Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Nina, la prima vittima c’è un nuovo esposto Sotto esame le cartelle cliniche dei piccoli malati
Un anno e mezzo di casi a intermittenza, una dozzina negli ultimi mesi, tre vittime (non confermate ufficialmente dall’azienda ospedaliera di Verona) e altri neonati con gravi danni cerebrali a seguito dell’infezione. Passa da queste cifre la cronaca dell’emergenza Citrobacter, il batterio che ha fatto sì che uno dei poli più moderni del Veneto, l’ospedale della Donna e del Bambino di Verona, chiudesse alcuni suoi reparti a tempo indeterminato. Dietro alla decisione clamorosa, c’è la contemporaneità di diversi casi rilevati in Terapia intensiva neonatale in un periodo critico, segnato dalle misure precauzionali dovute al Covid19. Il direttore generale dell’azienda ospedaliero-universitaria scaligera, Francesco Cobello, sottolinea che il Citrobacter è presente in gran parte delle persone e non causa problemi a meno che non si replichi, in casi rari ed estremi, nella materia bianca dell’encefalo.
Undici dei dodici piccoli infetti riscontrati in contemporanea vedono una semplice «colonizzazione» in una fascia d’età delicata, mentre solo uno ha sviluppato un’infezione. Ma testimoniano la presenza assidua del batterio in aree che dovrebbero essere sterili, cioè le Terapie intensive neonatale e pediatrica. Questo il presente. Il passato parla di altri episodi, alcuni dei quali conclusi senza gravi conseguenze. Ma diversi genitori hanno ricevuto, anche precedentemente, una diagnosi da encefalite o meningite causate da Citrobacter, a seguito della quale c’è stato un decesso certo, quello di Nina, la bambina morta a novembre 2019 dopo aver sviluppato un grave idrocefalia e sui indaga la Procura di Genova, visto che la piccola è morta all’ospedale pediatrico Gaslini, dove mamma Francesca l’aveva portata per le cure palliative. E’ stata la perizia dei pm liguri ad accertare che l’infezione da Citrobacter è stata contratta nella Terapia intensiva neonatale di Verona, alla cui Procura saranno ora girati gli atti per competenza territoriale. Un nuovo esposto, su questo caso, è atteso nei prossimi giorni.
Altri due casi si possono situare cronologicamente con una certa affidabilità. Un bambino, la cui famiglia risiede a Verona, nato nell’ottobre 2019 e morto ad aprile. Il suo caso sembra estremamente simile a quello di Nina. Il neonato di sei mesi è stato seguito, negli ultimi suoi giorni di vita, dal reparto di Cure palliative di Padova. Un altro neonato, sempre di pochi mesi d’età, è morto l’estate scorsa: anche lui era nato nella primavera 2019, gli stessi giorni di Nina. Sono almeno due, invece, i casi noti in cui l’infezione ha portato a gravi conseguenze: uno di questi è quello di Alice che la mamma Elisa ha raccontato proprio in questi giorni. La piccola è nata sana ma prematura, alla trentesima settimana di gestazione e adesso lotta contro una grave forma di idrocefalia, che richiede un’assistenza continua.
Venerdì, l’azienda ospedaliera promesso un controllo delle cartelle cliniche. Operazione non banale, perché i piccoli pazienti a rischio Citrobacter sono tutti esposti statisticamente a infezioni analoghe, frequenti nei prematuri.