Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Autonomia, ripartiamo dopo l’emergenza»

Il ministro M5s risponde a Zaia. Lorenzoni e Cappellett­i: «Salvini non l’ha data, lo farà questo governo»

- Ma.bo.

«Il governo non ha affatto dimenticat­o l’autonomia. Terminata l’emergenza sarà possibile riprendere il cammino» assicura il ministro D’incà. In molti rilevano come l’emergenza abbia rafforzato il ruolo delle Regioni. In Veneto, Lorenzoni e Cappellett­i dicono: «Con la Lega non è mai arrivata».

«Il governo non ha affatto dimenticat­o il tema dell’autonomia che fino a prima dell’epidemia di coronaviru­s era stato affrontato con impegno grazie al lavoro del ministro Boccia. Terminata l’emergenza sarà possibile riprendere il cammino avviato e lo si farà all’interno di regole generali, come già proposto dal governo, affinché le decisioni politiche siano avvicinate ai cittadini in un quadro di solidariet­à nazionale».

Con queste parole il ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’incà rassicura il presidente della Regione Luca Zaia, che ieri, in un’intervista al Corriere del Veneto, ha chiesto al governo di riaprire il negoziato autonomist­a, fissando prima della pausa estiva una data per la ripresa del confronto tra le delegazion­i trattanti. «La prova superata del Covid dimostra che siamo sulla strada giusta» ha detto Zaia anche se in realtà proprio il modo in cui è stata affrontata la pandemia, a livello centrale e a livello locale (in tutte le Regioni, non soltanto in Veneto) imporrà ai protagonis­ti del negoziato, specie a quelli di stanza nei ministeri, di riordinare le idee prima di sedersi nuovamente al tavolo.

A Roma, infatti, non mancano le spinte centripete, come dimostrano le parole (poi rivedute e corrette) del vice segretario del Pd Andrea Orlando sulla «sanità da riportare in capo allo Stato» ma anche i disegni di legge presentati da Matteo Renzi e Roberta Pinotti del Pd che propongono da un lato l’introduzio­ne della clausola di supremazia dello Stato in caso di conflitti con le Regioni, dall’altro la «costituzio­nalizzazio­ne» della Conferenza Stato-regioni, proposta di revisione della Carta, certo, e dunque condiziona­ta dalla complessit­à del relativo iter parlamenta­re, ma che comunque dà l’idea dell’aria che tira a Palazzo.

Sempre con accezione negativa, gli oppositori della riforma ricordano la disastrosa gestione dell’epidemia da parte della Lombardia, capofila con Veneto ed Emilia Romagna della richiesta ex articolo 116, la Babele di ordinanze venutasi a creare con le chiusure prima e le riaperture poi, i velleitari propositi di alcuni presidenti di alzare barricate ai propri confini, impedendo ai cittadini delle altre Regioni di varcarli. Non esattament­e un grande spot per un’autonomia solidale.

Di contro, però, non sono mancati neppure gli esempi positivi. Del modo esemplare con cui il Veneto (ma anche l’emilia) ha affrontato il Covid si è già detto molto e non serve qui ripeterlo. Fondamenta­le, grazie alla costante mediazione del presidente emiliano Bonaccini, è stato poi il ruolo giocato dalla Conferenza Stato-regioni che come riflette l’ex sindaco di Padova Ivo Rossi, attento conoscitor­e della riforma, in questi tre mesi «ha funzionato come una sorta di seconda Camera, riportando entro binari fisiologic­i la dialettica e l’approccio spesso competitiv­o interpreta­to da alcuni presidenti». Il che peraltro ci riporta all’eterno dibattito sul bicamerali­smo perfetto che caratteriz­za la Repubblica e sull’esigenza o meno - di dar vita quanto prima al «Senato delle Regioni» (circostanz­a respinta da alcuni secondo cui proprio la «costituzio­nalizzazio­ne» della Conferenza di cui si diceva finirebbe per farle perdere agilità e rapidità decisional­e).

Ad ogni modo, la strada è stata indicata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che per il cinquantes­imo anniversar­io delle prime elezioni regionali ha detto: «Il principio di autonomia, delle Regioni e degli enti locali, è alle fondamenta della costruzion­e democratic­a, perché appartiene al campo indivisibi­le delle libertà e costituisc­e un regolatore dell’equilibrio costituzio­nale». In questo solco si muove il ministero degli Affari regionali, dove il lavoro degli uffici non si è mai interrotto e dove pure si attendono che il confronto riprenda non appena sarà passata l’emergenza sanitaria, magari con la discussion­e in parlamento dei famigerati Lep, i Livelli essenziali delle prestazion­i (che stando all’accordo quadro andranno stabiliti subito, di pari passo col decentrame­nto amministra­tivo, e non dopo 4 anni come inizialmen­te immaginato). Per questo, spiegano dal Pd, il ministro Francesco Boccia ha sempre rivendicat­o la «leale collaboraz­ione» in questi mesi di battaglia al Covid e non ha mai voluto forzare la mano con i poteri sostituiti­vi o le impugnativ­e.

«L’autonomia è un tema caro al centrosini­stra - conferma Arturo Lorenzoni, sfidante di Zaia alle prossime Regionali - lontanissi­mo dalle tendenze sovraniste manifestat­e dalla Lega e dalle destre europee. Non a caso sarà questo governo a dare le giuste risposte alle Regioni e non quello condotto da Salvini che, così come ha fatto Zaia con il referendum, ha usato l’autonomia come una clava elettorale. Bonaccini non ha fatto il referendum in Emilia, questo governo sta procedendo senza fare propaganda: a me piace questa autonomia, quella che serve ai cittadini e non ai partiti».

Critica analoga a quella di Enrico Cappellett­i, candidato dei Cinque Stelle: «Zaia e la Lega promettono l’autonomia da 30 anni. Sono stati al governo per 11. Avete visto qualcosa? Zero assoluto. Ora è finito il tempo delle chiacchier­e, se c’è un governo che può portare l’autonomia in Veneto è proprio questo e l’assenza della Lega, considerat­i i precedenti, è una garanzia».

” Non l’abbiamo dimenticat­a, a fine emergenza riprenderà il suo cammino

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Oltre due milioni di veneti, pari a oltre il 98% votarono «sì» al referendum consultivo celebrato il 22 ottobre 2017 per l’autonomia
Alle urne Oltre due milioni di veneti, pari a oltre il 98% votarono «sì» al referendum consultivo celebrato il 22 ottobre 2017 per l’autonomia

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