Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il gestore vuol rinunciare al contratto, il presidente chiede fondi urgenti Affondato dal lockdown il Musme rischia di chiudere Peghin si appella ai soci
di natura economica. Malgrado i complessivi 60 mila euro che Regione, Comune e Provincia versano ogni anno nelle casse del Musme, la sostenibilità finanziaria del polo museale, realizzato all’interno del vecchio ospedale cittadino di San Francesco Grande, pare appunto sempre più in bilico. Tanto che l’attuale gestore, titolare di una società che si occupa di formazione medica e comunicazione scientifica, si è detto pronto ad alzare bandiera bianca già nelle prossime settimane. A meno che, dopo aver già stanziato un totale di 300 mila euro negli ultimi cinque anni, i soci pubblici di cui sopra non decidano di rimettere mano al portafoglio, garantendo così al Musme di «scavallare» il 2020 e ripartire con qualche certezza in più nel 2021.
Della questione, un vero e proprio fulmine a ciel sereno (se non altro perché, appena tre mesi e mezzo fa, si era festeggiato il traguardo dei 50 mila visitatori nel solo 2019), si è presto fatto carico l’ex presidente di Confindustria, Francesco Peghin, oggi a capo della Fondazione: «Vi scrivo si legge in una lettera inviata al presidente della Regione, Luca Zaia, a quello della Provincia, Fabio Bui, e al sindaco Sergio Giordani - per rappresentare la situazione di particolare difficoltà del Musme, creatasi a seguito dell’emergenza coronavirus che, a partire da marzo, ne ha completamente bloccato l’attività e quindi la possibilità di ricevere, tramite visite, eventi ed altre iniziative, quegli introiti che possano garantirne la sostenibilità economica. Il gestore - aggiunge Peghin - che finora riusciva a mantenere il conto economico in equilibrio, è sul punto di rinunciare alla gestione perché, con una decina di dipendenti a carico, da mesi non ha più entrate né la prospettiva di averne in maniera sufficiente. Infatti, se dovesse riaprire ora il mondo della scuola (il maggior bacino d’utenza), non avrebbe la possibilità di effettuare visite, l’organizzazione di eventi congressuali e formativi (il secondo bacino) sarebbe in
Bui disponibile «Non possiamo non intervenire per evitare di disperdere questo patrimonio»
stallo e, in generale, si avrebbe una scarsissima affluenza di visitatori dovuta al momento ancora critico».
Un allarme, quello di Peghin, che è stato subito raccolto dal presidente della Provincia, proprietaria peraltro dell’edificio in cui sorge il Musme: «Non possiamo non intervenire - osserva Bui - per evitare il disperdersi del patrimonio culturale e scientifico presente all’interno dell’ex ospedale di San Francesco Grande». Il futuro del Musme, par di capire, verrà deciso venerdì prossimo 5 giugno, proprio nel quinto anniversario del complesso, quando i soci pubblici si riuniranno in videoconferenza per provare a dirimere la questione.