Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Terme bloccate, la protesta non si ferma
Zaia: le piscine possono riaprire. Gli albergatori: il Dpcm ci paralizza
C’è fretta, dicono imprenditori, commercianti e lavoratori. Perché se non ripartono gli alberghi con le piscine termali, ad Abano non riparte proprio niente. È l’amara spiegazione di ciò che sta accadendo nel bacino termale più grande d’europa. E ieri mattina, a fare rumore, una trentina di lavoratori dipendenti si è radunata in un sit in intorno alla fontana di via Pietro d’abano, nel mezzo dell’isola pedonale. «Senza l’attività degli alberghi e delle piscine restano chiusi anche ristoranti, bar e negozi che lavorano soprattutto con chi viene per le terme – fa notare Marco Bodon della Cisl –. Parliamo di seimila lavoratori, tra chi è senza lavoro e chi usufruisce degli ammortizzatori sociali. Per altro, ammortizzatori che ora sono bloccati per mancanza di fondi. Di questi sono 3.500 i dipendenti delle strutture alberghiere e 1500 gli stagionali che ora stanno tirando avanti con la Naspi». A nulla sono valse le rassicurazioni del governatore Luca Zaia che ieri nella quotidiana conferenza stampa ha detto che «le piscine, pubbliche e private, possono aprire. Non importa che ci sia acqua termale o fredda». Perché la questione sembra essere ben più complicata.
Da ordinanza regionale, le piscine possono essere già riaperte da lunedì, ma quasi tutte torneranno in attività il 25 maggio perché nel frattempo avevano svuotato le vasche e ci vuole tempo per farle tornare operative. «Per noi il discorso è più ampio – replica Marco Gottardo, presidente di Federalberghi Abano –. Ringrazio Zaia, ma noi abbiamo bisogno di protocolli specifici per le nostre attività. L’acqua termale era equiparata alla sauna (che è interdetta) nell’ultimo Dpcm, in cui invece si permette l’apertura di piscine con acqua fredda». Ma le Terme non possono essere paragonate nemmeno ad altre piscine essendo «un presidio sanitario per legge – sottolinea Massimo Caputi, presidente di Federterme –. Abbiamo varato con un team di esperti un rigido protocollo e non si capisce perché, a fronte di un rispetto dell’igiene a cui siamo obbligati dalle norme, non possiamo riaprire. Mi auguro sia solo una svista data dal momento di grande lavoro».