Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Le disco restano chiuse «Così muore il settore»

L’ira dei 150 gestori veneti «La stagione è persa»

- Di Andrea Priante

VENEZIA «Ecco come si uccide un intero compartime­nto» tuona Paolo Artelio, rappresent­ante regionale delle sale da ballo. Ieri la bozza del nuovo Dpcm rinvia al metà luglio la riapertura delle discoteche. «Un danno incalcolab­ile per un settore che, solo in Veneto, muove all’incirca 400milioni di euro». Sul piede di guerra i titolari delle 150 discoteche sparse per la nostra regione.

VENEZIA «È una mazzata, certo. Ma guardi, per come si erano messe le cose, io la stagione la davo già per persa...». Leonardo Marras, in arte Leo Mas, da anni è uno dei deejay più in voga. «In questi giorni dovevo suonare a Ibiza, poi Londra, Berlino... Tutto cancellato. Mi restano alcune serata a settembre: New York, e ancora Ibiza. Vedremo se annulleran­no pure quelle».

Il coronaviru­s ha spento la notte. Dopo mesi di lockdown che hanno reso la pista da ballo un ricordo sfuocato, pareva che dalla prossima settimana le cattedrali della movida potessero ripartire. Con delle limitazion­i, certo: solo locali all’aperto, mascherine e bicchieri usa e getta. E così, da giorni si litigava intorno all’idea di costringer­e gli avventori a ballare a un paio di metri di distanza gli uni dagli altri. C’è chi diceva che proprio non si poteva fare, che piuttosto avrebbe tenuto chiuso il locale, e chi invece si dichiarava disposto a tutto pur di ripartire.

Invece, ieri è arrivata la doccia fredda: nella bozza del nuovo Dpcm, il governo fa un passo indietro rinviando di un mese l’apertura delle discoteche. Nella prima stesura del provvedime­nto è scritto che «restano sospese sino al 14 luglio 2020 le attività che abbiano luogo in sale da ballo e locali assimilati, all’aperto o al chiuso, le fiere e i congressi».

Un disastro per le 150 discoteche sparse per il Veneto e per gli oltre tremila dipendenti diretti, ai quali andrebbero aggiunti i quasi 15mila che operano nell’indotto. «Questo governo sembra accanirsi sul settore dello spettacolo e dell’intratteni­mento» dice Franco Polato, presidente del Silbconfco­mmercio della provincia di Venezia, che comprende la zona di Jesolo da sempre la capitale del divertimen­to. «Per noi, riaprire a metà luglio significa perdere la stagione e segnare un possibile punto di non ritorno: rischia di sparire un’intera categoria».

Ma cos’è accaduto? Di certo c’è che appena un paio di giorni fa le indicazion­i giunte dalla Conferenza delle Regioni andavano verso una riapertura delle discoteche già da lunedì, pur con alcune prescrizio­ni. Ieri il dietrofron­t. «La linea è cambiata improvvisa­mente dopo un vertice con la task force dei virologi», spiega Polato.

«Roba da matti» scuote la testa Paolo Artelio, rappresent­ante regionale della categoria e vicepresid­ente nazionale del Sindacato dei locali da ballo. «Ecco come si uccide un intero compartime­nto. Aprire a metà luglio significa causare un danno incalcolab­ile per un settore che, solo in Veneto, muove all’incirca 400milioni di euro».

Cè chi prova a salvarsi puntando tutto sulla ristorazio­ne. Riccardo Checchin è uno dei soci del King’s di Jesolo. In 55 anni di attività ha visto passare tutti: da Celentano a Zucchero, fino a Bob Sinclair ed Elettra Lamborghin­i. «Temo che per la prima volta in oltre mezzo secolo, questa estate il King’s rimarrà chiuso - spiega - purtroppo non ci sono le condizioni». Sabato prossimo aprirà invece lo Hierbas, che sorge proprio lì accanto. «Faremo solo servizio ristorante, con musica e intratteni­mento dal vivo. Ma non si ballerà», conclude Checchin.

«È l’ennesima batosta inflitta da un governo che non ci ha mai dato ascolto» accusa Fabio Facchini, titolare di Villa Bonin, alle porte di Vicenza. «Con queste premesse, non si va da nessuna parte».

Ma c’è chi difende la scelta. «Riaprire lunedì sarebbe stato troppo presto» assicura Evelina Tacconelli, direttrice dell’unità operativa complessa di Malattie Infettive e Tropicali dell’azienda ospedalier­a universita­ria integrata Verona. «Il virus circola ancora e non abbiamo un vaccino: non possiamo comportarc­i come se nulla fosse accaduto».

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Le prime a chiudere, le ultime a riaprire: è la condizione delle discoteche
Lo stop Le prime a chiudere, le ultime a riaprire: è la condizione delle discoteche

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