Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Multe, steward e movida dimezzata
Dopo Padova e Venezia, anche Verona e Vicenza si preparano a vigilare sull’uso delle mascherine da parte dei clienti. Ma alcuni baristi: «Troppi rischi»
Stewart anti-covid VENEZIA fuori dai locali. L’idea di sparpagliare per le piazze dei bodyguard con l’incarico di vigilare sul rispetto delle distanze e sull’uso delle mascherine da parte dei clienti, sta prendendo piede da Venezia a Padova, da Verona a Vicenza.
I baristi hanno ben poca scelta, considerato che anche loro rischiano multe salate. «Vista la situazione di emergenza, dobbiamo dare il nostro contributo» li esorta Filippo Segato, segretario della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) del Veneto. In fondo, i costi non sono eccessivi: «Stando ai prezzi delle agenzie specializzate - spiega - a Padova basterebbe che ciascun gestore versasse una quota compresa tra i 30 e i 50 euro a sera, per assoldare cinque bodyguard in grado di controllare l’intera piazza dei Signori». Nei prossimi giorni l’associazione ne discuterà con i baristi della città. Anche perché l’assessore al Commercio di Padova, Antonio Bressa, è categorico: «Ho suggerito di ingaggiare gli steward o di servire solo i clienti seduti ai tavolini. Se non lo faranno, in caso di assembramenti rischiano la chiusura del locale».
A Venezia i «vigilanti» erano attivi a Campo Santa Margherita ben prima dell’emergenza Covid. «Nei prossimi giorni torneranno operativi per controllare i comportamenti dei clienti», assicura il vice-presidente dell’associazione pubblici esercizi, Paolo Friselle. E a Verona alcuni locali di Piazza Erbe stanno valutando la stessa ipotesi. «Purtroppo fatichiamo a far rispettare le distanze», ammette Maurizio Sammartano, direttore di «Casa Mazzanti
Caffè».
Infine, a Vicenza il prefetto vuole gli «angeli» anti-covid: gruppi di volontari (quindi non dei bodyguard assoldati dai gestori) che avvicinino i giovani per spiegare loro i rischi che derivano dal mancato rispetto delle norme di distanziamento sociale.
C’è però chi trova tutto questo troppo rischioso a causa delle multe previste per chi non riesce a mettere un freno all’esuberanza dei clienti. Col trascorrere dei giorni si moltiplicano i baristi che preferiscono auto-limitare l’attività. A Verona, l’osteria «alla Torre» anticipa l’orario di chiusura: «Anziché alle 2.30 smetterò di servire da bere a mezzanotte», spiega la titolare, Barbara Bertanza. A Padova il «Pier 88» chiuderà alle 17 (invece che alle 2 di notte); mentre il gestore del «Gasoline» sceglie di non alzare neppure la saracinesca «per non perderci il fegato, o magari la licenza, per colpa di qualche ragazzino che non ascolta nemmeno i suoi genitori. Siamo stanchi di essere costretti a mantenere un ordine, dove un ordine non c’è. Stanchi di dover seguire regole inventate dalle varie task force, quando neanche loro sanno veramente con cosa abbiamo a che fare». Ed è la stessa scelta che meditano anche altri gestori di locali, come Jibril de Monte del «Jibo’s» di Treviso: «Venerdì e sabato la situazione è ingestibile, non voglio rischiare una sanzione», spiega.
Diversi prefetti veneti hanno annunciato l’intenzione di intensificare i controlli delle forze dell’ordine. E puntuali
sono arrivate le prime «stangate». A Mirano i carabinieri hanno multato quindici giovani che avevano organizzato una festicciola in un parco pubblico, con tanto di musica e alcolici. Peccato che nessuno di loro stesse rispettando le distanze di sicurezza e alcuni erano anche senza mascherina. A Vicenza, invece, gli uomini dell’arma hanno controllato un disco-club, il «Cà di Dennis», nel quale si stava svolgendo un party di compleanno. A festeggiare erano nove uomini «tutti palesemente in stato di ubriachezza - spiegano i carabinieri - trovati seduti senza rispettare il distanziamento previsto nei locali pubblici». Per ciascuno di loro ora scatterà una multa salata.
Ma gli assembramenti non riguardano solo bar e club: sui social fanno discutere le foto dei traghetti di Venezia stracolmi di passeggeri.