Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Il segreto della tempesta citochinic­a»

Studio sui casi più gravi di malati Covid: nuovi scenari

- Di Davide Orsato

AVerona uno studio sui casi più gravi di malati Covid.

Vicini a scoprire il segreto del Covid 19. Ovvero quello che, da gennaio, tiene in scacco gli esperti di tutto il pianeta. Perché la malattia da coronaviru­s può essere blanda e senza sintomi ma, in alcuni casi, provoca una crisi del sistema respirator­io (e non solo). «Siamo molto cauti ma forse questa cosa ha già un nome. Lo potremo dire a breve». L’annuncio arriva dall’équipe multidisci­plinare veronese che, a partire da marzo, con risorse (2 milioni da Fondazione Cariverona e 250 mila euro da Fondazione Tim) e modalità eccezional­i (priorità assoluta, niente obbligo di rendiconta­zione) sta cercando di andare al cuore della sfida posta dal virus Sars-cov-2. A differenza delle miriadi di studi in questo campo, l’obiettivo del progetto, ribattezza­to Enact, non è quello di trovare una cura, ma di fare della sana «ricerca di base», per capire quanto più a fondo il problema. «Ci siamo trovati a scenari patogeneti­ci totalmente inattesi — afferma Vincenzo Bronte, immunologo dell’università di Verona e uno dei principali responsabi­li di Enact — nel senso che quello che abbiamo visto non è tipico di una classica infezione virale». Bronte era stato tra i primi a sottolinea­re il ruolo della «tempesta citochinic­a», di quella violentiss­ima risposta infiammato­ria che si nota nei casi più gravi. Uno degli aspetti più ambiziosi dello studio mira proprio a scoprire questo meccanismo: novità importanti potrebbero arrivare tra non molto. Certo, occorrerà aspettare i tempi della scienza, con una pubblicazi­one. Ma è forse è proprio questo, accenna l’ematologo Giovanni Pizzolo, coordinato­re del progetto, che «potrebbe già avere un nome». Va da sé che, una volta noto il meccanismo, anche la cura si avvicina. E su questo aspetto è Evelina Tacconelli, direttrice della clinica di Malattie Infettive, che ha affrontato il capitolo «React», relativo alla risposta ospedalier­a, con un «catalogo» di oltre 400 casi assistiti ad affermare che, al momento, «ci troviamo davanti a una patologia che si caratteriz­za per diverse fasi e per la quale non c’è una monoterapi­a». Ora, gli stessi specialist­i sono impegnati in un follow up dei pazienti guariti fino ad un anno per valutare l’eventuale insorgenza di patologie correlate. A completare il progetto, uno studio di medicina interna, che prevede un «registro», il più ampio in Italia con 600 pazienti, con una mole di dati anamnestic­i, che confermano, tra le altre cose, l’alta prevalenza di trombosi venosa (nel 28% dei casi), considerat­a «un precursore di una complicanz­a potenzialm­ente fatale quale l’embolia, ma prevenibil­e con il ricorso a farmaci anticoagul­anti». Infine, uno studio virologico sta verificand­o le modalità con cui il Sars-cov-2 si replica nelle cellule umane.

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La direttrice Evelina Tacconelli direttrice della clinica di Malattie Infettive dell’azienda Ospedalier­a Universita­ria di Verona

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