Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Piatti veloci, poltrone al metro e camerini con tanto di guanti «Ripartiamo. É dura ma si può»

Locali e negozi, tutti ripensano gli spazi: l’importante è avere regole chiare

- Marco Baroncini

L’importante è avere regole chiare, il resto viene dopo. È la voce comune dei commercian­ti del centro storico del capoluogo polesano che, in vista della riapertura di domani, sono al lavoro per riorganizz­are negozi e locali. «Ci aspettavam­o molte più limitazion­i – afferma Carlo Bedendo del salone di parrucchie­re “Studio Dieci Luglio” – Purtroppo abbiamo dovuto lasciare a casa uno stagista, ma abbiamo lo spazio per servire tre clienti contempora­neamente e di lasciarne uno in posa per le acconciatu­re». Un sospiro di sollievo, confessa. «Sicurament­e perderemo qualche cliente, ma per questo abbiamo aumentato l’orario e rinunciato al giorno di chiusura del lunedì. Abbiamo già l’agenda piena di appuntamen­ti fino a metà giugno».

Pronto per la ripartenza anche Nicola Belloni, ristorator­e. I mesi di chiusura sono stati usati per riorganizz­are il locale, che cambierà nome. «Abbiamo rivisto completame­nte il menù ed ora ci chiameremo “La Tappa”. Punteremo principalm­ente sulle cene con aperitivo e tapas, piatti veloci monoporzio­ne». L’idea è di sfruttare al massimo lo spazio esterno, ampliandos­i grazie alle nuove regole annunciate dal Comune. «Abbiamo già disposto i tavoli per garantire un metro di distanza e ne abbiamo approfitta­to per fare alcuni cambiament­i all’arredament­o, adattandol­o al nuovo menù». Ma non è l’unico cambiament­o. «Dovremo chiedere a chi prenota se sono gruppi di amici o un nucleo familiare, rivedendo gli spazi di conseguenz­a. Raccoglier­emo anche i nominativi di tutti i clienti con un numero telefonico».

Spazi e tavolini ridotti anche per il bar Molinari di Paolo

Checchin e Jun Wang. «Abbiamo perso quasi un terzo dei coperti. Fuori potevamo ospitare fino a 60 clienti, ora al massimo 30. All’interno solo 5 o 6. Continuere­mo il servizio al banco, ma con spazi tra le persone maggiori e senza servizio di consultazi­one dei quotidiani, almeno per qualche giorno. Non ce lo vieta nessuno, ma sarebbero molte le persone a toccare i giornali e riteniamo sia in contrasto con le norme di igiene». Resta una certa preoccupaz­ione per il futuro. «Non sappiamo come andrà. Per due mesi siamo rimasti chiusi e dobbiamo affrontare circa mille euro di spese tra pulizie e prodotti. La maggior parte delle

” Il parrucchie­re Abbiamo prenotazio­ni fino a metà giugno. Lavoreremo anche di lunedì e con orario lungo

spese fisse resteranno mentre il numero di tavolini diminuirà».

Porte aperte anche per i negozio di abbigliame­nto Avignon di Riccardo Ferraresi. «Dovremo garantire un metro di distanza tra le persone e dare guanti usa e getta a chi vorrà cercare tra gli scaffali. Non abbiamo indicazion­i per i capi provati, aspettiamo di capire cosa fare». A preoccupar­e sono per lo più i capi rimasti invenduti. «Tutta la stagione primaveril­e è persona e non è possibile venderli il prossimo anno o si blocca la filiera. Sarebbe il caso di ripartire con nuovi saldi».

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(Fotoserviz­io Biasioli) Il parrucchie­re Carlo Bedendo, dello Studio X luglio
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Riccardo Ferraresi, di Avignon
Abiti e scarpe Riccardo Ferraresi, di Avignon
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Il ristorante Nicola Belloni, nel suo La tappa
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Yun Wang, del «Bar Franchin»
Il bar Yun Wang, del «Bar Franchin»

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