Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Produzione e pagamenti Il crollo portato dal virus

Effetto Covid, indagine-choc di Assindustr­ia: «Al governo serve più coraggio»

- Di Alessandro Zuin

Pagamenti in ritardo per un numero triplicato di aziende, produzione e fatturati in caduta libera, l’export che non ce la fa più a compensare il crollo del mercato interno: sono i risultati dell’indagine congiuntur­ale di Assindustr­ia Padova-treviso fra 675 associati.

Un risultato che non ha precedenti, da quando le performanc­e delle nostre imprese sono misurabili in serie storiche. Come, del resto, non hanno precedente alcuno l’emergenza virus e il blocco delle attività che ne è derivato. Per le industrie dell’area centrale del Veneto, riunite sotto l’insegna di Assindustr­ia Padova-treviso, tutto questo ha comportato una caduta media della produzione del -6,3%, ma un’impresa su quattro risente di una perdita che supera il 40%.

Di più: nel primo trimestre dell’anno - quello in cui, si noti bene, per due mesi su tre si è lavorato a ritmi pressoché regolari - forti tensioni si sono abbattute sulla liquidità aziendale e sui tempi dei pagamenti, che hanno subito ritardi per il 61% delle imprese (rispetto al 20% stabile del 2019). Un crollo del 10,4% si è registrato nei fatturati derivanti dal mercato interno, con flessioni quasi doppie per le imprese più piccole. Migliore la tenuta per l’export, che ha contenuto il calo (-2,1), grazie a una domanda internazio­nale debole ma ancora presente nel primo bimestre. Gli ordinativi, infine, invertono bruscament­e la tendenza, che era stata sia pur di poco positiva nel 2019 (+0,9%) e subiscostr­iali no una netta contrazion­e del 7%, destinata ad allargarsi durante l’anno.

La prospettiv­a indicata dagli industrial­i di Padova e Treviso, infatti, è di un ulteriore e più profondo crollo di tutte le voci nel secondo trimestre: l’86% degli imprendito­ri consultati da Assindustr­ia si attende una caduta della produzione e del fatturato da qui a fine giugno, con percentual­i superiori al -20 per una metà abbondante delle aziende e al -40 per un quarto di esse. Le vendite sono stimate letteralme­nte in picchiata per l’italia, e questa volta non basteranno le esportazio­ni a riequilibr­are i conti: 7 aziende su 10, infatti, si aspettano una contrazion­e del business anche oltre confine. Ne risente, com’è ovvio, anche il misuratore di fiducia più indicativo: la metà delle imprese confermerà gli investimen­ti programmat­i ma un 30% almeno li andrà a dimezzare, per effetto del clima complessiv­o.

Fin qui i numeri, tutt’altro che incoraggia­nti anche se non certo inattesi, dell’indagine congiuntur­ale al tempo del Covid, condotta da Assindustr­ia Venetocent­ro su un campione di 675 aziende. Già l’analogo report, rilasciato la scorsa settimana dagli indudi Verona, aveva dato risultati molto simili. «Perciò avverte Maria Cristina Piovesana, presidente di Assindustr­ia - la ripartenza sarà, purtroppo, incerta e prudente».

Miracoli non ne farà, in questo senso, il Decreto Rilancio appena presentato dal governo nazionale: «È un intervento corposo e complesso (500 pagine e 250 articoli, ndr), fatto di molti interventi - è il giudizio di Piovesana - ma fin troppo frammentat­i per attenuare veramente l’effetto dello shock economico. Alle fine, sono misure difensive, pensate per aiutare il Paese a sopravvive­re, ma per il rilancio servirebbe tutt’altra spinta, quella degli investimen­ti».

Detto in due parole, gli industrial­i di Venetocent­ro chiedono al governo più coraggio nella fase di ripartenza. «Più coraggio, più vicinanza ai produttori - sottolinea il presidente vicario Massimo Finco - e, invece, meno pulsioni assistenzi­ali. Va bene lo stop dell’irap a giugno, semplice e automatico, ma la vera sfida è abolirla del tutto, quell’imposta (solo per il Veneto, parliamo di 2 miliardi di introito per l’erario, ndr). Sbloccare le opere pubbliche già finanziate - chiude Finco - e rilanciare gli investimen­ti, a cominciare da quelli del Piano Industria 4.0, è l’unica strada per evitare che, in autunno, ci ritroviamo con una vera emergenza sociale».

L’ultimo dato, sempre per capire l’aria che tira: l’occupazion­e per ora arretra di poco (-1,6%). Ma questo è il frutto del più massiccio ricorso alla cassa integrazio­ne che si ricordi.

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Al timone Maria Cristina Piovesana e Massimo Finco di Assindustr­ia

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