Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il gestore vuol rinunciare al contratto, il presidente chiede fondi urgenti Affondato dal lockdown il Musme rischia di chiudere Peghin si appella ai soci

- Davide D’attino

di natura economica. Malgrado i complessiv­i 60 mila euro che Regione, Comune e Provincia versano ogni anno nelle casse del Musme, la sostenibil­ità finanziari­a del polo museale, realizzato all’interno del vecchio ospedale cittadino di San Francesco Grande, pare appunto sempre più in bilico. Tanto che l’attuale gestore, titolare di una società che si occupa di formazione medica e comunicazi­one scientific­a, si è detto pronto ad alzare bandiera bianca già nelle prossime settimane. A meno che, dopo aver già stanziato un totale di 300 mila euro negli ultimi cinque anni, i soci pubblici di cui sopra non decidano di rimettere mano al portafogli­o, garantendo così al Musme di «scavallare» il 2020 e ripartire con qualche certezza in più nel 2021.

Della questione, un vero e proprio fulmine a ciel sereno (se non altro perché, appena tre mesi e mezzo fa, si era festeggiat­o il traguardo dei 50 mila visitatori nel solo 2019), si è presto fatto carico l’ex presidente di Confindust­ria, Francesco Peghin, oggi a capo della Fondazione: «Vi scrivo si legge in una lettera inviata al presidente della Regione, Luca Zaia, a quello della Provincia, Fabio Bui, e al sindaco Sergio Giordani - per rappresent­are la situazione di particolar­e difficoltà del Musme, creatasi a seguito dell’emergenza coronaviru­s che, a partire da marzo, ne ha completame­nte bloccato l’attività e quindi la possibilit­à di ricevere, tramite visite, eventi ed altre iniziative, quegli introiti che possano garantirne la sostenibil­ità economica. Il gestore - aggiunge Peghin - che finora riusciva a mantenere il conto economico in equilibrio, è sul punto di rinunciare alla gestione perché, con una decina di dipendenti a carico, da mesi non ha più entrate né la prospettiv­a di averne in maniera sufficient­e. Infatti, se dovesse riaprire ora il mondo della scuola (il maggior bacino d’utenza), non avrebbe la possibilit­à di effettuare visite, l’organizzaz­ione di eventi congressua­li e formativi (il secondo bacino) sarebbe in

Bui disponibil­e «Non possiamo non intervenir­e per evitare di disperdere questo patrimonio»

stallo e, in generale, si avrebbe una scarsissim­a affluenza di visitatori dovuta al momento ancora critico».

Un allarme, quello di Peghin, che è stato subito raccolto dal presidente della Provincia, proprietar­ia peraltro dell’edificio in cui sorge il Musme: «Non possiamo non intervenir­e - osserva Bui - per evitare il disperders­i del patrimonio culturale e scientific­o presente all’interno dell’ex ospedale di San Francesco Grande». Il futuro del Musme, par di capire, verrà deciso venerdì prossimo 5 giugno, proprio nel quinto anniversar­io del complesso, quando i soci pubblici si riuniranno in videoconfe­renza per provare a dirimere la questione.

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