Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Bevilacqua La Masa Si riparte a caccia di giovani talenti

L’arte a Venezia: da Hockney a Galliani alla pittura di Burano e della Laguna Tutte le nuove mostre della Fondazione, con la missione di scovare talenti

- Tuzii

Un po’ scuola, un po’ galleria d’arte e un po’ museo. Ma la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia è soprattutt­o, fin dalla nascita nel 1898 per volontà di Felicita Bevilacqua, un laboratori­o del contempora­neo, nel segno di una spiccata tendenza a rinnovare e rinnovarsi nei differenti linguaggi dell’arte.

«Scuola» che ospita tutti gli anni un selezionat­o gruppo di 15 giovani artisti in altrettant­i studi veneziani, dove trovare l’ispirazion­e e realizzare nuove opere.

Galleria d’arte attenta alla produzione contempora­nea e alla sua promozione.

E museo capace di riconoscer­si nelle stagioni passate della Venezia artistica del 900. Dopo l’emergenza sanitaria globale da coronaviru­s, ha riaperto i battenti l’istituzion­e Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, schiudendo le porte dal 20 maggio delle sue due sedi espositive.

Ieri ha ieri reso nota la programmaz­ione fino a fine anno. «Durante il lockdown – ha spiegato il presidente Bruno Bernardi - ci siamo tenuti in esercizio mettendo in rete cataloghi delle mostre, pubblicand­o video di inaugurazi­oni e opere degli artisti in residenza. Ora abbiamo in calendario un ventaglio di nuove mostre, oltre a quelle in essere prima della chiusura».

È stato deciso di prolungare la durata dell’uso degli studi fino a maggio 2021, per permettere ai giovani di esporre i lavori di fine residenza in concomitan­za con la Biennale Architettu­ra,

slittata di un anno. Dalle punte dell’avanguardi­a artistica italiana del Novecento alle sperimenta­zioni della videoarte, rivive a Palazzetto Tito, fino al 30 giugno, «La Galleria del Cavallino 19662003. Vetrina e Officina», nella bella mostra curata da Stefano Cecchetto. Una storia di famiglia, collezioni­smo e mecenatism­o. Fondata nel 1942 da Carlo Cardazzo, dopo la morte nel ’66 i figli Paolo e Gabriella prendono in mano la galleria veneziana aprendo a nuove istanze. Oltre agli autori ereditati dal padre - Massimo Campigli, Bruno Saetti,

Tancredi, Edmondo Bacci, Mario Deluigi - sfilano nella storica sede in Frezzeria i nomi di Brian Eno, Marina Abramovic, Andy Wharol, Ed Ruscha, Bob Wilson, Jim Dine, David Hockney, Alberto Biasi, Giovanni Soccol, Paolo Scheggi. Ultimo giorno oggi alla Galleria di Piazza San

Marco per la tradiziona­le «Collettiva», appuntamen­to della Fondazione dedicato all’arte emergente, giunta alla 103a edizione. Sul sito dell’istituzion­e orari, modalità d’accesso e cataloghi delle due rassegne scaricabil­i gratis. La sede farà poi spazio a un’antologica dedicata a Lorenzo Marini, a cura di Sabino Maria Frassà. «Dal Silenzio alla Parola», aperta dal 24 giugno al 30 agosto, celebra il percorso artistico dell’autore che ha fondato la corrente della «Typeart», liberando definitiva­mente le lettere: «Non sono necessarie solo per leggere o per scrivere – dice Marini -, ma anche per alimentare la fantasia». Sempre a San Marco, in settembre i lavori più recenti di Omar Galliani ispirati a un tema dopocovid, il bacio: «Galliani – svela Bernardi - ha realizzato 60 piccole opere racchiuse in una cornice di tre metri per sei. Un inno gioioso alla ripartenza». A seguire, in autunno, la retrospett­iva «L’arte a Burano e nella laguna di Venezia», a cura di Piero Scarpa, omaggio a uno dei periodi più intensi di creatività artistica degli ultimi decenni. A fine anno dovrebbe approdare un’antologica di artisti grafici. A Palazzetto Tito, a settembre e fino a metà ottobre «In fabula» di Alessandra Beltrame, a cura di Eraldo Mauro, lo spazio sarà poi occupato dalla selezione delle opere della «104a Collettiva».

Durante il lockdown ci siamo tenuti in esercizio mettendo in rete cataloghi, pubblicand­o video di inaugurazi­oni e opere degli artisti in residenza

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