Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Dl liquidità, mezzo milione di aziende in fila
Mauro Ferro, 58 anni, non aveva altre malattie. Mara Torruti, 72 anni, invece era anche cardiopatica Esplosione di contagi a Geriatria nell’ospedale cittadino: reparto chiuso. Case di riposo, ancora allerta
Decreto liquidità, l’allargamento alla definizione di «Pmi» a tutte le aziende sotto i 500 dipendenti si traduce con la possibilità di accesso ai fondi di 490 mila imprese venete. Inevitabile l’assalto agli istituti di credito. Il sottosegretario all’economia, Pier Paolo Baretta «ci saranno tempi stretti». L’abi: si tratta di finanziamenti di 6 anni con pre ammortamento a 18-24 mesi.
Due morti e la chiusura temporanea del Reparto geriatrico nell’ospedale del capoluogo per l’esplosione dei contagi, hanno segnato la giornata di ieri. La prima vittima è la 72enne rodigina cardiopatica Mara Torruti, deceduta verso le 7 di ieri in Geriatria, dov’era risultata positiva al tampone il giorno precedente. Ricoverata con sintomatologia respiratoria in Malattie infettive il 22 marzo era stata sottoposta a due tamponi negativi (il 22 stesso, con conseguente trasferimento in Geriatria e il 31 marzo), a quanto comunica il direttore generale (Dg) dell’usl 5 «Polesana», Antonio Compostella.
La seconda vittima è il portovirese 58enne Mauro Ferro, spirato verso le 11 in Terapia intensiva all’ospedale «Covid» di Trecenta «San Luca». «Non aveva patologie pregresse» spiega Compostella.
Si tratta, dunque, del primo decesso senza co-morbilità tra gli 11 dall’inizio dell’epidemia. I ricoverati, su 228 residenti positivi (+15 ieri), sono 42, tutti a Trecenta di cui 18 in «area Covid», 13 in Semi-intensiva respiratoria, 11 in Terapia
intensiva (tra cui 2 lombardi delle province di Bergamo e Mantova). Al «San Luca» si sommeranno i 9 pazienti positivi superstiti di Geriatria, reparto ora chiuso per sanificazione per almeno tre giorni (urgenze dirottate in Medicina a Rovigo e Adria). I 23 negativi (mancano ancora i risultati di 3 tamponi), invece, restano a Rovigo in un’area pulita. Positivo anche un infermiere, negativi i rimanenti 45 operatori (23 infermieri, 14 Oss, 9 medici). Tutti sono stati sottoposti a tampone il 31 marzo (quando si era verificato un altro contagio in Geriatria) e il 5 e 6 aprile. Tra i positivi di ieri pure un medico di Chirurgia di Rovigo, in isolamento domiciliare a Padova.
Prosegue il monitoraggio sulle Case di riposo. Situazione stabile alla «Sacra Famiglia» di Fratta Polesine con 42 positivi, 30 ospiti e 12 operatori. Resta una degente positiva a «Casa Serena» a Rovigo, dove effettuati nuovi tamponi all’«iras» tra i 202 ospiti (200 negativi, 2 in attesa) e sui 243 operatori (208 negativi, 35 in attesa). Attesi per oggi i primi risultati per gli «Istituti Polesani»
di Ficarolo, con 225 operatori e 221 pazienti.
Ieri intanto il tavolo richiesto da Cgil, Cisl e Uil in Prefettura proprio sugli ospizi. Presente anche Compostella, che ha assicurato i test sierologici rapidi. «Bisogna formare il personale delle strutture e l’usl ha garantito sostegno» ha spiegato Cristiano Pavarin (Uil).
In parallelo, infuria la polemica a suon di minacce di denunce incrociate tra il segretario regionale della Funzione pubblica della Cgil, Ivan Bernini e l’amministrazione comunale di Rosolina sulla gestione dei dipendenti del municipio, circa 35, per l’emergenza Coronavirus. A innescare la miccia è l’esponente sindacale, per il quale in municipio a Rosolina (e in un’altra decina di Comuni veneti) c’è sostanziale «inosservanza delle regole anti-contagio dopo ben sette settimane di emergenza Covid-19».
Nel Comune deltino — per Bernini — ci sarebbe poco «smart working» e «troppa presenza fisica degli impiegati negli uffici anche per operazioni non necessarie». Se il buonsenso non prevarrà, conclude Bernini, «procederemo con le denunce».
Durissima replica di Daniele Grossato, vicesindaco di Rosolina: «Ci riserviamo di querelare il sindacalista della Cgil per queste gravissime e infondate dichiarazioni».
Grossato spiega che «la giunta ha firmato una regolare ordinanza per far lavorare in sicurezza i dipendenti durante l’emergenza Covid-19. Tra personale in ferie, impiegati che ricorrono allo “smart working” e dipendenti che lavorano da soli in ufficio è tutto perfettamente a norma».
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