Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«O finiscono l’ospedale o torna in Qatar»
Il dono (a metà) dell’emiro non piace più alla Regione
«Ospedale chiavi in mano, o il Qatar se lo riprenda». Così l’assessore Bottacin sul caso Padova.
«Gli accordi erano chiari fin dal principio: o l’ospedale viene completato e reso funzionante oppure non ci interessa, se lo vengono a riprendere». Così l’assessore alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin è intervenuto ieri sulla vicenda dell’ospedale mobile donato dal Qatar alla Regione Veneto, confermando la ricostruzione del governatore Luca Zaia, che giovedì aveva detto: «Ci avevano promesso un ospedale “chiavi in mano”, con dentro tutte le attrezzature, mentre oggi a Schiavonia ci ritroviamo con un tendone di 5 mila metri quadrati vuoto, di cui non sappiamo che farcene». Bottacin rivendica di aver detto da subito, «con grande chiarezza», che la struttura arrivata dall’emirato non era completa, che non sarebbe servita per l’emergenza in corso e che il montaggio sarebbe finito a picco epidemico passato, «ma che sarebbe stata utile in futuro, potendo essere utilizzata nel caso in cui si ripresentasse il coronavirus in autunno ma anche se si dovessero verificare altre emergenze, non solo di carattere sanitario». E però un conto è dire che l’ospedale non sarà pronto per la fase più acuta dell’onda Covid, un altro che a «Fase 2» già abbondantemente iniziata, con le terapie intensive ormai svuotate, non ci sono letti, macchinari, arredi e neppure il pavimento: «Alcuni pezzi mancavano dall’inizio, perché l’intenzione dei qatarioti era di acquistarli qui, da aziende locali - prosegue Bottacin - per altri, come i letti, ci sono state oggettive difficoltà di reperimento, vista la domanda schizzata alle stelle; per altri ancora, come l’impianto elettrico, ci si è scontrati con le normative di sicurezza italiane, assai più restrittive che all’estero».
E dunque ora che si fa? «Abbiamo già spedito in Qatar due lettere, spiegando ciò che manca per completare i lavori. Il pavimento è stato ordinato. L’impianto elettrico ri-progettato. Fino al 23 maggio, a causa del Ramadan, l’interlocuzione è stato rallentata. Ora contiamo di avere risposta».