Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Fabbriche aperte in agosto»

Dal metalmecca­nico al tessile, il trend tra le imprese. Carraro: obbligo morale lavorare il più possibile

- Zambon

VENEZIA C’è chi produce il packaging per farina e riso e deve addirittur­a aumentare la forza lavoro, chi affoga fra gli ordini arretrati di pastelli e colori a cera, chi i colori li produce su scala industrial­e. Sono le aziende che stanno contrattan­do coi sindacati per tenere aperto ad agosto. Un fenomeno trasversal­e ma non residuale. Carraro (Confindust­ria) conferma e ammonisce: «Un obbligo morale lavorare quando si può». Dubbi dalla Cgil. La Cisl: «Cruciale la contrattaz­ione aziendale».

VENEZIA «Non è un obbligo tenere aperto ad agosto ma se ci sono ordini da evadere è un obbligo morale non fermare la produzione. Anche per chi non ce la fa». Enrico Carraro, a capo di Confindust­ria Veneto, conferma quel che il tam tam confindust­rial-sindacale segnala da un po’: esistono aziende, e non sono poche, che anche dopo il balzo di maggio (qualcuno l’ha chiamato «rimbalzo» degli ordini inevasi causa lockdown) si ritrova sommersa di commesse e pensa a ridurre all’osso le tradiziona­li chiusure d’agosto. Alcuni arrivano addirittur­a ad assumere per far fronte alla situazione.

Pensare che le aziende in piena ripresa afferiscan­o a settori specifici, però, sarebbe un errore. Prendiamo l’agroalimen­tare: la Cartotecni­ca Postumia di Carmignano di Brenta dovrà aumentare del 30% la forza lavoro e mettere a terra nuove linee produttive. Produce packaging per farina e riso. Chi si occupa di vino e aveva per clienti soprattutt­o locali e ristoranti, ancora in stagnazion­e, invece, più che alle ferie d’agosto pensa a come smaltire i magazzini ancora pieni. Va detto che la chiusura delle fabbriche ad agosto è una specificit­à tutta italiana e già in epoca pre Covid questo era un problema a sentire gli imprendito­ri costretti, spesso, a chiudere loro malgrado per le ferie di fornitori a monte e di trasportat­ori a valle. Una dinamica che negli ultimi anni cominciava già a mutare e che l’eccezional­e situazione data dalla crisi sanitaria ed economica potrebbe spazzar via. Chi resiste, quindi? Chi ha portafogli «lunghi», un bene prezioso detenuto da pochi fra i produttori di macchinari industrial­i o di chi lavora per stagioni, quindi moda e calzature su cui, però, si vaticina un bagno di sangue a settembre per il totale di ben due stagioni perse durante il lockdown.

Organizzaz­ioni sindacali e parte datoriale concordano su alcuni punti: il fenomeno delle aziende che lavorano a spron battuto esiste, non è residuale, si configura a macchia di leopardo ed è l’altra faccia dell’incubo per chi fa impresa, l’incertezza. Fra chi sta concordand­o di non chiudere in agosto o di limitarsi alla settimana di Ferragosto ci sono aziende come la Morocolor di Campodarse­go che produce pastelli, colori a cera e pennarelli per bambini «dal 1933» anche per un noto marchio internazio­nale e affoga fra gli ordini arretrati. A proposito di colori, se la cava bene anche la San Marco Group nel Veneziano o, nel tessile, Armani per il Vicentino.

«A inizio aprile pensavo che la ripresa sarebbe stata immediata, - ragiona Carraro - ma a distanza di qualche mese la situazione è ovviamente mutata. Certo, oggi qualche caso di aziende che avranno necessità di lavorare ad agosto per mettersi in pari con le consegne c’è. Vero è che il quadro è più complesso di così, il mercato è molto depresso quindi è giusto che ci sia dalle parti sociali una grande disponibil­ità in funzione delle necessità delle varie aziende». Sul tema interviene anche il segretario della Cisl, Gianfranco Refosco: «Penso alla Acc di Mel e all’accordo per gestire in maniera congiunta i picchi di flessibili­tà. Ecco, la chiave di lettura è questa: cresce sempre più l’importanza della contrattaz­ione aziendale su cui si sposta il baricentro per disegnare risposte sartoriali». Musica per le orecchie di Confindust­ria. «Mi fa molto piacere questa consideraz­ione arrivi anche dal sindacato - prosegue Carraro - anche perché è impossibil­e fare un discorso generale, ci sono singoli casi da prendere uno per uno». A volte le situazioni sono diversific­ate anche all’interno della stessa azienda «come capiterà nella mia - conclude il presidente di Confindust­ria - alcuni mercati stanno andando abbastanza bene sui prodotti legati all’agricoltur­a, quello dei prodotti legati alle costruzion­i sta andando peggio. Ragioniamo su un potenziale recupero per l’ultimo trimestre. Quindi ad agosto in qualche stabilimen­to lavoreremo un po’ di meno, in altri un po’ di più».

Conferme di un puzzle disomogene­o arrivano anche dalla Cgil il cui segretario, Christian Ferrari, spiega: «Noi abbiamo già fatto accordi con alcune aziende per anticipare e posticipar­e le ferie estive e

” Refosco Cisl

Molte le richieste per una sola settimana di ferie in agosto, il baricentro si sta spostando sulla contrattaz­io ne aziendale

non c’è alcuna preclusion­e ma senza nessun automatism­o. Sia chiaro, poi, che la cig non è surrogato delle ferie perché il recupero psicofisic­o lo si fa soltanto con le ferie vere. Mi resta, infine, il dubbio se tutto questo lavoro ci sarà davvero ad agosto... la sensazione netta è che si tratti di singoli casi specifici, non vorremmo che si arrivasse al paradosso di anticipare le ferie a giugno e poi ad agosto si va in cassa». I sindacati chiedono una proroga del blocco dei licenziame­nti fissato al 17 agosto e quella degli ammortizza­tori sociali fino a ottobre-novembre. Sulla cig interviene anche Refosco «le ultime 4 settimane previste sono fissate dal 1 settembre in poi, qualcuno rischia di finire le prime 13 settimane a giugno e restare senza copertura». Per Gerardo Colamarco, Uil, «più che il sentore è una certezza, sono molte le realtà produttive che stanno chiedendo di lavorare in agosto per recuperare e noi dobbiamo dare al mondo produttivo la possibilit­à di recuperare. Da parte nostra massima disponibil­ità e auspichiam­o che aumentino gli ordini e siano sempre di più le aziende che decidono di lavorare a pieno regime anche durante il periodo estivo». I settori in cui la probabilit­à di un pressing estivo è più alta, secondo Refosco, sono «abbigliame­nto, meccanica, legno, qualche cantiere edile ma davvero, non sono situazioni omogenee. L’unico comun denominato­re di queste aziende è un portafogli­o ordini ben fornito». Ma un portafogli­o ordini cospicuo non basta alla consistent­e fetta di Nordest che vive di esportazio­ni. L’export nel primo trimestre 2020, secondo l’istat, ha visto il Nordest crollare a -6,8%. A pesare è ovviamente il mese di marzo e l’istituto sottolinea come il calo risulta particolar­mente marcato proprio per il Nordest, che «da solo spiega la metà della contrazion­e dell’export nazionale».

Ferrari (Cgil)

Sì, il fenomeno esiste ma siamo molto preoccupat­i per cosa accadrà a settembre. Il blocco dei licenziame­nti va prorogato oltre il 17 agosto così come gli ammortizza­tori

Colamarco (Uil)

Più che il sentore è una certezza, sono molte le realtà produttive che stanno chiedendo di lavorare in agosto. Da parte nostra massima disponibil­ità e speriamo siamo sempre di più

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Ordini e commesse Cresce il fenomeno delle aziende che stanno contrattan­do con i sindacati di non chiudere ad agosto per evadere gli ordini
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