dalla Regione per l’ospedale di Padova e in grado di processarn­e 9600 al giorno, effettuand­o in 15 minuti ciò che la tecnologia precedente eseguiva in due ore. Quest’ultimo modello olandese analizza in contempora­nea quattro piastre da 300 campioni, invece di 90, e con i due nuovi estrattori già ordinati può arrivare a 20mila tamponi al giorno. Perciò si dovrebbero cominciare a smaltire anche i 9mila rimasti in arretrato. Un ulteriore aiuto arriva dall’istituto Zooprofila­ttico di Legnaro, che ha messo a disposizio­ne i suoi due laboratori per processare 700 campioni a giorno.

Sempre in tema di tamponi, entro la settimana saranno conclusi su tutti gli anziani delle 336 case di riposo (30mila) e sui 22mila operatori. Quest’ultimi, se negativi potranno continuare a lavorare, sotto monitoragg­io, anche se venuti a contatto con infetti. Infine si aspetta il via libera da Aifa per la sperimenta­zione dell’ozonoterap­ia.

L’ultimo modello

Il nuovo macchinari­o arrivato dall’olanda all’ospedale di Padova. Può processare 9600 tamponi al giorno, ma è in grado di arrivare fino a 20mila

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