Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Le fragole in «nero» prima maximulta
Imprenditore stangato in Polesine. A Treviso un caso nel tessile
penali e sanzioni in due aziende venete per mancata osservanza delle regole di sicurezza, tra cui anche quelle imposte dal protocollo Covid19. La violazione più grave è stata individuata nei giorni scorsi a Porto Tolle (Rovigo). L’ispettorato del Lavoro rodigino ha scoperto che in un azienda agricola di proprietà di un polesano metà degli addetti, tutti stranieri, era occupata «in nero». I lavoratori, poi, erano tutti senza mascherine e costretti a non mantenere le distanze minime di sicurezza imposte dal contenimento del Coronavirus.
La scoperta è avvenuta durante dei controlli ad alcune aziende agricole del comune deltino in cui erano impiegati un consistente numero di addetti alla raccolta dei prodotti ortofrutticoli. Dalla verifica in una delle aziende, che si occupa di raccolta fragole, è emerso che dei 32 lavoratori impiegati, tutti marocchini, ben 16 erano «in nero» ed uno di loro clandestino. Per questo gli ispettori del Lavoro provvederanno ad applicare al titolare dell’azienda una maxisanzione da 48.000 euro, oltre al recupero dei contributi previdenziali evasi. La pratica è stata sottoposta alla Prefettura di Rovigo per l’eventuale sospensione dell’attività imprenditoriale.
La situazione di irregolarità lavorativa è risultata aggravata anche dal fatto che nell’azienda non risultava rispettato il protocollo «Covid-19» per la sicurezza sul lavoro. Le prescrizioni previste dal documento quindi sono state disattese, visto che gli operai erano al lavoro senza mascherina e senza mantenere le distanze minime. Inoltre, non erano presenti postazioni per la pulizia ed igiene personale. Per questo all’imprenditore portotollese sono contestate anche le denunce penali riguardanti il protocollo Covid19. Gli ispettori del lavoro di Rovigo hanno operato assieme a militari del Nucleo ispettorato del Lavoro rodigino ed ai carabinieri della Compagnia di Adria.
Sempre sul fronte controlli, poi, il Nas dei carabinieri di Treviso ha denunciato un imprenditore cinese per aver impiegato otto connazionali in nero. L’uomo, titolare di un’azienda tessile nel Trevigiano, impiegava manodopera clandestina per realizzare i richiestissimi camici monouso da destinare agli ospedali. I militari dell’arma, coadiuvati da quelli della Compagnia di Montebelluna e dall’ulss, hanno trovato i lavoratori all’interno di locali che erano in pessime condizioni igienicosanitarie (diffusa sporcizia, vie di movimentazione ostruite ed impraticabili). Una parte dell’immobile era stata trasformata in zona abitativa e di ricovero per gli operai (stanze da letto, cucina, lavanderia) con modifiche arbitrarie dell’impianto elettrico e la rimozione di porte tagliafuoco.