Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Gel, prenotazioni, barriere ma non tutto è obbligatorio «Eliminati gli eccessi di zelo»
Viaggio nelle nuove linee guida regionali I titolari dovranno conservare l’elenco dei clienti per almeno due settimane
Da domani riapre tutto, palestre, piscine, spiagge e mercati di non alimentari inclusi. Restano fuori le attività che implicano grandi assembramenti, cioè parchi divertimento, sagre, cinema, teatri, sale giochi, discoteche, giostre e spettacoli viaggianti, rimandati al prossimo mese, dopo il 3. In sospeso invece i centri estivi per minori da zero a 14 anni, stralciati dal decreto firmato dal premier Giuseppe Conte venerdì notte e sui quali si cercherà la quadra in settimana. Intanto, dopo giorni di trattative, governo e Regioni hanno trovato l’intesa sulla fase 2, sancita dal comma 13 del nuovo decreto, che riconosce ai governatori l’autonomia di emanare ordinanze estensive o restrittive nel rispetto delle linee guida nazionali. E sempre sulla base del monitoraggio della curva del contagio da coronavirus Covid-19 previsto dal decreto firmato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che consente a Palazzo Chigi di «intervenire con misure restrittive alle quali le Regioni non possono opporsi» in caso di nuovo aumento degli infetti. E raccomanda «estrema prudenza».
Ogni Regione ha presentato le proprie linee guida, che hanno valore giuridico dal momento dell’entrata in vigore del decreto Conte, firmato ieri pomeriggio dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e che «spazzano via» le contestate linee guida Inail. Partendo dai tre «pilastri» anti-virus, cioè distanza sociale di un metro (droplet), mascherina e igienizzazione delle mani, i principi generali imposti dal Veneto a tutte le attività sono otto: fornire adeguate informazioni al pubblico sulle misure di prevenzione; rilevare la temperatura corporea e vietare l’accesso se superiore a 37,5 gradi; privilegiare, ove possibile, la prenotazione; esporre prodotti igienizzanti in più punti, in particolare all’entrata e all’uscita; osservare l’obbligo di portare la mascherina quando non si riesce a rispettare il droplet e in casi specifici (come per parrucchieri ed estetiste); prevedere l’ingresso ad un numero limitato di clienti per volta, sempre garantendo il metro di distanza; igienizzare al termine di ogni servizio postazioni, tavoli, in palestra le attrezzature, in piscina lettini e sdraio; alla cassa adottare una barriera fisica o in alternativa far indossare al personale la mascherina e mettergli a disposizione gel igienizzante mani. Vanno infine favoriti i pagamenti elettronici e le location all’aperto, areati tutti i locali chiusi, senza però ricorrere al riciclo d’aria. Non è obbligatorio ma è raccomandato a esercenti e gestori di impianti di registrare i nomi degli utenti e conservarli per 14 giorni, tempo di incubazione del Covid-19, così in caso di contagio i Dipartimenti di Prevenzione delle Usl potranno risalire immediatamente ai contatti della persona infetta.
Ci sono poi peculiarità da sottolineare: la distanza di un metro vale anche al ristorante, non da tavolo a tavolo ma da seduta a seduta ed è conditio sine qua non per consumare al bancone. Vietati i buffet. L’unico caso in cui il droplet sale a due metri è in palestra, durante l’attività fisica, che aumenta la respirazione. Nei centri estetici il cliente deve usare la mascherina e l’operatore è tenuto a indossare il modello FFP2, ma senza valvola, e la visiera. Proibiti sauna, bagno turco e idromassaggio. In spiaggia bisogna garantire un distanziamento tra gli ombrelloni in grado di assicurare una superficie di almeno 10 metri quadri a postazione e tra lettini, sedie e sdraio non appartenenti alla stessa ci dev’essere il metro di distanza. Tutto va sanificato a ogni cambio cliente e sono proibite le attività ludico-sportive che possono creare assembramento, mentre sono consentite attività individuali come racchettoni, nuoto, surf.
«Da settimane diciamo che si può riaprire tutto — dice il governatore Luca Zaia — venerdì è stata una giornata campale. Abbiamo portato all’attenzione del governo le schede messe a punto dalla Direzione regionale Prevenzione già un mese fa. Codificano le linee guida per ogni comparto e, in accordo con Roma, prevedono belle soluzioni. L’eccesso di zelo che ha guidato le linee guida dell’inail rischiava di gettarci nel burrone ma ora non hanno più base giuridica, valgono quelle delle Regioni. Come faccio a dire al ristoratore di tenere i tavoli a una distanza di 4 metri o al gestore della spiaggia di distanziare gli ombrelloni di 5, se poi gli accordi con i sindacati del 13 aprile consentono agli operai in catena di montaggio di stare senza mascherina se stanno a un metro l’uno dall’altro?». Quanto all’ordinanza, specifica Zaia: «Sono in attesa del testo definitivo del decreto Conte, ma l’intesa è stata raggiunta e si basa sul concetto che le linee guida delle Regioni fanno giurisprudenza, perciò le pubblichiamo in via preventiva. Al massimo stamattina confido di firmare l’ordinanza che mette in fila giuridicamente tutte le nuove disposizioni. Questa è autonomia reale e differenziata, ma attenzione: l’emergenza non è finita, il nostro è un atto di fiducia nei confronti dei cittadini. Significa che passiamo la responsabilità dall’ospedale a loro, ma se si comportano male il peso torna sulle strutture sanitarie, perché ricominceranno ad aumentare ricoveri e decessi. E si tornerà a chiudere tutto. Dimostriamo di saper gestire bene anche la fase 2 — esorta il presidente — indossiamo la mascherina. Ci vuole tanto a compiere questo atto di civiltà? Ci giochiamo il futuro». E poi riflette: «Non è stato facile riaprire i ristoranti, ma il Veneto ha già perso 50mila posti di lavoro e non può morire di inedia. Sono solo preoccupato che rischia di essere una roulette russa e noi ci mettiamo la faccia». Del resto il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ha ammonito: «Ogni comportamento sbagliato mette in pericolo l’italia».
” Luca Zaia Non è finita, il nostro è un atto di fiducia nei confronti dei cittadini. La responsabi lità va dall’ospeda le a loro