Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il bonus alimentare e il welfare di comunità
WELFARE DI COMUNITÀ
L’ondata di impoverimento come effetto sociale della pandemia è cominciata già nel primo mese della chiusura. Non sappiamo quanto sarà intensa e quanto durerà. Una caduta stimata del Pil all’11% significa per il Veneto un allargamento del perimetro della disoccupazione di oltre 150.000 persone. E’ urgente un programma da far tremare i polsi per evitare che l’area delle nuove povertà diventi rovinosa.
Alcune delle misure adottate per l’emergenza possono rappresentare una chiave per ridisegnare profondamente il nostro sistema di welfare. Prendiamo il bonus della solidarietà alimentare. Una prima considerazione riguarda la sburocratizzazione. Il decreto di stanziamento con 400 milioni è del 28 marzo, l’ordinanza della protezione civile 658, con la previsione del riparto, è del 29 marzo. Ebbene, i Comuni hanno cominciato a erogare il bonus alimentare dal 6 aprile. Una catena corta della decisione che ha praticamente azzerato la burocrazia. Vogliamo confrontarla con il fatto che dopo oltre due mesi l’inps non ha ancora erogato la maggior parte della Cassa integrazione in deroga?
Un’altra considerazione riguarda l’uso del bonus. I Comuni, questa volta anche al Nord, dicono che le risorse disponibili sono state «bruciate» in pochissimo tempo. Nelle relazioni a consuntivo, già presentate, attestano che in media oltre il 70% di chi ha beneficiato dei bonus è sconosciuto ai servizi sociali. Si tratta di situazioni critiche conseguenti alla chiusura anti contagio. Con il nuovo decreto in arrivo, il governo ha pensato bene di rifinanziare la misura.
Il confronto con l’inps è impietoso per un altro motivo. La gestione comunale è, infatti, fondata sulle relazioni dirette, rafforza il tessuto comunitario. Tutto l’opposto di quel che avviene con l’erogazione del reddito di cittadinanza, disposto dall’inps, che avviene con una procedura algoritmica «verticale» via piattaforma. Il contrario di un effetto comunità. L’indicazione chiara che la pratica del bonus alimentare a burocrazia zero e a valorizzazione comunitaria ci offre consiste nell’assegnare ai Comuni un ruolo sempre più centrale nel ridisegno del welfare.
Anche la Regione Veneto promuovendo la pratica degli «empori solidali» è su questa strada, sostenendo esplicitamente la costruzione di un «welfare di comunità», anche nell’indirizzo dei nuovi piani di zona delle Usl. I fabbisogni alimentari si legano spesso al disagio abitativo e ad altre fragilità. Le donazioni agli empori hanno visto la mobilitazione di importanti gruppi della grande distribuzione e di semplici cittadini. L’esperienza mostra come queste pratiche funzionano al meglio quando valorizzano il terzo settore in una logica di coprogettazione, la sussidiarietà circolare, con l’ente pubblico e il mondo delle imprese profit. Certo, si tratta delle risposte di prima linea alle fragilità sociali che vengono avanti. Ma la forza di una comunità favorisce poi anche un percorso di ripresa.