Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Tagliamo le tasse alle nostre imprese»

- Zambon

La prospettiv­a, preoccupan­te, sono duecentomi­la posti di lavoro persi a causa della pandemia. La direzione, secondo l’assessore regionale al Lavoro, Elena Do- nazzan, va cambiata: «Abbiamo vissuto in una bolla con gli aiuti di Stato come unica àncora. Ma a settem- bre il divieto di licenziare cadrà e gli ammortizza­tori finiranno. Per questo l’unica via è far ripartire la macchina dell’impresa. Come? Tagliando le tasse che pesano sulle aziende, a partire dal cuneo fiscale sul costo del lavoro».

Il CASTELFRAN­CO (TREVISO ) lockdown non ha bloccato, almeno non del tutto, l’attività dell’azienda di famiglia. Fraccaro Spumadoro, però, produce panettoni, colombe, focacce e merende («Tutto con lievito madre tramandato da decenni», tengono a ricordarlo). L’emergenza sanitaria è caduta proprio nel periodo pre-pasquale, quando l’azienda, fondata a Castelfran­co nel 1932, di norma aggiunge una quota di contratti stagionali ai 42 dipendenti stabili. Quest’anno, racconta Paolo Pietrobon, amministra­tore delegato di Fraccaro spa e presidente di

Fraccaro Cafè, la srl che gestisce l’elegante store nato cinque anni fa sul perimetro dell’antico spaccio aziendale, le cose sono andate diversamen­te... «Sì, abbiamo potuto lavorare durante il blocco, ma abbiamo avuto un brusco calo di ordinativi. Non abbiamo rinnovato i contratti a tempo determinat­o e abbiamo dovuto interrompe­re e ridimensio­nare la campagna pasquale. Una settimana prima di Pasqua, e non era mai successo nella nostra storia, abbiamo fatto sette giorni di cassa integrazio­ne. Purtroppo, i principali clienti al dettaglio, negozi, piccole rivendite e bar di un certo tipo, erano chiusi; solo a loro vendiamo le nostre colombe. A supermerca­ti e iper vendiamo, invece, la focaccia carta verde: questo ci ha permesso di riprendere la produzione».

Avete anticipato i soldi della cassa ai dipendenti?

«Sì, per intero».

A quanti?

«A tutti i 35 della spa, che hanno fatto una settimana». Perché questa scelta? «Com i miei cugini, Luca e Michele Fraccaro, presidente e vice dell’azienda (Luca è anche vicepresid­ente del gruppo alimentare di Assindustr­ia Venetocent­ro, ndr), abbiamo deciso che fosse giusto agire così. I dipendenti avrebbero potuto chiedere in banca, vero; vero che, con una sola settimana di stop, avrebbero avuto in busta un taglio tra il 15 e 20%. É anche vero, però, che i prestiti personali non sono stati bloccati: per un padre di famiglia perdere anche solo quella fetta di reddito avrebbe comportato difficoltà. Avendo più facilità di accesso al credito o solo più dimestiche­zza, ci è parso naturale chiedere noi alla banca e anticipare i soldi che l’inps ci restituirà».

” La ragione Anche con un taglio contenuto un padre di famiglia va in difficoltà

Li attendete ancora? La cassa a quando risale?

«Beh, dal 16 al 20 marzo... Possiamo, però, scalare la cifra dai prossimi contributi, andando a compensazi­one».

E il Fraccaro Cafè? Lo store non è rimasto chiuso, al pari di ristoranti e bar?

«Sì, e i dipendenti hanno fatto tutti cassa, di fatto da metà marzo a metà maggio».

Di quante persone parliamo?

«Trenta dipendenti»

Molti e per un periodo lungo. Per loro cosa avete fatto?

«Abbiamo anticipato la cassa anche a loro, tutti».

Azienda-famiglia non è una parola vuota...

«Molti dei nostri dipendenti, parlo della spa, sono con noi da decenni e arrivano con noi alla pensione. Qui il turnover è basso. Il cafè è più recente le regole sono le stesse...».

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Il manager Paolo Pietrobon

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