Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Dall’allevatore al calzolaio di paese, chi ci ha lasciato
Tanti i contagiati e vinti in meno di 10 giorni
C’è il calzolaio che dalle «scatole vuote» in bottega ci ha costruito una catena di negozi. C’è l’allevatore che della «cena delle costate» ne ha fatto una raccolta fondi per aiutare la ricerca medica. C’è il maresciallo che da un paesino della Sardegna la sua «voglia di volare» l’ha trasformata in un posto da militare dell’aeronautica alla base d’istrana. C’è la catechista ultranovantenne che da uno è riuscita a crescere almeno cinque generazioni di parrocchiani. Il Coronavirus le storie le interrompe ma non le cancella, abbandonando sui letti di battaglia delle ultime ore soprattutto gli ultraottantenni delle case di riposo, contagiati e vinti in meno di dieci giorni. Tante volte, salvo qualche acciacco della vecchiaia, senza altre patologie. Cesare Battista Barbuio ne aveva 96. «Fino ai novanta ballava in discoteca e regalava cioccolatini a chiunque» lo dipinge roccioso e tenero il figlio Fausto. Prima che nascesse, Cesare ha aperto una bottega da calzolaio a Milano. Lì ha imparato il mestiere e l’ha esportato a Portogruaro. «Da piccolo ricordo che riempiva il negozio di scatole vuote per far credere ai clienti che fosse pieno di merce». C’è riuscito. Dopo la seconda guerra mondiale ha fondato una catena di negozi di abbigliamento sportivo. «Ma è sempre rimasto semplice. Lavorava con il cervello. Con le idee giuste», racconta il figlio che ha preso in mano l’attività «e ancora adesso sento il suo fischiettio allegro in negozio». Fino a una manciata di anni fa Cesare girava ancora in bici. Il virus l’ha tradito una settimana fa alla casa di riposo Francescon. «Non abbiamo più potuto vederlo, ogni giorno ci mandavano una foto». Poi la videochiamata tanto attesa. «C’era un’operatrice completamente bardata che ci ha mostrato papà. L’ultimo saluto e non lo sapevamo. Dopo due ore è morto. Per fortuna che lì l’hanno trattato benissimo». Era molto anziano, ma non aveva altre patologie, assicurano i figli. Anche Sergio Trabucco, ottantunenne di San Giuseppe, a Treviso, era stato ricoverato pochi giorni
” Barbuio Papà è morto due ore dopo la videochiamata. C’era un’operatrice completamente bardata. Era il nostro ultimo saluto e non lo sapevamo
fa per una broncopolmonite ed è morto in poco tempo dopo la positività al tampone. Era il fratello della perpetua di Canizzano, morta per lo stesso motivo poche settimane fa.
Renzo Dussin era più giovane e il Covid 19 l’ha combattuto fino all’ultimo per un mese intero. Nei suoi 69 anni, ad Asolo, ha fatto dell’aiuto agli altri un’imperativo. Piccoli restauri, servizio alle sagre paesane, alle famiglie in difficoltà, agli asili. Anche una «cena delle costate» ripetuta ogni novembre per raccogliere fondi per la ricerca medica. Tanto che prima di morire ha aiutato il suo compagno di letto (e di Coronavirus) in difficoltà a chiamare i medici. «Amico, persona semplice e dal grande cuore» lo ricorda
I volti
Da sinistra in alto Cesare Battista Barbuio, 96 anni, il calzolaio che ha fondato una catena di negozi; Renzo Dussin, 69 anni, l’allevatore attivo nel volontariato che raccoglieva fondi per la ricerca; Francesco Erbì, il maresciallo che dalla Sardegna è diventato qui militare dell’aeronautica commosso il sindaco Mauro Migliorini. Un anno in meno il maresciallo Francesco Erbì, morto al Ca’ Foncello a due settimane dal tampone positivo. Nessun’altra malattia. Sardo d’origine, aveva realizzato il sogno di entrare nell’aeronautica ad Istrana. «Sarebbe dovuto venire qui a settembre scrive il sindaco di Gesturi, suo paese natale, Edilberto Cocco - ma purtroppo non ha vinto la battaglia contro questo maledetto virus». Carmen Pederiva l’ha persa a 88 anni. A San Pietro Barbozza, Treviso, ha cresciuto generazioni di ragazzi in patronato. «Attiva e sempre presente. Ha dedicato tutta la vita ai ragazzi» la ricorda con affetto il parroco.