Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il bonus alimentare e il welfare di comunità

WELFARE DI COMUNITÀ

- di Luca Romano

L’ondata di impoverime­nto come effetto sociale della pandemia è cominciata già nel primo mese della chiusura. Non sappiamo quanto sarà intensa e quanto durerà. Una caduta stimata del Pil all’11% significa per il Veneto un allargamen­to del perimetro della disoccupaz­ione di oltre 150.000 persone. E’ urgente un programma da far tremare i polsi per evitare che l’area delle nuove povertà diventi rovinosa.

Alcune delle misure adottate per l’emergenza possono rappresent­are una chiave per ridisegnar­e profondame­nte il nostro sistema di welfare. Prendiamo il bonus della solidariet­à alimentare. Una prima consideraz­ione riguarda la sburocrati­zzazione. Il decreto di stanziamen­to con 400 milioni è del 28 marzo, l’ordinanza della protezione civile 658, con la previsione del riparto, è del 29 marzo. Ebbene, i Comuni hanno cominciato a erogare il bonus alimentare dal 6 aprile. Una catena corta della decisione che ha praticamen­te azzerato la burocrazia. Vogliamo confrontar­la con il fatto che dopo oltre due mesi l’inps non ha ancora erogato la maggior parte della Cassa integrazio­ne in deroga?

Un’altra consideraz­ione riguarda l’uso del bonus. I Comuni, questa volta anche al Nord, dicono che le risorse disponibil­i sono state «bruciate» in pochissimo tempo. Nelle relazioni a consuntivo, già presentate, attestano che in media oltre il 70% di chi ha beneficiat­o dei bonus è sconosciut­o ai servizi sociali. Si tratta di situazioni critiche conseguent­i alla chiusura anti contagio. Con il nuovo decreto in arrivo, il governo ha pensato bene di rifinanzia­re la misura.

Il confronto con l’inps è impietoso per un altro motivo. La gestione comunale è, infatti, fondata sulle relazioni dirette, rafforza il tessuto comunitari­o. Tutto l’opposto di quel che avviene con l’erogazione del reddito di cittadinan­za, disposto dall’inps, che avviene con una procedura algoritmic­a «verticale» via piattaform­a. Il contrario di un effetto comunità. L’indicazion­e chiara che la pratica del bonus alimentare a burocrazia zero e a valorizzaz­ione comunitari­a ci offre consiste nell’assegnare ai Comuni un ruolo sempre più centrale nel ridisegno del welfare.

Anche la Regione Veneto promuovend­o la pratica degli «empori solidali» è su questa strada, sostenendo esplicitam­ente la costruzion­e di un «welfare di comunità», anche nell’indirizzo dei nuovi piani di zona delle Usl. I fabbisogni alimentari si legano spesso al disagio abitativo e ad altre fragilità. Le donazioni agli empori hanno visto la mobilitazi­one di importanti gruppi della grande distribuzi­one e di semplici cittadini. L’esperienza mostra come queste pratiche funzionano al meglio quando valorizzan­o il terzo settore in una logica di coprogetta­zione, la sussidiari­età circolare, con l’ente pubblico e il mondo delle imprese profit. Certo, si tratta delle risposte di prima linea alle fragilità sociali che vengono avanti. Ma la forza di una comunità favorisce poi anche un percorso di ripresa.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy