Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Cattolica, diktat Ivass: «In 4 mesi fate l’aumento da 500 milioni»
Dura lettera di fronte alla caduta della solvibilità. E l’ex Ad Minali fa causa e si dimette dal cda
Cattolica, l’ivass impone di fare entro settembre l’aumento di capitale da 500 milioni. Il segnale d’allarme che cambia improvvisamente il quadro sullo stato di salute e le priorità della compagnia assicurativa veronese è esploso all’improvviso ieri pomeriggio. Quando l’agenzia Ansa diffonde i dettagli della lettera, definita dura, datata 27 maggio, con cui l’autorità di vigilanza assicurativa chiede di realizzare «entro il 30 settembre» l’operazione per cui il cda ha chiesto una delega all’assemblea del 27 giugno. Da realizzare entro cinque anni, anche in più tranche, come l’aveva spiegata la società, una sorta di soluzione da tenere nel cassetto, un po’ per mettersi al sicuro dai rischi legati al Covid e per «cogliere operazioni di mercato».
Lettura spazzata via dalla lettera fatta filtrare ieri, che ha chiesto «tempestivi interventi di patrimonializzazione» di fronte al «deterioramento delle condizioni di solvibilità», ovvero della disponibilità di capitale per far fronte ai rischi aumentati degli investimenti, indotti dalla crisi Covid. L’allarme riguarda sia le società assicurative Bcc Vita e Vera Vita, che Cattolica ha con i gruppi bancari Iccrea e Banco Bpm per vender le assicurazioni in banca e di cui detiene il 70% e 65%, che la solvibilità di gruppo. In particolare per Bcc Vita e Vera Vita l’indice è sceso al 25% e al 65% (il minimo regolamentare è il 100%) il 15 magle mentre il dato consolidato è sceso dal 175% di fine 2019 al 111% dell’8 maggio, «il valore più basso dell’intero mercato assicurativo nazionale», e poi ancora al 103% il 22 maggio, «prossimo al limite regolamentare».
Un deterioramento del quadro indotto non solo dalla mancata produzione di nuove polizze per la chiusura di banche e agenzie, ma anche dalla struttura degli investimenti per 28 miliardi. Con fette intorno al 20% dei 4,8 miliardi investiti in bond con rating BBB- e non investment grade, «particolarmente esposti», scrive l’ivass, con l’attuale volatilità, ai rischi di perdita di valore legata al taglio del rating e alla salita degli spread.
Nella lettera l’ivass chiede che Cattolica trasmetta entro il 25 luglio un piano dettagliato, che comprenda tra l’altro lo sospensione del pagamento dei bonus ai dirigenti aziendali, per far fronte «al significato deterioramento della posizione di solvibilità». La lettera impone al cda di esaminare la lettera stessa e di portarla a conoscenza della società di revisione; mentre il comitato sul controllo di gestione dovrà valutare le misure che Cattolica «metterà in atto per conformarsi». La richiesta è di riportare la Solvency tra il 160 e il 180%. Azione che, conclude il documento, nelle attuali condizioni di rischio e volatilità a cui sono sottoposti gli investimenti «solo un intervento sul capitale è in grado di assicurare in breve termine».
Linea dura a cui la compagnia reagisce riunendo domani pomeriggio il cda in seduta straordinaria per discutere la lettera e prendere le adeguate misure, che saranno dettagliate in un comunicato entro lunedì mattina, prima della riapertura della Borsa. In una seduta d’inizio settimana che si annuncia già a forte rischio.
Per altro fonti vicine alla compagnia fanno notare come la delega all’aumento fosse già all’ordine del giorno dell’assemblea e come il miglioramento del mercato abbia fatto risalire il coefficiente negli ultimi giorni al 130-135%. E che per rispondere alle «misure immediatamente attuabili» chieste da Ivass sia stato già approvato un aumento da 50 milioni, a cui si aggiunge l’eventuale emissione di un prestito obbligazionario di altri 50 per Bcc Vita.
Ma è chiaro anche che il duro diktat di Ivass cambia del tutto lo scenario su Cattolica. Che dovrà mettere in campo in tempi stretti un aumento da 500 milioni arduo nelle attuagio; condizioni dei mercati finanziari depressi dalla crisi da Covid-19. Soprattutto se ad eseguirlo è una società cooperativa, oltretutto con investitori di capitale rilevanti come la Berkshire Hathaway di Warren Buffett, più o meno scontenti dopo la cacciata dell’amministratore delegato Alberto Minali. Che tra l’altro, altra notizia di ieri, si è dimesso dal cda venerdì, dopo aver depositato la causa per danni contro il ritiro delle deleghe.
L’aumento rischia cioé di riproporre la questione della trasformazione in spa, per renderne possibile l’esecuzione e il successo, che era stato uno dei temi di discussione nella fse precedente all’uscita di Minali intorno alla gara per la bancassicurazione di Ubi. E l’obbligo posto da Ivass di procedere in tempi stretti in un mercato difficile potrebbe anche suonare come una decisa spinta, non dichiarata e fatta passare per altre vie, di procedere verso la spa.
L’ordine
La vigilanza impone di eseguire entro il 30 settembre
I rischi
In ballo la caduta degli indici di Solvency di gruppo