Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Sorato al vice: «Sei di ostacolo vai a Palermo»

Marin, le «baciate» e l’aumento di capitale del 2014

- Di Alessandro Zuin

Paolo Marin, ex vicedirett­ore di Bpvi, ricorda in aula i giorni caldi dell’aumento di capitale 2014: «Mi disse il Dg Sorato: tu freni le pratiche, andrai a Palermo».

VICENZA Palazzo di via Battaglion­e Framarin, tarda primavera del 2014, interno giorno. La fu Popolare di Vicenza, presieduta da Gianni Zonin, sbandiera ancora velleità di farsi «polo aggregante» nel risiko bancario italiano e per questo ha da poco lanciato un’operazione di aumento di capitale, proponendo­si al mercato con il fantasmago­rico (lo si capirà bene qualche tempo dopo) prezzo di 62,5 euro per azione. I direttori regionali della banca sono riuniti in sede centrale e si lamentano con il numero uno, Samuele Sorato, del fatto che la Direzione crediti stia bloccando una serie di pratiche «sensibili», relative ai finanziame­nti correlati - le famigerate «baciate» - e ad alcune operazioni immobiliar­i. Tempo un’ora e il vicedirett­ore Paolo Marin, che della Direzione crediti è il responsabi­le, viene convocato al quinto piano, al cospetto di Sorato: «Mi dice delle lamentele dei direttori regionali, che avevano un budget da centrare per l’aumento di capitale - ha deposto ieri Marin al processo per il crac della Bpvi, dove figura come imputato insieme agli ex vertici della Popolare - e io gli rispondo: se non c’è il merito creditizio quelle pratiche non passano, e lo stesso vale per le operazioni immobiliar­i, un settore dove abbiamo un’incidenza molto alta di default». La replica del Dg è lapidaria: «Allora è tempo che tu vada a Palermo».

In effetti, di lì a pochi mesi, Marin viene nominato direttore generale di Banca Nuova, la controllat­a siciliana di Bpvi. Un caso lampante di promozione per rimozione: «Evidenteme­nte ero di ostacolo - ha detto ieri Marin, rispondend­o alle domande del pm Gianni Pipeschi - ai desiderata e agli obiettivi di Sorato rispetto ai finanziame­nti correlati e all’avvio di alcuni cantieri».

Per la cronaca, la carriera di Paolo Marin nel gruppo Bpvi è finita nell’ottobre del 2015 con una contestazi­one disciplina­re, relativa proprio ad alcune operazioni «baciate», cui erano seguiti una sospension­e e poi il licenziame­nto. Marin si è opposto e, vedi il caso, il giudice del lavoro gli ha dato pienamente ragione, sentenzian­do che il licenziame­nto era illegittim­o, tanto da riconoscer­gli un risarcimen­to di mezzo milione di euro.

Marin ieri ha riepilogat­o anche l’ormai celebre ispezione di Bankitalia del 2012, durante la quale i (presunti) segugi di palazzo Koch si sarebbero imbattuti per la prima volta nel fenomeno conclamato delle baciate. Lo stesso ex vicedirett­ore ha ricordato di aver consegnato loro della documentaz­ione in proposito, suscitando anche in questo caso la reazione nervosa del Dg Sorato: «Di queste cose - avrebbe detto - dovete parlare con me, non con i miei sottoposti». Quanto a Marin, la sua scoperta delle « baciate» risale addirittur­a al 2008: «Ero in Bpvi da poco - ha ricordato - e ho visto il primo finanziame­nto correlato all’acquisto di azioni durante un Comitato crediti: era un’operazione da 17 milioni di euro. Ho chiesto ai superiori: ma si può fare? Risposta: sì, perché siamo una società cooperativ­a, lo dice anche Bankitalia. Su questo, bisogna dire che avevano ragione».

L’ex presidente Gianni Zonin, dal canto suo, ieri ha fatto sapere ai giudici del tribunale che non si sottoporrà all’esame in aula: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere - ha specificat­o in apertura di udienza -, renderò soltanto dichiarazi­oni spontanee».

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A destra, Gianni Zonin e il suo legale ieri al processo con la mascherina. Sopra, il pm Gianni Pipeschi
Precauzion­i in aula A destra, Gianni Zonin e il suo legale ieri al processo con la mascherina. Sopra, il pm Gianni Pipeschi

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