Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Città aperte, si alzano 80mila serrande

Dai ristoranti ai negozi, le categorie: con la regole del metro ce la faremo. Il governator­e: le nostre linee guida, autonomia reale

- di Martina Zambon

Serrande su, domani, per 8 attività su 10 fra quelle autorizzat­e a riaprire. Colpa delle linee guida definitive arrivate all’ultimo minuto ma le categorie festeggian­o parlando «limiti di buon senso». Variati dà atto a Zaia e Bonaccini per l’impegno mentre il governator­e dice: «Questa è autonomia reale».

Con linee guida al cardiopalm­a, a poche ore dal «liberi tutti» in agenda per domani, c’è chi dà l’ultima passata alla vetrina e chi, conti alla mano, annuncia che prima di una settimana non riaprirà i battenti. Dopo il via libera a una declinazio­ne regionale per gli anticipi delle ultime aperture, saranno otto su dieci le attività pronte a tirar su la serranda. «Secondo le nostre stime - dice Patrizio Bertin, Confcommer­cio - l’80% delle attività titolate riaprirann­o già lunedì vale a dire circa 80 mila attività». Tanti ma non tutti. A Vicenza, ieri, è andata in scena la protesta di alcuni ristorator­i che non sono in grado di riaprire.

La reazione più diffusa, però, è un gran fermento dopo il via libera, inaspettat­o, a quel «metro di misura» che fa dire a tanti «torneremo a lavorare esattament­e come prima». Cristina Giussani, Confeserce­nti, si dichiara «molto soddisfatt­a per le linee guida semplici ed efficaci». Il segretario della Cna, Matteo Ribon, si limita a un semiserio «il caos regna sovrano». Il problema è che i testi definitivi del Dl Rilancio e dell’ordinanza regionale arriverann­o solo oggi. «Una parola fa la differenza: dire un metro fra tavolo e tavolo oppure fra cliente e cliente cambia parecchio» conclude Ribon. «Lunedì riaprirann­o altre 13.755 aziende artigiane - dice Agostino Bonomo, Confartigi­anato - acconciato­ri ed estetisti e ristorator­i artigiani». Ma sono proprio i ristorator­i ad avere ancora molti dubbi. Erminio Alajmo (Fipe Confcommer­cio) non ha dubbi: «Io, e come me molti altri, non riaprirò subito perché non so ancora come comportarm­i senza testi ufficiali. Il problema principale forse ce l’hanno i bar. I banconi misurano 80 centimetri di profondità, come la mettiamo col metro d’ordinanza? E poi non si trosi vano guanti e mascherine per non parlare del plexiglas ad esempio per la cassa che da 60 euro ora ne costa anche 150. Di sicuro partiremo con tazzine usa e getta per i caffé. Diciamo che lunedì riaprirann­o i locali a gestione familiare ma per molti altri ci vorrà almeno una settimana».

Decisament­e più ottimisti acconciato­ri ed estetisti. Tiziana Chiorboli, presidente di Confartigi­anato Benessere spiega: «Ci siamo battuti e abbiamo vinto. Con le linee guida approvate per acconciato­ri ed estetisti cambia solo la sala d’attesa che sparisce. Noi disinfetti­amo da sempre strumenti, asciugaman­i e mantelline e con il metro non scende il numero dei clienti. Certo, vanno calibrati gli appuntamen­ti e arieggiati i locali non usando condiziona­tori che riciclano l’aria. Quanto ai centri estetici, non è vietato l’uso del vapore per la pulizia del viso, possono fare praticamen­te tutti i trattament­i ma l’operatore userà una mascherina Ffp2 così come i barbieri quando fanno una barba». Attenzione e prudenza ma anche tante buone pratiche già in essere, insomma. Vale anche per il mondo, tutt’altro che di nicchia, dei tatuatori. Il veneziano Roberto «Bertz» Rizzetto la spiega così: «Siamo più che pronti visto che già prima, lavorando a contatto con il sangue, si operava nella massima sicurezza. Mascherina, guanti di nitrile, braccia coperte, aghi sterili. Tutto questo per noi faceva già parte del quotidiano incluso il corso di abilitazio­ne sanitaria frequentat­o all’usl. Cambiano poche cose: niente accompagna­tore per chi si tatua, solo su appuntamen­to e, ovviamente, la mascherina anche per il cliente».

Qualche puntino sulle «i» lo mette pure Riccardo Capilant tanio, settore abbigliame­nto di Confcommer­cio: «I capi non vanno sanificati perché il cliente entra bardato con le protezioni. Bene anche la possibilit­à per il personale dell’uso del gel anziché dei guanti, pratica per altro più sicura. Siamo al lavoro con le app per prendere appuntamen­to. Le cureranno i nostri commessi». Ottimiste anche le palestre, Davide Rocco ne gestisce una a Mestre: «Siamo i primi ad andare coi piedi di piombo, non possiamo rischiare un contagio. Su 4 tapis rou

ne funzionera­nno due, arieggerem­o i locali costanteme­nte, gli ingressi saranno contingent­ati e così via. Un terzo dei clienti è anziano e non se la sente di rischiare, altrettant­i hanno difficoltà economiche, non ci saranno assembrame­nti». Per una nuotata in piscina si dovrà comunque attendere il 25 spiega Roberto Cognonato (Fin): «In molti hanno svuotato le vasche e per riempirle, trattarle e portarle a temperatur­a servirà qualche giorno così come per attrezzars­i con la cartelloni­stica e i punti con i gel igienizzan­ti. Mascherina fino a bordo vasca e poi appena si esce. Su prenotazio­ne anche il nuoto libero. Spogliatoi organizzat­i ad hoc. Meglio aspettare un giorno in più e far le cose per bene. Non possiamo rischiare il boomerang di nuovi contagi».

” Chiorboli Barbieri ed estetiste con mascherina Fp2 per radere una barba o eseguire un trattament­o con il vapore per il viso

” Alajmo Uno dei problemi sarà il consumo al banco che è profondo «solo» 80 cm. Addio a patatine e spuntini esposti

” Capitanio Basta dire che i capi in negozio vanno sanificati, il cliente entra su appuntamen­to e porterà guanti e mascherina

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