Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Pp1, nuova asta sperando nei privati la svolta possibile per il «buco nero»
La Provincia mette in vendita (per l’ennesima volta) la sua area. Le ipotesi di rilancio
Qualcosa si muove. PADOVA Dopo parecchi mesi di buio, dovuti anche all’emergenza coronavirus, sembrano finalmente riaccendersi i riflettori sul Pp1. Cioè l’ex «area d’oro» delimitata a nord da via Tommaseo e a sud da via Trieste che, prima della crisi economica scoppiata nel 2008, sarebbe dovuta diventare un esclusivo complesso di case, negozi e uffici affacciati su piazzale Boschetti (il futuro parco Tito Livio) e, soprattutto, sulla Cappella degli Scrovegni e sui Musei Civici Eremitani. Il progetto elaborato dall’archistar Boris Podrecca, ingaggiato dalle sette imprese proprietarie del terreno (poi fallite una dietro l’altra), prevedeva infatti la costruzione di due grattacieli comunicanti per una volumetria complessiva di ben centomila metri cubi, peraltro senza contare il parcheggio sotterraneo da duemila posti auto.
Ma il piano, forse un po’ troppo ambizioso anche a prescindere dalla crisi economica, sarebbe presto naufragato, facendo guadagnare al Pp1 il triste appellativo di «buco nero» tra la stazione ferroviaria e il centro storico. La buona notizia di qualche giorno fa, dopo anni di incertezze, è il ritorno in bonis della società «Progetto Pp1»: il Consorzio Stabile Pedron di Villa del Conte, tramite Antenore Investimenti srl, ha estinto la situazione debitoria ed evitato la liquidazione con la messa all’asta dei terreni. Ora ne è tornato pienamente in possesso.
Circa un anno la società fa si era accordata con il sindaco Sergio Giordani per il rilancio dell’area, peraltro prevedendo una drastica riduzione della cubatura prevista. Ma in campo, nella superficie che in origine era il gasometro comunale, c’è da sempre pure un altro protagonista. Ovvero la Provincia che, dal lontano 2009, cerca invano di «disfarsi» della porzione di sua proprietà all’interno del Pp1. Una porzione edificabile fino a 40 mila metri cubi che, nell’arco di un decennio, ha visto ridurre il proprio valore quasi del 70%, passando da 19 a sei milioni di euro. Esito, quest’ultimo, di una recente nuova perizia commissionata dal numero uno di Palazzo Santo Stefano, Fabio Bui che, proprio ieri, ha disposto la vendita all’asta del terreno in questione: «Credo sia il decimo o l’undicesimo tentativo – sorride il presidente della Provincia nonché sindaco di Loreggia – Ormai ho perso il conto. Ma spero davvero che questa sia la volta buona. Se non altro perché, date le ristrettezze in cui versa il nostro bilancio, dovute pure ai minori introiti dell’imposta provinciale di trascrizione, questi soldi ci servono come il pane».
Già, ma per farci cosa? «Il mio sogno – ribadisce Bui – è sempre quello di realizzare un grande polo scolastico con due o tre istituti superiori in zona Brusegana, in un’area che è già di nostra proprietà ma che, per essere resa edificabile, necessita di un’apposita variante urbanistica da parte del Comune. Qualche mese fa, in proposito, avevamo raggiunto un’intesa con il sindaco Giordani, ma poi non ho più sentito nessuno, forse perché il nostro progetto non piace a qualche consigliere di maggioranza che abita lì vicino (palese il riferimento al capogruppo del Pd, Gianni Berno, ndr)». Le eventuali offerte, per accaparrarsi il terreno del Pp1 ancora in mano alla Provincia, vanno presentate entro il 30 luglio prossimo. E magari si farà avanti proprio il Consorzio Stabile Pedron.
Intanto, restando in ambito immobiliare, va registrato che lo Stato, attraverso l’invimit, ha finalmente dato un valore all’ex tribunale militare di via Rinaldi, a due passi dal centro culturale San Gaetano di via Altinate: tre milioni e 400 mila euro. Dalla possibile vendita, Palazzo Moroni incasserà il 15% (circa mezzo milione di euro).