Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il giallo di Bouchra e Sanae ripescate mano nella mano dopo una notte sul battello A dare l’allarme il personale Actv, le sorelle trovate annegate
Le loro mani erano ancora unite, chiuse in un’ultima stretta. I loro occhi, invece, spenti per sempre. Sanae e Bouchra sono state ritrovate dopo oltre due ore di ricerche tra le acque della laguna di Venezia, i loro corpi quasi abbracciati sono stati ripescati vicino alla bocca di porto del Lido, all’ombra dei cassoni del Mose. Le due sorelle, di 43 e 39 anni, erano salite a bordo dell’ultimo motobattello foraneo che, a mezzanotte e quaranta, lunedì notte lasciava Punta Sabbioni a Cavallino Treporti per poi proseguire verso il Lido e quindi Venezia. A condividere con loro la corsa notturna solo il personale di bordo di Actv, l’azienda del trasporto pubblico del Veneziano.
Sono stati proprio i marinai a lanciare l’allarme, a metà tragitto: le uniche due passeggere non c’erano più, eppure nessuno le aveva viste scendere a terra. subito sono scattate le ricerche: qualcuno puntava la torcia in acqua, altri cercavano tra i seggiolini di plastica e lì, dove fino a prima erano sedute le due donne, sono state scoperte due paia di scarpe e una bottiglia di Vecchia Romagna, svuotata per metà. La ricerca è stata immediatamente estesa con l’aiuto dei motoscafi dei carabinieri, della Capitaneria di porto e dei Vigili del fuoco; in due ore, uno dei mezzi dei pompieri ha individuato i corpi, ormai quasi in mare.
Per loro, ormai, non c’era più nulla da fare, addosso a Sanae è stato trovato un documento che ha permesso di identificarla e, di riflesso, di dare un nome anche alla sorella. Si è potuto così risalire loro residenza, un appartamento in un condominio di Marghera, dove le due donne, di origine marocchina, vivevano da quasi dieci anni: prima era arrivata la più grande, dopo qualche tempo l’aveva raggiunta la sorella. «Salutavano sul pianerottolo, sulle scale, ma a parte quello erano molto riservate - spiegano i vicini, che le conoscevano appena - Le vedevamo spesso uscire e rincasare assieme, agli stessi orari. A parte questo, non facevano mai rumore».
Le due sorelle pare lavorassero in ospedale, forse attraverso una cooperativa di ausiliari; la loro vocazione, però, le avrebbe spinte verso l’arte: Sanae, in particolare, seguiva i circuiti internazionali della pittura, dove lei stessa si definiva artista autodidatta di Marghera. Difficile seguirne le tracce on line, impossibile farlo tra le comunità locali, comprese quelle di fede musulmana: nel Veneziano ce ne sono diverse, ma nessuna sembra ricordarsi i volti o i nomi delle due sorelle. «Non le riconosciamo - ripetevano ieri i portavoce dei cittadini marocchini di Mestre e Marghera - Forse non frequentavano le famiglie di fedeli». E tra i vicini qualcuno lascia intuire che l’arrivo delle due in Italia fosse motivato da motivi religiosi. Anche per questo ieri le autorità hanno avuto molte difficoltà a rintracciare qualche conoscente o famigliare; le circostanze della loro morte, ancora da chiarire, lasciano aperta l’ipotesi di un gesto estremo, tutto da chiarialla re: le scarpe, la bottiglia, la corsa notturna così lontana da casa e dai percorsi abituali delle due sorelle; non è del tutto esclusa nemmeno una tragica fatalità, anche questa però tutta da capire.
Gli inquirenti hanno cercato nell’appartamento di Marghera qualche traccia che potesse metterli sulla strada giusta e il pubblico ministero Alessia Tavernesi, a cui spetta il coordinamento delle indagini, ha disposto un esame sui due corpi per chiarire la causa effettiva della morte. Intanto carabinieri e capitaneria hanno controllato le riprese della videosorveglianza dell’imbarcadero di Punta Sabbioni, l’ultima telecamera che ha inquadrato le due donne: nelle poche immagini Sanae e Bouchra appaiono tranquille e silenziose, salgono a bordo senza un fiato e poi spariscono nella pancia del motobattello. Il personale di bordo del mezzo di Actv ricorda di non averle riconosciute, sulle corse notturne i volti sono sempre gli stessi, specie lungo le tratte più remote dei percorsi lagunari, e le due sorelle non si erano mai viste tra i seggiolini «Guardi».
” I vicini Salutavano sul pianerottolo, sulle scale ma a parte quello erano molto riservate, le vedevamo rincasare assieme