Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I NOSTRI CENTO GIORNI

- Di Paolo Gubitta

Passeranno alla storia come «I 100 giorni della nuova Italia», li divideremo in due periodi e saranno una pietra miliare per la classe dirigente: sono i giorni in cui la società e l’economia italiane (e non solo) si sono piegate al passaggio del coronaviru­s. Chiameremo «I 70 giorni che hanno cambiato l’italia» il periodo compreso tra il 24 febbraio 2020, primo giorno lavorativo dopo il decreto legge n. 6 che ha avviato le misure restrittiv­e per contenere il contagio, al 3 maggio 2020, ultimo giorno di lockdown prima dell’operativit­à del Dpcm 26 aprile 2020 che ha riaperto molte fabbriche e uffici. In questo arco di tempo, abbiamo rivisto immagini e rivissuto emozioni che pensavamo di aver lasciato alle nefandezze del Novecento: lutti familiari senza il conforto dell’ultima carezza, riti funebri non celebrati, colonne di mezzi militari carichi di bare con i feretri dei morti da Covid in marcia verso luoghi dove essere cremati con dignità. Nel periodo più acuto dell’emergenza sanitaria, abbiamo riscoperto «tutto il valore dello Stato e di chi lo serve». In certi territori e in alcuni comparti (non solo quello sanitario, s’intende), le strutture pubbliche hanno funzionato in modo eccellente e in altri un po’ meno.

Nuova circolare del ministero VENEZIA della Salute alle Regioni, con le linee d’indirizzo per la stesura dei Piani di riorganizz­azione disposti dal «Decreto Rilancio», che ha stanziato 1,4 miliardi di euro per il potenziame­nto dei reparti di Terapia intensiva (+3.500 posti) e subintensi­va (+4.225 posti), oltre a 490 milioni per remunerazi­one e assunzioni di personale sanitario.

Quanto a quest’ultima voce, il Veneto riceverà 35.089.194 euro. Altri 101.544.271 arriverann­o sempre dallo Stato per i nuovi posti di Terapia intensiva (che dai 559 previsti dalle schede ospedalier­e dovranno diventare 840, come già deliberato dalla giunta Zaia), di Terapia sub-intensiva (salgono da 281 a 663), per la riorganizz­azione dei Pronto Soccorso (percorsi separati per i pazienti Covid e aree di permanenza degli utenti in attesa di diagnosi in grado di garantire i criteri di sicurezza) e per potenziare l’assistenza territoria­le. «Risulta necessaria l’implementa­zione di mezzi dedicati o dedicabili ai trasferime­nti secondari tra strutture Covid-19, alle dimissioni protette, ai trasporti interosped­alieri no Covid-19 — recita la circolare del ministero della Salute —. Pertanto, le Regioni e le Province autonome sono autorizzat­e a implementa­re i mezzi di trasporto nel servizio di emergenza territoria­le».

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I medici in prima linea Senza tregua da tre mesi

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