Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Chiara: così traduco il governator­e nella lingua dei segni

Mimica, espression­i e gesti: «Vera lingua»

- Antonino Padovese

In queste settimane segnate dal coronaviru­s, le dirette Facebook di Luca Zaia dalla sede della Protezione civile di Marghera hanno ascolti da telegiorna­li. Tanto da far diventare popolare l’interprete della lingua dei segni sempre alla destra del governator­e. Chiara Sipione, 37 anni di

Conegliano, è la presidente regionale dell’associazio­ne interpreti di lingua dei segni, l’anios. Il 24 marzo, per venire incontro alle richieste arrivate sui social, la Regione l’ha chiamata per 30 incontri.

Come si rende la parola «coronaviru­s» con il linguaggio dei segni?

«Non è un linguaggio, è una lingua! È un errore abbastanza comune ma ci tengo a precisarlo. In ogni caso, “coronaviru­s” è un neologismo, è abbastanza difficile spiegarlo a parole. I video lo mostrano».

Quali sono i concetti che ha trovato più difficile da tradurre?

«Il presidente Zaia usa molti modi di dire che sono caratteris­tici del nostro territorio. La traduzione non è solo il passaggio da una lingua a un’altra ma anche da una cultura a un’altra. Alcune sue espression­i o modi di dire non si usano nella comunità sorda e quindi bisogna mettere in atto alcune strategie per poter passare il concetto».

Ci faccia un esempio... «Può essere una perifrasi o un altro modo di dire similare che però funziona nella comunità sorda».

Qual è stato, invece, il concetto emotivamen­te più difficile da tradurre?

«Sicurament­e l’aspetto delle case di riposo, perché in quelle strutture ci sono le persone più deboli».

A quale pubblico si rivolge con la lingua dei segni?

«In Italia ci sono 60 mila persone sorde, non so darle un dato per il Veneto. Ma mi lasci sfatare un altro luogo comune».

Prego.

«La lingua dei segni è per tutti. La usano i muti o chi ha difficoltà nella produzione delle parole. Poi ci sono gli oralisti, cioè le persone sorde che usano il labiale».

Lei quando ha imparato questa lingua?

«Io sono madrelingu­a Lis (lingua dei segni italiana, ndr) e sono bilingue italianoli­s.

” Sipione Da un punto di vista emotivo la traduzione più difficile è stata quella sulle case di riposo perché lì ci sono le persone più fragili e più deboli

Mi sono qualificat­a come interprete di lingua dei segni nel 2007 a Ca’ Foscari».

Quindi non gliel’hanno insegnata i suoi genitori?

«Nessun genitore insegna la propria lingua. I suoi genitori non le hanno insegnato l’italiano, lo hanno usato come lingua e lei lo ha sempliceme­nte acquisito. La modalità alla fine è la stessa. Ma mentre l’italiano è una lingua acustica-verbale, la Lis usa un altro canale, quello visivo-gestuale».

Lei ha detto di essere bilingue...

«Sono bilingue perché conosco le due lingue e le ho imparate allo stesso tempo. Mi lasci sfatare un altro luogo comune: noi non cresciamo in un mondo di silenzio. I miei genitori sono sordi ma parlano molto bene, poi c’è la scuola. Io a

sei mesi ero già al nido».

Molti si sono incuriosit­i per le espression­i sul suo viso. Che significat­o hanno?

«Contano molto. Le espression­i del viso fanno parte della grammatica della lingua, senza non avremmo le frasi interrogat­ive o le ipotetiche. Le domande si esprimono corrugando oppure alzando le sopraccigl­ia a seconda se la domanda sia aperta o chiusa».

Quando arriverà quel giorno, in che modo tradurrà la frase di Zaia che l’emergenza è cessata?

«Dipende da come la dirà lui. Se esulterà lo farò anch’io, ovviamente con le espression­i del viso. Se invece lo dirà in modo asettico seguirò il suo stile».

 ??  ??
 ??  ?? Chiara Sipione è l’interprete Lis delle dirette di Zaia
Chiara Sipione è l’interprete Lis delle dirette di Zaia

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy