Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
RILANCIO IN TRE PASSI
Una lista di 102 iniziative come quelle previste dal Comitato Colao non fanno un «piano». Di certo non quello che finanziato dalla Ue dovrebbe nei prossimi 6-7 anni aiutare l’italia a riagganciare il trend di crescita e sviluppo, peraltro perso ben prima della pandemia da Covid-19. Né una settimana di confronti con parti sociali ed altri portatori di interesse può trasformare in «piano» il documento Colao od altri usciti dal cilindro degli Stati generali.
Non basterebbe (basterà) nemmeno un voto parlamentare in argomento come richiesto dai partiti di centrodestra. Sono troppi anni che l’italia non si esercita in un vero esercizio di programmazione democratica. Un esercizio che prevede : una prima acquisizione del consenso, tecnico, corporativo— parti sociali, istituzioni, in primis regioni, città metropolitane e comuni, ed autonomie funzionali che fanno la Repubblica - e politico, sullo stato di fatto del sistema Italia; una seconda definizione consensuale del sistema Italia che vorremmo domani; e solo a quel punto la definizione, terzo round, della lista delle azioni da formulare in sede tecnica, da sottoporre agli stakeholder e da approvare per legge.
Solo così il piano acquisirebbe la legittimazione democratica che lo renderebbe utile e indiscutibile. Per capire che questi non sono sofismi metodologici consiglio di leggere il recente libro di Umberto Cutolo «Quando nacque l’italia dei trasporti», (Marsilio, 2016) che racconta la storia dell’ultima esperienza di programmazione degna di questo nome del nostro Paese: quella che ci ha dato il primo Piano Generale dei Trasporti nel 1986. Un piano solo apparentemente settoriale. Si dirà che quell’esercizio prese più di un anno, tempo che oggi i non abbiamo per l’urgenza della ripresa post COVID-19.
Eppure se, come è stato fatto in Germania, avessimo la lungimiranza di distinguere tra provvedimenti immediati - di impronta macroeconomica, che rilanciano non importa cosa, purché aiuti PIL e l’occupazione a ricrescere - e provvedimenti di rilancio strategico, di aggancio della crescita italiana alle transizioni digitali, tecnologiche ed ambientali, ci si potrebbe finalmente concedere il lusso di un «piano» vero.
Ricordando poi che se questo «piano» deve essere finanziato dal Next generation fund europeo, la scadenza vera è la primavera 2021: la decisione circa il Next generation deve ancora passare per le forche caudine del Consiglio europeo, del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali . In un paese normale impiegheremmo questi mesi – e l’occasione «burocratica» della presentazione a Bruxelles del nostro Piano Nazionale di Riforma a settembre - per costruirci il «piano» di rilancio strategico del quale l’italia ha bisogno.
Purtroppo tra qui e la primavera 2021 la politica italiana si troverà di fronte a prove, elettorali e non solo, che difficilmente la faranno guardare al lungo periodo. Statisti capaci di tenere separate le esigenze di rilancio a breve da quelle di crescita strutturale cercansi.