Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Da tre mesi non vedo mio figlio autistico»
L’assessore regionale alla Sanità garantisce: «Presto un’ordinanza ad hoc per gestire questo tipo di visite»
«Non vedo mio figlio da tre mesi, gli autistici non capiscono questa lontananza, Ora un testo unico dalla Regione.
«Nei prossimi giorni la Regione Veneto emanerà un protocollo grazie a cui riammettere le visite a tutti gli ospiti delle Rsa. È un testo unico, dove sarà dedicato specifico spazio a ogni categoria di questi nostri concittadini che non sono solo anziani, ma anche disabili di maggiore e minore età. Già nella giornata di domani ci metteremo al lavoro per elaborarlo».
Questo l’annuncio formulato nella conferenza stampa di ieri 13 giugno dall’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin. Dopo un’attesa lunga, e in tanti casi dolorosa, le sue parole costituiscono la più sospirata delle risposte per quelle migliaia di famiglie che dall’11 marzo scorso, giorno dell’inizio del lockdown dovuto alla pandemia di Covid-19, non hanno più avuto la possibilità del minimo contatto diretto con i propri cari, ospitati come disabili psichici in queste residenze sanitarie assistite.
Di tre mesi maledettamente difficili da far capire a quanti non hanno esperienza diretta di questi drammi familiari, ha dato testimonianza da Abano Terme la signora Piera Cipresso Fracassi, che in una lettera pubblicata il 12 giugno dal Corriere del Veneto, ha raccontato di sè e del proprio figlio disabile, tuttora messi nell’impossibilità di condividere un incontro fisico, fatto di abbracci e carezze, più importante di qualsiasi medicina.
Sempre dalla provincia di Padova, ma stavolta da Selvazzano Dentro, giunge la voce di un’altra donna coinvolta da problemi analoghi a quelli della signora Cipresso. È dal 9 marzo che Giancarla Toffano, insegnante elementare di 59 anni, non può più stringere a sé il figlio Emiliano, ventiduenne affetto da autismo, attualmente ospitato a Villa Chiara, piccola struttura comunitaria gestita a Valdagno da MEA, cooperativa con sede a Vicenza. La stessa privazione riguarda il marito Guido Pelizza, impiegato, e i fratelli maggiori Giulio e Diego. Fanno tutti parte di una famiglia amorevolmente stretta attorno a Emiliano sin da quando è venuto al mondo, nel 1998, per diventare, a trenta giorni di età, il più giovane trapiantato di fegato di cui allora si avesse notizia.
«La gravità del problema – spiega la signora Giancarla – nasce dal fatto che in nessuna ordinanza finora emanata dalla Regione si fa specifico cenno alle modalità delle visite ai disabili psichici. Di conseguenza, la Usl di Vicenza ci ha consegnato un protocollo impraticabile, identico a quello previsto per gli anziani, che è basato su eccessive distanze, e su norme totalmente incomprensibili per soggetti affetti da disabilità come l’autismo». «Tanto è vero – continua la mamma di Emiliano – che quando questo documento è stato presentato a venti famiglie riunite, solo la nostra e un’altra si sono dette disposte a sperimentarlo, pur di comunicare con i nostri cari».
Prima del lockdown, Emiliano, autistico che non si esprime con linguaggio verbale, era abituato a trascorrere a casa interi weekend durante i quali, assieme ai famigliari, faceva camminate anche di quindici chilometri, salutari da ogni punto di vista. «Da quando queste buone pratiche gli sono state vietate a causa della pandemia – rivela Giancarlo Sanavio, presidente della cooperativa MEA – ha iniziato a manifestare segni di autolesionismo, come mordersi e percuotersi, lasciandoci intendere un disagio di cui non è in grado di farsi una ragione». «Gli operatori di Villa Chiara, che a loro volta sono stremati da questi tre mesi di chiusura, esprimono solidarietà totale ai familiari degli ospiti – continua il presidente. – Al punto che, in mancanza di indicazioni dall’alto, siamo pronti ad assumerci la responsabilità di un protocollo elaborato da noi». Ora però le norme della Regione sono in arrivo. «Saranno poche e chiare» anticipa l’assessore Lanzarin.
Giancarla
In nessuna ordinanza si fa riferimento alle visita ai disabili psichici come mio figlio
La distanza e il non vedersi sono norme imcomprensibili per una persona autistica