Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

GLI ATTESI DOVERI D’UFFICIO

- di Stefano Allievi

Mi serve il Pin per accedere al mio cassetto fiscale. Purtroppo nell’accesso on line chi aveva la delega ha fatto degli errori con la password, e bisogna andare personalme­nte. Nessun problema. Vado.

Lunedì alle 10 la coda è di almeno 300 metri: di persone. Rinuncio, mi preparo spiritualm­ente, e alle 7.40 di mercoledì sono già davanti all’agenzia, che apre alle 9 (ho imbroccato per caso i due giorni di accesso senza appuntamen­to: negli altri si va con appuntamen­to – in ogni caso, sempre e solo dalle 9 alle 12). Ho una quarantina di persone più mattiniere di me davanti. Coda ordinata, qualche pensionato e immigrato che la fa per qualcun altro, con cui poi si dà il cambio, in amicizia (ma non mi stupirei che, come ai vecchi tempi, qualcuno lo facesse a pagamento).

Digiuno di caffè, sgranocchi­o i miei pavesini e apro i giornali. Alle 8.45 esce un’impiegata con alcune indicazion­i, udite solo dai più prossimi all’ingresso. Una mezz’ora abbondante dopo l’apertura riesco a entrare. Ottengo il ticket dalla macchinett­a, e con una brevissima coda accedo allo sportello: mi viene consegnato un modulo.

Un modulo in cui devo scrivere a mano gli stessi dati scritti sulla mia carta d’identità e il codice fiscale, di cui ho già fotocopia (passaggio, questo, di cui si ignora l’utilità: i suddetti dati verranno comunque ri-scritti dall’impiegato competente online); tale modulo consente di ottenere il secondo ticket per accedere allo sportello dedicato (felicement­e, non ho bisogno della marca da bollo – antico flagello italico ancora non abolito – da 3,10 euro, come molti, costretti a uscire per andare dal tabaccaio e rientrare). L’accesso suddetto lo ottengo in pochissimi minuti, così come la risoluzion­e del problema. Dunque, niente da dire su come funziona il tutto dal momento in cui si entra. Ma, prima?

Parcheggio nei paraggi non si trova facilmente. La coda è ovviamente all’aperto: in caso di maltempo il problema è degli utenti. Gli anziani e le donne incinta, e qualunque bisognoso di sedersi, non sono contemplat­i. E prima ancora? L’agenzia delle Entrate di Padova ha una pagina Facebook, riempita di proteste e storie di ordinaria follia burocratic­a, più o meno esagerate: non un’informazio­ne (nemmeno gli orari degli uffici), non una risposta agli utenti – sfugge il senso di mantenerla aperta. Il sito contiene quel minimo di informazio­ni: supplisce un cartello appeso al cancello, che presuppone che agli uffici ci si vada di persona. C’è un telefono: che non ho provato ad utilizzare – chi è in coda (o chi si sfoga sulla pagina facebook) ne lamenta l’inutilità o la difficoltà d’accesso, ma andrebbe verificato.

Come quasi sempre, in Italia, non è un problema di disponibil­ità del personale: che è gentile e anche rapido una volta ottenuto l’accesso agli uffici. Ma di organizzaz­ione, e legata al fatto che non si deve rispondere all’utenza: è lei a doversi adattare. Certo, sono tempi eccezional­i. Appunto. Presupporr­ebbero misure eccezional­i.

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