Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Ripartenza e lavoro, sono saltati tutti gli schemi
CORRIERE IMPRESE Smart working, orari , distanziamenti: la ripartenza e un mondo diverso
Dall’ufficio alla fabbrica, tutti gli schemi del lavoro sono saltati: è l’era delle convivenze di fatto.
Sostiene il professor Paolo Gubitta, nell’editoriale che apre il nuovo numero di Corriere Imprese Nordest, che questa è l’era delle «convivenze di fatto». Non tra le coppie, ma in fabbrica e in ufficio.
Accade, infatti, praticamente in tutti i luoghi di lavoro, che si stia diffondendo la massiccia e indispensabile coabitazione fra soluzioni gestionali che, fino al fatidico 23 febbraio 2020, era quasi impossibile sperimentare sotto lo stesso tetto. Parliamo, a titolo di esempio, di due distinti modelli di business: quello «tradizionale», consolidatosi prima della pandemia, e quello nella sostanza imposto dalle nuove esigenze sanitarie (distanziamenti tra lavoratori, pannelli protettivi, zone comuni interdette, rotazione e limitazione nell’accesso dei clienti). O, ancora, si pensi alla coesistenza tra le prestazioni svolte alla propria postazione in ufficio e lo smart working, o lavoro da remoto, che è destinato a diventare una modalità permanente o quasi e che rimette in discussione tutta l’organizzazione del lavoro come l’avevamo conosciuta fino all’anno domini 2019.
Per tutto ciò, il numero di Corriere Imprese Nordest in edicola domani, all’interno del Corriere della Sera, reca come titolo di copertina: «Lavoro, non ti conosco». L’inchiesta principale, affidata a Sandro Mangiaterra, è rivelatrice dello sconvolgimento in atto nella cosiddetta Fase 2, dalle fabbriche ai negozi fino alle scuole: le lezioni da remoto, gli orari diversi e più flessibili, lo smart working che diventa prevalente, le pause caffè abolite, i camerini virtuali, il commercio elettronico anche per le botteghe di quartiere (che stanno segnando una rivincita sugli ipermercati), le distanze obbligate. Nulla è più come prima. Fino ai casi estremi, uno dei quali è testimoniato dal racconto in prima persona fatto per Corriere
Imprese da Gino Sultano, operaio attrezzista alla Electrolux, il colosso multinazionale degli elettrodomestici: per gli addetti alla linea di produzione, dove i tempi di costruzione dei frigoriferi sono rigidamente cronometrati, le mascherine Ffp2 - per paradosso, le migliori sotto il profilo della protezione sanitaria - diventano un tormento, perché aderiscono al viso e riducono drasticamente il ricambio d’aria, fino a provocare dei capogiri ai lavoratori.
Nella sostanza, l’intera organizzazione del lavoro va ripensata, per riuscire a coniugare produzione e sicurezza. «E anche lo smart working avverte Christian Ferrari, segretario generale della Cgil veneta - non potrà continuare per sempre in questa forma selvaggia. Va disciplinato e regolamentato».
Più in generale, si affaccia un tema assai delicato: il ritardo digitale con cui il nostro Paese sta affrontando la nuova fase, a cui un terzo delle famiglie arriva senza avere in casa un pc o un tablet (per non parlare del gap riguardante la fibra ottica). «Allora sottolinea Gianfranco Refosco, segretario generale della Cisl Veneto - è il momento di lanciare un grande patto per l’alfabetizzazione digitale di massa».