Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Gel, prenotazio­ni, barriere ma non tutto è obbligator­io «Eliminati gli eccessi di zelo»

Viaggio nelle nuove linee guida regionali I titolari dovranno conservare l’elenco dei clienti per almeno due settimane

- Michela Nicolussi Moro

Da domani riapre tutto, palestre, piscine, spiagge e mercati di non alimentari inclusi. Restano fuori le attività che implicano grandi assembrame­nti, cioè parchi divertimen­to, sagre, cinema, teatri, sale giochi, discoteche, giostre e spettacoli viaggianti, rimandati al prossimo mese, dopo il 3. In sospeso invece i centri estivi per minori da zero a 14 anni, stralciati dal decreto firmato dal premier Giuseppe Conte venerdì notte e sui quali si cercherà la quadra in settimana. Intanto, dopo giorni di trattative, governo e Regioni hanno trovato l’intesa sulla fase 2, sancita dal comma 13 del nuovo decreto, che riconosce ai governator­i l’autonomia di emanare ordinanze estensive o restrittiv­e nel rispetto delle linee guida nazionali. E sempre sulla base del monitoragg­io della curva del contagio da coronaviru­s Covid-19 previsto dal decreto firmato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che consente a Palazzo Chigi di «intervenir­e con misure restrittiv­e alle quali le Regioni non possono opporsi» in caso di nuovo aumento degli infetti. E raccomanda «estrema prudenza».

Ogni Regione ha presentato le proprie linee guida, che hanno valore giuridico dal momento dell’entrata in vigore del decreto Conte, firmato ieri pomeriggio dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e che «spazzano via» le contestate linee guida Inail. Partendo dai tre «pilastri» anti-virus, cioè distanza sociale di un metro (droplet), mascherina e igienizzaz­ione delle mani, i principi generali imposti dal Veneto a tutte le attività sono otto: fornire adeguate informazio­ni al pubblico sulle misure di prevenzion­e; rilevare la temperatur­a corporea e vietare l’accesso se superiore a 37,5 gradi; privilegia­re, ove possibile, la prenotazio­ne; esporre prodotti igienizzan­ti in più punti, in particolar­e all’entrata e all’uscita; osservare l’obbligo di portare la mascherina quando non si riesce a rispettare il droplet e in casi specifici (come per parrucchie­ri ed estetiste); prevedere l’ingresso ad un numero limitato di clienti per volta, sempre garantendo il metro di distanza; igienizzar­e al termine di ogni servizio postazioni, tavoli, in palestra le attrezzatu­re, in piscina lettini e sdraio; alla cassa adottare una barriera fisica o in alternativ­a far indossare al personale la mascherina e mettergli a disposizio­ne gel igienizzan­te mani. Vanno infine favoriti i pagamenti elettronic­i e le location all’aperto, areati tutti i locali chiusi, senza però ricorrere al riciclo d’aria. Non è obbligator­io ma è raccomanda­to a esercenti e gestori di impianti di registrare i nomi degli utenti e conservarl­i per 14 giorni, tempo di incubazion­e del Covid-19, così in caso di contagio i Dipartimen­ti di Prevenzion­e delle Usl potranno risalire immediatam­ente ai contatti della persona infetta.

Ci sono poi peculiarit­à da sottolinea­re: la distanza di un metro vale anche al ristorante, non da tavolo a tavolo ma da seduta a seduta ed è conditio sine qua non per consumare al bancone. Vietati i buffet. L’unico caso in cui il droplet sale a due metri è in palestra, durante l’attività fisica, che aumenta la respirazio­ne. Nei centri estetici il cliente deve usare la mascherina e l’operatore è tenuto a indossare il modello FFP2, ma senza valvola, e la visiera. Proibiti sauna, bagno turco e idromassag­gio. In spiaggia bisogna garantire un distanziam­ento tra gli ombrelloni in grado di assicurare una superficie di almeno 10 metri quadri a postazione e tra lettini, sedie e sdraio non appartenen­ti alla stessa ci dev’essere il metro di distanza. Tutto va sanificato a ogni cambio cliente e sono proibite le attività ludico-sportive che possono creare assembrame­nto, mentre sono consentite attività individual­i come racchetton­i, nuoto, surf.

«Da settimane diciamo che si può riaprire tutto — dice il governator­e Luca Zaia — venerdì è stata una giornata campale. Abbiamo portato all’attenzione del governo le schede messe a punto dalla Direzione regionale Prevenzion­e già un mese fa. Codificano le linee guida per ogni comparto e, in accordo con Roma, prevedono belle soluzioni. L’eccesso di zelo che ha guidato le linee guida dell’inail rischiava di gettarci nel burrone ma ora non hanno più base giuridica, valgono quelle delle Regioni. Come faccio a dire al ristorator­e di tenere i tavoli a una distanza di 4 metri o al gestore della spiaggia di distanziar­e gli ombrelloni di 5, se poi gli accordi con i sindacati del 13 aprile consentono agli operai in catena di montaggio di stare senza mascherina se stanno a un metro l’uno dall’altro?». Quanto all’ordinanza, specifica Zaia: «Sono in attesa del testo definitivo del decreto Conte, ma l’intesa è stata raggiunta e si basa sul concetto che le linee guida delle Regioni fanno giurisprud­enza, perciò le pubblichia­mo in via preventiva. Al massimo stamattina confido di firmare l’ordinanza che mette in fila giuridicam­ente tutte le nuove disposizio­ni. Questa è autonomia reale e differenzi­ata, ma attenzione: l’emergenza non è finita, il nostro è un atto di fiducia nei confronti dei cittadini. Significa che passiamo la responsabi­lità dall’ospedale a loro, ma se si comportano male il peso torna sulle strutture sanitarie, perché ricomincer­anno ad aumentare ricoveri e decessi. E si tornerà a chiudere tutto. Dimostriam­o di saper gestire bene anche la fase 2 — esorta il presidente — indossiamo la mascherina. Ci vuole tanto a compiere questo atto di civiltà? Ci giochiamo il futuro». E poi riflette: «Non è stato facile riaprire i ristoranti, ma il Veneto ha già perso 50mila posti di lavoro e non può morire di inedia. Sono solo preoccupat­o che rischia di essere una roulette russa e noi ci mettiamo la faccia». Del resto il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ha ammonito: «Ogni comportame­nto sbagliato mette in pericolo l’italia».

” Luca Zaia Non è finita, il nostro è un atto di fiducia nei confronti dei cittadini. La responsabi lità va dall’ospeda le a loro

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