Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
IPAB VENETE LA RIFORMA NECESSARIA
Èil momento buono per fare la riforma delle Ipab. È ferma dal 2000, legge 328 Turco, incagliata per circostanze inavvertitamente volute nel labirintico mondo delle competenze concorrenti, leggi confuse, tra Stato e Regioni. Nel clima di questo sconvolgimento epocale, dovrebbe essere una riforma bipartisan, con una forte concertazione sociale, perché va al cuore del cambio demografico e, soprattutto, ha espresso in questi mesi un altro modello veneto, certo nelle retrovie rispetto alla sanità, di indubbio valore. Il futuro delle residenze per anziani non è già scritto e, come sostiene Marco Trabucchi, non è un problema provincialistico ma mondiale. Nell’emergenza le Residenze per anziani hanno mostrato tutto il volto del dolore di decessi consumati nella solitudine del distanziamento. E anche le fragilità se esposte in modo inappropriato, come si è tragicamente verificato in Lombardia. Ma le rigorose regolazioni di qualità degli standard, la professionalità e l’impegno del personale e il sistema di valutazione hanno dimostrato di reggere una prova senza precedenti. Una delle chiavi di volta del modello veneto di assistenza residenziale per anziani appare il profilo di autonomia relativa e di interazione orizzontale con il sistema sanitario.
Esso ha evitato l’acquiescenza uniformante para ospedaliera fatta altrove. La differenza serve: ed esprime tutto il valore della dimensione comunitaria, del lato sociale della cura, del legame con il territorio. Potremmo addirittura azzardare l’opportunità di superare il dilemma che nel passato divideva i fautori della scelta tutta pubblica le aziende di servizi pubblici emiliano romagnole - o tutta privata - le Fondazioni lombarde. C’è una distorsione giuridica, un cono d’ombra, che oscura il «nemico comune» del pubblico e del privato no profit, e sono le multinazionali della sanità privata for profit. Il modello veneto potrebbe distinguersi evitando di optare per una sola formula rigida, ma di mantenere aperto il sistema delle opzioni. Le Ipab dovrebbero poter scegliere tra aziende pubbliche o fondazioni no profit, ma codificandole dentro uno schema di regole paritarie. A differenza della scuola qui la «parificazione» serve alle strutture pubbliche che oggi soffrono di oneri fiscali e assistenziali penalizzanti rispetto alle fondazioni. Nei prossimi mesi a livello nazionale si dovrà approdare al finanziamento del Fondo per la non Autosufficienza: troppe famiglie che hanno perso reddito con Covid, non ce la faranno a sostenere le rette. L’invecchiamento e la qualità della vita indirizzano verso un modello composito e flessibile dell’assistenza e della cura per le cronicità che portano alla non autosufficienza. La struttura residenziale può rappresentare il nodo della rete di servizi della medicina di territorio, il presidio H24, altro rispetto all’ospedale che non deve assolutamente diventare l’imbuto di queste patologie. Allo stesso tempo, queste Residenze si qualificano per una grande porta di scorrimento verso l’assistenza domiciliare superando l’assetto che le vede su binari separati - il social housing, i centri diurni e le strutture intermedie. E, insieme, a questa attesa riforma, un segnale altrettanto atteso. Un riconoscimento a lavoratrici e lavoratori di questo settore, così ingiustamente negletto.