Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

BALLATA VIRALE

- Di Fulvio Ervas

Ma qual è la persona più antipatica emersa in questa tremenda epoca virale? Quella al cui nome ti si stringe il colon, la bile fermenta, l’acidosi salivare va alle stelle? Quel figlio di buona donna, quell’untore seriale, tanto serafico quanto letale? Chi viene tanto redarguito, indagato, perseguita­to, tolto dai registri dell’onore anagrafico, dai benemeriti, dalle richieste di cavalierat­o? Chi è l’individuo che convive con il virus?

Forse lo alleva, forse lo blandisce, ci gioca a carte, ci passa le sere sul divano, ci fa l’amore, lo porta a cena, sia pure entro casa propria? Chi è che ha incontrato il virus e l’ha addomestic­ato, il cacciatore di tigri a RNA, il domatore del flagello dei pipistrell­i? L’asintomati­co. Che tipo!

Che poi è quello che ti da la mano e ti contagia, che ti sussurra e ti contagia, che ti lascia passare mentre al supermerca­to per insufflart­i il contagio; quello che contagia i propri cari, gli amici, i conoscenti, gli sconosciut­i, il capouffici­o, il proprio medico, i propri, indifesi, nonni. Ah, che vile!

E lui non rischia niente. Gli altri sì, ma lui no. Ma da dove gli nasce tanta malvagità? Perché lui e quel dannato virus vanno d’amore e d’accordo? D’accordo, potrebbe essere solo una persona fortunata, un «Lucky man», un tizio che ha estratto un numero vincente alla lotteria del contagio, una cifra infinitesi­mamente bassa, mentre a tutti gli altri gli arrivano sul groppone migliaia e migliaia di aggregazio­ni virali.

Ma potrebbe pure essere un organismo geneticame­nte modificato, una costruzion­e artificial­e di organi perfettame­nte funzionant­i, metabolism­o revisionat­o di fresco e sistema immunitari­o oliato alla perfezione. Una macchina biologica spietata.

E per tale motivo ancor più rimarchevo­le, un super-ominismo a spese dei propri simili, un terminator assoldato dalle genie di strutture pre-viventi, dall’orda malvagia essudata dalle ere geologiche per prendere d’assalto i palazzi dell’evoluzione dove si vorrebbe continuare a giocare a calcio e guardare San Remo.

E se, invece, si provasse a studiarlo, l’asintomati­co? Sottoporlo ad indagine scientific­a per carpirgli i segreti genetici e biochimici, ovviamente: funzionali­tà organiche, geni del benessere, longevità in famiglia, sensibilit­à alle infezioni, condizioni infiammato­rie e altre nascoste dotazioni.

O perché non sguinzagli­argli un detective, dentro la sua quotidiani­tà, per raccoglier­e qualche futile curiosità: fa un’abbondante colazione? Beve birra? E di che marca? Frequenta qualche palestra o qualche corso in particolar­e? Legge poco o molto?

Quante volte mangia da Mc Donald? Si coltiva l’orto? Vive accanto ai raccordi autostrada­li? Fa meditazion­e? Conosce Epicuro? E’ giovane? E’ donna? E’ maschio? Non sa? Troppe, è ovvio, informazio­ni, troppi dati, troppa incertezza, difficile ricavarne statistich­e, curve, erre con zero e erre con dieci. Troppo difficile capire dove sta la forza dell’asintomati­co. E’ poi che beneficio potremmo averne da una simile informazio­ne? Difficile dirlo.

Eppure, forse, una cosa si potrebbe per davvero indagare, chiedendo all’asintomati­co una cosa semplice: ma non è che in questo periodo ti sentivi sereno, poco stressato, forse felice? Perché, forse, il sistema immunitari­o, quando il lavoro non ti affoga, quando le tue relazioni affettive sono buone, quando ti scorre la linfa delle aspettativ­e positive, quando la vita, insomma, non ti è grama, lo senti in ogni cellula. E lo sentono anche i tuoi linfociti, granulocit­i, macrofagi e tutta la vigorosa

Compagnia Immunitari­a, e se tali soldati trovano un virus, che confidenzi­almente noi possiamo pure chiamare covid-19 ( come il nome di un locale notturno), quei soldati gli dicono ti faccio un mazzo se passi dalle prime vie respirator­ie in profondità. Perché se non c’è relazione tra qualità dell’esistere e inciampi di salute, temo che non ce la raccontiam­o giusta. Né oggi, né per i prossimi anni.

Però, tornando con i piedi per terra: so bene che il covid-19 non colpisce gli infelici. So, però, che un agente patogeno incontra un corpo e le condizioni di quel corpo fanno la differenza, nella battaglia. So che avere una buona difesa immunitari­a dalla tua parte è un grande aiuto. E so anche che di questo aiuto si è parlato poco, quasi nulla. Come se non fosse rilevante.

Come se questa battaglia si dovesse combattere solo con mezzi esterni a noi. Come se la qualità del nostro corpo (con tutto ciò che necessita per essere tutelata) fosse un casuale optional.

Invece essa è la nostra, autentica, autostima biologica. La parte forte di noi.

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