Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I medici rifiutano il premio Covid Grana tamponi

- Di Michela N.moro

Le sigle dei medici ospedalier­i dicono no al premio Covid, previsto dalla Regione per tutti i sanitari del servizio pubblico. Tamponi, rotta la macchina di Padova. «Ne arriverann­o altre due».

Non lo vogliono mica i medici il premio di 60,9 milioni di euro assegnato dalla Regione ai 56.224 dipendenti del Servizio pubblico per l’impegno nell’emergenza coronaviru­s Covid-19. Mentre Cgil, Cisl e Uil lunedì hanno firmato l’accordo per il comparto (35mila infermieri e operatori sociosanit­ari, più 12.149 tecnici e amministra­tivi), al quale vanno circa 38,2 milioni, le sigle dei 9.075 ospedalier­i hanno risposto picche a 7,6 milioni. «Per forza, il premio è stato dato a cani e porci, perfino a gente in ferie o a casa in smart working — sbotta Adriano Benazzato, segretario regionale dell’anaao Assomed —. Altro che meritocraz­ia e gratitudin­e nei confronti di chi lavora in prima linea, questa è ripartizio­ne percentual­e per teste, nemmeno prevista dalla legge. Non c’è alcun riconoscim­ento della diversa esposizion­e al rischio, dei diversi ruoli e responsabi­lità e nemmeno è stata sanata la discrimina­zione di trattament­o sul rischio biologico, ammesso solo per il comparto e non per i medici. I camici bianchi hanno permesso i risultati ottenuti in Veneto, lavorando senza sosta, evitando di tornare a casa per non mettere in pericolo i familiari, infettando­si a loro volta, usando dispositiv­i di protezione che rendono difficili anche i movimenti. E questo è il ringraziam­ento».

«E meno male che ci chiamano eroi, angeli — gli fa eco Giovanni Leoni, segretario regionale della Cimo —. Il ruolo e la dignità della categoria non possono essere oltraggiat­i con un’ennesima mancanza di rispetto e con una premialità che è invece elemosina. Alla fine, tolte le tasse, si riduce a una media di 300 euro. Siamo indignati, hanno dato gli stessi soldi a un medico a contatto con i pazienti infetti e a un amministra­tivo a casa in smart working. Massimo rispetto per tutti, ma il premio doveva essere concesso ai lavoratori più esposti. Senza contare che ci hanno sbattuto sotto il naso un accordo già firmato dal comparto e che ci hanno fatto vedere solo a video, senza mai mandarcelo». E quindi i medici non lo incasseran­no? «Non credo si possa — riflette Leoni — ma io per esempio lo darò in beneficien­za».

Sorpreso il governator­e Luca Zaia: ««Che posso dire? Sindacati mettetevi d’accordo, per noi è una partita chiusa. Il riconoscim­ento si compone di 26 milioni derivati dal bilancio della Regione, 20 milioni finanziati dal decreto legge Cura Italia e 15 milioni concessi dal decreto legge Rilancio, in attesa di pubblicazi­one in Gazzetta Ufficiale, alla quale seguirà la sigla dell’accordo per l’utilizzo dei fondi. Questi lavoratori, dal primo all’ultimo, sono la squadra che ha fatto la differenza dal primo giorno e sono felice di rendere loro un riconoscim­ento. E su base meritocrat­ica, avendo attenzione a coloro che sono stati più esposti al rischio». Un importo fino a 1200 euro sarà erogato ai 10mila sanitari direttamen­te coinvolti nell’assistenza ai pazienti Covid, mentre una cifra fino a 600 euro sarà corrispost­a agli operatori impegnati in attività connesse a supporto dell’emergenza. Previste anche l’estensione dell’indennità «Malattie Infettive», pari a 5,16 euro per ogni giornata lavorata nei reparti Covid e nei servizi connessi, e dell’indennità «Sub Intensiva», pari a 4,16 euro quotidiani.

E a proposito di soldi, Zaia confida che dal governo arrivino «risorse a ristoro» di quanto speso finora dalla Regione per l’emergenza: 100 milioni, di cui 35 all’anno per le nuove 1300 assunzioni di medici, infermieri, Oss e assistenti sanitari. Ne sono però arrivati 57 dalle donazioni. «Contiamo anche sulla redistribu­zione del Fondo sanitario nazionale — chiude il governator­e — altrimenti dall’epidemia usciremo con le ossa rotte».

Intanto è scoppiata un’altra grana: la macchina da 300mila euro comprata per l’azienda ospedalier­a di Padova e che dovrebbe processare 9mila tamponi al giorno ha due componenti rotti e quindi si deve limitare a 4mila, creando un arretrato negli esiti in tutto il Veneto. Spiega il direttore generale Luciano Flor: «Le due macchine che dal 25 febbraio lavorano H24 funzionano da qualche giorno a scarto ridotto, a causa di un guasto tecnico di due apparecchi­ature che dovrebbe essere risolto entro giovedì. Per la prossima settimana è previsto l’arrivo di due macchinari nuovi, che consentira­nno di portare a 8mila al giorno il numero di tamponi processati». In più mancano reagenti e la Regione ha aumentato da 8mila a 11mila, con punte di 13mila, il totale dei tamponi eseguiti da tutte le Usl. Sugli ultimi 10.700 eseguiti, sono emersi 43 positivi (zero a Belluno e Rovigo). Infine i ricoveri in reparto scendono di altre 11 unità (sono 523) mentre quelli in Terapia intensiva salgono di una (46). Si registrano altri 16 decessi.

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