Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«L’autonomia? Con il virus è scoppiato uno Stato che non va»

Il filosofo che predica da decenni una riforma federalist­a accusa: «Decreti da 300 pagine e gente che aspetta la cig». «Veneto meglio della Lombardia»

- di Martina Zambon

” Massimo Cacciari, il filosofo da anni sostenitor­e riforma federalist­a: «C’è un regime burocratic­o, il virus ha fatto scoppiare uno Statoche non va. Nell’emergenza Veneto meglio della Lombardia.

Professor Massimo Cacciari, lei predica il federalism­o da sempre. Ora c’è chi vede nel braccio di ferro fra Stato e Regioni (vinto da queste ultime) un assaggio di autonomia «reale». Lo rivendica Zaia ma pure Variati. È così?

«Ma scherziamo? Siamo davanti a un casino istituzion­ale senza precedenti in cui si sono moltiplica­te le sovrapposi­zioni causando guai seri. Il Veneto se l’è cavata meglio di altri ma l’immagine che si è tratta da questo caos non è certo positiva. Del resto era inevitabil­e andasse così...»

Perché?

«Perché a non funzionare è l’intero assetto istituzion­ale. Insomma, è la macchina che è rotta. L’avrebbe potuta guidare Niki Lauda o il sottoscrit­to, sarebbe cambiato poco. L’architettu­ra istituzion­ale è peggiorata in questi anni di pseudo riforme. Basta pensare a ciò che si è fatto con le Province e le Città metropolit­ane. È mancata la riforma del Senato. La mancata istituzion­e di una Camera delle Regioni che potesse compenetra­rne i punti di vista e far risultare una politica per le autonomie che andasse in una direzione unitaria. Ma mi viene la nausea a ripeterlo ancora».

Parliamo di un peccato originale...

«Parliamo delle sciagurate vicende di questo Paese, dalla caduta del muro di Berlino a Tangentopo­li e poi avanti. I risultati sono questi: ad ogni emergenza risulterà il delirio dell’assetto burocratic­o di un Paese in cui i ministeri non hanno al loro interno le competenze necessarie e devono reclutare 450 persone. Una task force delirante dopo l’altra e tutti a gettoni di presenza».

Un quadro a tinte fosche... «Ormai siamo al regime burocratic­o. Inevitabil­e pure questo con un governo che emana decreti da 300 pagine a cui poi servono 80 decreti attuativi quando altrove lo stesso provvedime­nto è contenuto in 10 articoli. Con la differenza che qui c’è chi aspetta la cassa integrazio­ne o il bonus autonomi da tre mesi. Lo ripeto: la macchina è rotta».

Sul fronte regionale come le pare sia andata?

«Quando arriva una crisi di questo genere che ci metterà a terra non è colpa di Conte o di altri. È evidentiss­imo, palese, lampante. Poi uno se la cava meglio o ha più fortuna di altri o anche qualche competenza in più».

Parliamo di Veneto vs Lombardia?

«Certo. In Veneto un assetto sanitario più equilibrat­o ha pagato. In Lombardia sentiamo da anni Giorgetti dire “a cosa servono i medici di base?”. Così se ti ammali lì vai dritto in ospedale. Certo, ospedali d'eccellenza tutti, pubblici e privati ma in Lombardia si è destruttur­ato in modo consapevol­e la sanità sul territorio. Il modello veneto è diverso e non si sono fatti errori madornali come lo spedire i contagiati nelle Rsa. Zaia se l’è cavata, ha avuto consiglier­i credo buoni e non ha commesso l’errore madornale di cui sopra. Poi, sulle riaperture differenzi­ate è chiaro che una deliberazi­one su scala nazionale non avrebbe avuto logica, la Fase due doveva essere articolata così. È monsieur La Palisse. I governator­i hanno fatto bene».

Eppure non ci sente un assaggio di autonomia...

«Senta, l’autonomia le Regioni ce l’avranno solo dopo quella finanziari­a. Al momento le Regioni sono enti di trasferime­nto? In un riassetto istituzion­ale serio vanno stabilite con precisione le competenze abbinandol­e entrate fiscali proprie. Altrimenti è prendere la paghetta dalla mamma e avere la libertà di spendere quella».

Roma e Venezia sono divise anche dalle app di tracciamen­to. Il Veneto ne ha una che Roma non considera ma intanto «Immuni» è congelata...

«Il tema è delicato. Si deve essere certissimi del sistema perché sul fronte dei diritti siamo già al limite. Paesi con vocazioni autoritari­e spinte stanno usando la crisi per spazzare via ulteriori diritti. Vanno tracciati i contagiati, non i sani altrimenti siamo nell’incostituz­ionalità totale. Comunque dovremmo già aver iniziato a parlare di Fase 3, del casino inenarrabi­le in cui verserà il Paese in autunno. E poi magari votiamo, che sarebbe il caso».

L’emergenza sanitaria potrebbe essere l’occasione per riparlare di riforme istituzion­ali?

«E con chi? La Lega populista che non ha più nulla a che fare con la Lega d’antan. Al tema federalist­a è del tutto indifferen­te. Ci aggiunga che in Salvini cresce il sospetto nei rapporti con Zaia. Sembra abbia fatto fuori quelli vicini al governator­e. Poi, Zingaretti esiste? Dov’è? I 5S sono quasi una comica divisi fra destra e sinistra. Renzi ha presenza politica ma pesa quanto una piuma e cercherà di arrivare disperatam­ente a fine legislatur­a . In autunno i nodi verranno al pettine. Con la legge di bilancio o si avrà il coraggio di prendere decisioni drastiche o salterà tutto. E a quel punto, si salvi chi può».

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Filosofo Massimo Cacciari

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