Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Vaporella e ultraviole­tti i preparativ­i dei negozi «È difficile, ma ripartiamo»

- Roberta Polese

«Il quadrilate­ro della moda» che in realtà è un triangolo scaleno tra via San Fermo, via Santa Lucia e via VII Febbraio, appare in mattinata l’esatto opposto del sabato del villaggio. Non c’è la frenesia della festa (ossia la riapertura) che si avvicina. L’aria che si coglie, piuttosto, è quella sospettosa di chi non è abituato a farsi stravolger­e la vita nel giro di una conferenza stampa.

Che qualcosa si muova, si vede dai dettagli: il disinfetta­nte all’entrata del Duca d’aosta, il cartello della sanificazi­one all’ozono sulle vetrine di Pavin, qualche mocio nascosto dietro al bancone delle boutique più chic. E poi nei negozi di abbigliame­nto è un tripudio di vaporelle e aspirapolv­eri, per pulire e sanificare ambienti o prodotti in vendita. Ma su questo punto fa chiarezza Confcommer­cio: «La sanificazi­one dei capi non è prevista - sottolinea Riccardo Capitanio, presidente di Federmoda Ascom Padova - ci sono regole molto chiare per l’accesso al negozio, ma non c’è nulla che riguardi la sanificazi­one dei vestiti, che peraltro è impossibil­e».

Tuttavia sono i proprietar­i dei negozi a voler dare ai clienti qualche garanzia in più. Come Lorenza e Giorgio Tindaci, dell’omonimo negozio in via Dante. «Abbiamo acquistato un dispositiv­o a tecnologia led Uvc (ultraviole­tti) in grado di azzerare qualsiasi carica batterica – spiegano –. È una specie di scanner che igienizza l’abito all’istante: sembra la spada di Star Trek. Fa un po’ ridere ma era impensabil­e spruzzare vapore a 100 gradi su tessuti delicati». Lo storico negozio di intimo La Palanca in piazza delle Erbe è alle prese con le pulizie generali: «Per il momento non consentire­mo di provare la merce, siamo certi che i nostri clienti capiranno» spiega Emanuela Benincà.

La sua famiglia è proprietar­ia del negozio da 90 anni, quelle mura hanno visto una guerra mondiale e ora la pandemia. Si può superare anche questa. «Siamo fiduciosi, ma ripartire è difficile, a breve ci sarà da pagare tutto l’arretrato» spiega Emanuela. «Vaporella, appuntamen­ti presi con anticipo, e conto sulla pazienza delle mie clienti» è la ricetta di Chiara Magro, sarta con negozio in via Gritti. «Ok alla mascherina, ma via i guanti, i tessuti vanno toccati, ho investito in gel di amuchina».

Al lavoro

I titolari fanno le prove generali ma non c’è un clima da sabato del villaggio

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