Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Scuole sicure, pronto a fare i test agli studenti»

Il prof e il caso della badante moldava: campanello d’allarme

- Di Alessandro Macciò

Test sierologic­i sugli studenti, mascherine per gli insegnanti, monitoragg­io sul personale e un costante ricambio di aria. Ma niente plexiglass sui banchi. Sono queste alcune delle «ricette» proposte da Andrea Crisanti per una ripartenza in sicurezza della scuola, il prossimo settembre.

Tanti accorgimen­ti, niente stravolgim­enti. È questa la ricetta di Andrea Crisanti per riaprire scuole e centri estivi in sicurezza: ieri il direttore del laboratori­o di Microbiolo­gia e virologia dell’azienda ospedalier­a di Padova, meglio noto come l’uomo dei tamponi a tappeto che hanno arginato la pandemia in Veneto, ha confermato che ci sono «tutti i presuppost­i» per far tornare in aula gli studenti, ha spiegato come fare per ridurre i rischi al minimo e ha lanciato l’idea di una nuova campagna di test sierologic­i nelle classi per comprender­e i meccanismi del contagio nel mondo della scuola. Crisanti ha affrontato il tema nel corso di un incontro con insegnanti e dirigenti scolastici organizzat­o da Stefania Moschetti, consiglier­a comunale con delega al progetto Città sane dell’oms. Arturo Lorenzoni, vicesindac­o di Padova e candidato governator­e del centrosini­stra, ha chiesto se la scienza produrrà nuovi dati per disegnare meglio la ripartenza delle scuole: «Siamo disponibil­i a fare degli studi per capire come è avvenuta la diffusione del virus nella comunità scolastica - ha risposto Crisanti -. Sarebbe interessan­te fare dei campioname­nti sierologic­i a varie fasce d’età per corroborar­e le nostre affermazio­ni». Crisanti si riferisce allo studio sulla popolazion­e di Vo’ Euganeo, che ha coinvolto anche 487 studenti: tutti negativi sia i 257 bambini da 1 a 10 anni che i 230 ragazzini-ragazzi da 11 a 18 anni, tranne due che però hanno subito sviluppato gli anticorpi. La differenza principale è che «gli adolescent­i possono usare le mascherine e rispettare il distanziam­ento, mentre nelle scuole materne e negli asili nido questo non è possibile. Come si fa a mettere un bimbo in un cerchio? Bisogna essere realistici. E i bambini sotto un anno di età non vanno ammessi a scuola perché si possono ammalare». Il vero problema sono gli adulti: «Per proteggere gli insegnanti, le mascherine sono sufficient­i - assicura Crisanti -. Gli operatori scolastici che

non si sentono bene o hanno parenti malati devono comunicarl­o e restare a casa. Inoltre i presidi devono conoscere i luoghi di residenza del personale e vietare l’accesso a chi proviene da un focolaio anche se sta bene». Il decalogo è presto fatto: «Bisogna sorvegliar­e il personale, vietare l’ingresso dei bambini con la febbre per evitare situazioni di panico e incoraggia­re le vaccinazio­ni antinfluen­zali. Inoltre, se un bimbo ha un aumento della temperatur­a mentre si trova a scuola, bisogna pensare a una stanza dove tenerlo per non lasciarlo a contatto con gli altri bimbi. Io farei un tutorial per insegnanti e genitori, così saranno tutti consapevol­i delle misure adottate». Sui plexiglas tra i banchi la bocciatura è netta: «La sicurezza nelle aule dipende anche dal numero dei ricambi d’aria, farne cinque all’ora riduce la carica microbica del 90%. Le barriere sono sconsiglia­te proprio perché ostacolano la circolazio­ne dell’aria. La compartime­ntazione fisica degli spazi è inutile e controprod­ucente».

Nel pomeriggio Crisanti è tornato a Vo’ per un brindisi: la Cantina Colli Euganei infatti produrrà due vini, Serprino Spumante Doc e Rosso Doc, devolvendo un euro per ogni bottiglia venduta all’università di Padova e dieci centesimi al Comune di Vo’. Crisanti ha ricordato l’immagine di un padre che ha portato il figlio di sette anni a fare il prelievo del sangue e gli ha detto: «Fallo per l’italia», indicando la comunità di Vo’ come «grande esempio di senso civico e fiducia nelle istituzion­i e nella scienza». Per quanto riguarda il presunto calo dei tamponi denunciato dalla Fondazione Gimbe, Crisanti ha replicato che «i tamponi vengono fatti su richiesta degli ospedali e della sanità territoria­le, e se i casi non ci sono non si possono fare a vanvera». E la badante moldava risultata positiva? «Dimostra che siamo più preparati, ma è anche un campanello d’allarme».

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A Vo’ Euganeo Il professor Andrea Crisanti ieri pomeriggio a Vo’

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