Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
La Fase 2 in Luxottica: badge-allarme e tamponi a tutti
Badge che avvisano i lavoratori se si avvicinano troppo ai colleghi e tamponi per individuare gli asintomatici: è la Fase 2 in Luxottica.
Non è la prima volta che Luxottica si fa conoscere non solo per i suoi prodotti ma come apripista e modello di riferimento nei rapporti con i dipendenti. È stato ed è così per il welfare aziendale, che ad Agordo è stellare ed è un po’ invidiato dai lavoratori di altre aziende; ed è così per la gestione della Fase 2 dell’era Covid, che in Luxottica è permeata da quella sicurezza che solo la scienza può garantire. Premessa: all’azienda ospedaliera universitaria di Padova c’è un nuovo laboratorio Covid 19, provvisto di macchinari in grado di esaminare 40mila tamponi diagnostici al mese. È stato realizzato con il contributo iniziale di 1,5 milioni di euro della Fondazione Leonardo Del Vecchio, quella, cioè, del fondatore di Luxottica. È guidato dal noto docente di microbiologia Andrea Crisanti. Questo rapporto tra la multinazionale dell’occhialeria e l’ateneo ha di certo costituito la base per il modello di contenimento del coronavirus nelle fabbriche del gruppo. «Quando il potenziale di innovazione e conoscenze dell’università – afferma Crisanti - incontra il meglio dell’imprenditoria, si aprono opportunità inaspettate e di un’ampiezza tale che ci spingono a pensare che una soluzione positiva a questa crisi sia possibile».
Ma in cosa consiste il sistema introdotto in Luxottica e già operativo nelle sedi di Agordo e Sedico da 10 giorni? Anzitutto, in un nuovo «protocollo tamponi», diretto a realizzare test intelligenti. Luxottica, avvalendosi del citato laboratorio, offre gratuitamente a tutta la popolazione aziendale l’opportunità di sottoporsi - in una prima fase su base volontaria - a un tampone per la diagnosi di positività al virus. Si otterrà a breve una fotografia completa del personale Luxottica, finalizzata a isolare i positivi asintomatici. In parallelo, azienda e Università stanno mettendo a punto un sistema digitale per mappare dinamicamente il livello di esposizione al rischio di contagio dei singoli dipendenti. Lo strumento permetterà a regime di intervenire sul personale Luxottica con tamponi mirati, o «intelligenti», perché indirizzati alle situazioni più significative. È stato sviluppato un apposito algoritmo e tutto, comunque, avverrà nel rispetto della privacy. L’altro punto forte del modello è il badge di prossimità. Dotato di un sensore digitale, segnalerà ai dipendenti con un allarme sonoro il superamento della distanza minima di 1,5 metri dai colleghi, inviando in modo anonimo il dato di contatto a un database centrale. Si genererà, così, una cronologia dei contatti ravvicinati, con informazioni utili a isolare potenziali focolai. Un’altra misura rientrante nel piano è un numero verde di consulenza medica per i dipendenti e per le loro famiglie. Infine, va ricordato che l’azienda integra al 100% lo stipendio netto dei lavoratori in cassa integrazione. D’altra parte, secondo l’ad di Luxottica Francesco Milleri, c’è un’evoluzione in corso: «La responsabilità aziendale si amplia a tutelare l’intero sistema sociale ed economico di riferimento». Ma tutte queste misure sono imitabili da altre aziende? «Dipende – afferma Nicola Brancher di Femca Cisl – dalle dimensioni e dall’organizzazione dell’impresa che intende riprodurle. In generale, non è facile trovare aziende avanzate e strutturate come Luxottica. E poi qui c’è uno spirito particolare: il quadro cambia ogni giorno, ma sono tutti impegnati, a testa bassa, per risolvere i problemi di volta in volta».