Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’eredità stabile della pandemia: quanto ci piace l’e-commerce
Acquisti on line, anche i negozi tradizionali si adeguano
La pandemia ci ha consegnato un’eredità duratura: l’ecommerce diventa un modo preponderante di fare acquisti.
C’è un settore, molto importante per l’economia del Nordest, che rende molto bene l’idea di quello che è successo in questi mesi. Parliamo del vino, punto di forza del Made in Veneto per impatto sui mercati e volume di esportazioni. Ebbene, il calo dei fatturati durante il lockdown è stato molto forte, causa blocco totale di alcuni dei principali canali di assorbimento (ristorazione, bar e alberghi) e chiusura delle frontiere, ma alcuni produttori, anche di piccole dimensioni, tramite l’e-commerce hanno registrato fino al 5-600% di vendite in più. In media, le vendite di vino (e birre) nei negozi virtuali del commercio elettronico ha fatto segnare in Italia uno stratosferico +245%.
Certo, non tutti i prodotti hanno il richiamo del Prosecco e, come avvertono gli esperti della materia, non tutto si può vendere on line con successo. Però le performance raggiunte da vino, articoli per la casa e per la cura della persona, cibi freschi o confezionati e prodotti per gli animali (soltanto per citare le categorie merceologiche che hanno fatto numeri da capogiro durante la pandemia) stanno lì a dimostrare alcuni fatti di cui sarà bene prendere nota. Il primo: indietro non si torna. Nel senso che, anche se il mondo sta lentamente riappropriandosi di una normalità, la modalità di acquisto on line rimarrà fortemente privilegiata, soprattutto da alcune fasce di consumatori (i più giovani, per esempio).
Secondo fatto: se in una prima fase l’e-commerce è stato vissuto come un pericoloso concorrente, se non come un nemico vero e proprio, dai negozi tradizionali, oggi questo rapporto si è ribaltato. Anche il normale dettagliante, duramente provato dal blocco causa virus, è disposto a riconoscere che l’e-commerce può diventare il suo migliore alleato, abbattendo i confini fisici e avvicinando un mondo di consumatori che, per le vie norarticolo mali, sarebbe stato del tutto irraggiungibile.
Lo stanno a dimostrare alcune esperienze dirette che costituiscono un segno dei tempi: in provincia di Treviso, per esempio, è stata l’associazione di categoria Ascom a promuovere una piattaforma di commercio digitale, Trevisonow, dove possono iscriversi e vendere i loro prodotti tutti i negozi della provincia di tutte le merceologie, dando al potenziale cliente la possibilità di comperare con un unico ordine sia la frutta e la verdura sia, per dire, una camicia o un sportivo. Altro esempio: Cappelletto Calzature, tradizionale insegna del commercio con vetrine fisiche a Treviso e Mogliano, grazie all’e-commerce ha spedito un paio di scarpe da donna persino in Nuova Zelanda, soddisfacendo la voglia di Made in Italy di una signora residente agli antipodi.
Dell’inarrestabile «virtualizzazione» del commercio al dettaglio si occupa il primo piano del nuovo numero di Corriere Imprese Nordest, in edicola domani all’interno del Corriere della Sera. Il fenomeno è certificato dai dati raccolti nel Registro imprese delle Camere di commercio ed elaborati per Corriere Imprese da Infocamere: dal 2015 a oggi, a Nordest è aumentato da 1.394 a 2.175 il numero di aziende attive che operano nel commercio elettronico (quelle registrate sono anche di più, 2.258). E un pioniere del settore come Christian Nucibella, fondatore di Filoblu, società dell’e-commerce nata a Santa Maria di Sala (Venezia) e oggi presente in mezza Europa, a New York, Hong Kong e Shanghai, racconta di avere ricevuto, nei mesi del lockdown, una nuova richiesta ogni mezzora da parte di imprenditori, manager, direttori delle vendite: «Ho fatto un po’ da consulente – scherza, ma non troppo -, e un po’ da psicologo».