Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Offese a Silvia Romano, se la liberta di religione non è un «diritto social»
Il Corriere del Veneto di giovedì scorso ha intitolato un articolo: «Paolo Avezzù calunnia Silvia Romano». È stato poi riportato il testo di un post che Avezzù, ex sindaco di Rovigo ed esponente di Forza Italia, ha inserito su Istagram con pesantissime critiche alla Romano ed alla sua drammatica vicenda.
È noto che non si tratta di un’iniziativa isolata, ma che vi è stata una «pletora» di neo inquisitori, che si è scatenata in «crucifige», soprattutto su Facebook, tanto che la procura della Repubblica di Milano ha aperto un procedimento penale per minacce aggravate (reato procedibile d’ufficio ). Su Facebook ho inserito anch’io un post: «Coraggiosa la scelta di Silvia di non celare la sua conversione, qualunque ne sia stata la sua motivazione». Ho aggiunto, con una punta di ironia ,anche per stemperare un po’: «Sarà perché, per quanto mi riguarda, per le religioni prendo a prestito le parole del duca di Mantova nel Rigoletto: “Questa o quella per me pari sono”. Se dovessi convertirmi lo farei a Manitou, se non altro per onorare l’olocausto di pellirossa da parte di uomini bianchi».
Ho ricevuto una sessantina di adesioni e vari commenti favorevoli: si può obiettare che sono pochi, se raffrontati ai crociati scesi in battaglia, ma la quantità non ha mai fatto la qualità. Qualcuno, per cercare di «nobilitare» (si fa per dire) le sue invettive, le ha condite con la problematica «Riscatto sì, riscatto no», questione non ancora ben chiarita. In realtà si tratta fondamentalmente di un «alibi», perché se Silvia Romano fosse partita mussulmana e tornata cattolica, vi sarebbe stato un coro di consensi e, forse, qualcuno avrebbe prospettato un miracolo. Concludo con un, a mio avviso, esemplare post, sempre su Facebook, di un personaggio che riveste un importante ruolo pubblico nella nostra provincia: «É più comprensibile una scelta religiosa da parte di una persona adulta e consapevole che l’accettazione acritica di una imposizione subita da bambini quando ancora non si è sviluppata una propria consapevolezza».