Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Giornali gratis su Telegram raffica di sequestri Giovane indagato
Gestiva i canali Telegram attraverso cui distribuiva ogni giorno centinaia di copie di quotidiani e settimanali senza riconoscere il diritto d’autore e senza pagare un euro chi i giornali li scrive, li distribuisce e li vende. Sono ancora in corso gli accertamenti sul giovanissimo hacker veneto indagato dalla Guardia di Finanza di Bari insieme ad un «collega» siciliano.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, era stata avviata ad aprile dopo la denuncia di Fieg (federazione degli editori) e Agcom sulla pirateria digitale di beni tutelati del diritto d’autore e ha portato al sequestro di duecento canali telegram che distribuivano copie illegalmente. Una frode che, stando alle stime della Finanza delegata agli accertamenti, causerebbe al solo settore dell’editoria danni per circa 670mila euro al giorno, 250 milioni di euro all’anno.
Ora resta da capire in nome e per conto di chi agivano i due hacker e se ci sono contatti utili a risalire ai proprietari dei siti. Tuttavia sarà difficile punire questi ultimi, visto che le indagini indirizzano già verso Dubai o la Russia, dalle quali è difficile, se non impossibile, ottenere informazioni: «Già a marzo avevamo scritto all’agcom affinché intervenisse su questo fenomeno delle copie pirata su Telegram, e l’agcom ha risposto che avrebbe avuto bisogno di più autonomia sanzionatoria per poter agire, ed è quello che abbiamo fatto con gli emendamenti al decreto Rilancio – commenta Andrea Martella, sottosegretario con delega all’editoria – il lavoro del Parlamento in questo senso è molto importante, quest’azione, unita alle inchieste della magistratura, dovrebbe fermare il fenomeno: la pirateria è un furto di democrazia e pluralismo che non possiamo tollerare». In attesa della legge, le inchieste della magistratura cercano di risalire la corrente arrivando a monte della diffusione delle copie pirata, anche se indagini spesso si rivelano molto complesse.
I due hacker sottoposti a perquisizioni domiciliari da parte della Guardia di finanza rischiano multe salate oltre alle sanzioni penali e amministrative. «La legge sul diritto d’autore - spiega la Procura di Bari - prevede la confisca degli strumenti utilizzati per l’illecita diffusione e per la fruizione di tale servizio». All’inizio l’indagine sembrava doversi arenare in un ginepraio. Per settimane gli inquirenti baresi si sono trovati alle prese con sequestri di canali ai quali seguiva l’apertura di nuovi con nomi diversi e stessi contenuti, senza possibilità, fino a questo momento, di poter identificare i responsabili. «L’applicazione – ha spiegato ieri la procura in una nota - risulta sviluppata dalla Telegram LLC con sede in Dubai, società nota per proteggere i dati e la privacy degli utenti» e, per questo, «allo stato attuale non sono identificabili gli amministratori dei singoli canali».
La svolta è arrivata con l’identificazione dei primi due gestori di canali attraverso i quali avveniva l’illecita diffusione dei file, migliaia di pdf di quotidiani, settimanali. Non solo, via Telegram sono stati distribuiti abusivamente anche romanzi, e libri universitari. E in parte questo lavoro era guidato da un giovanissimo hacker veneto