Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«La Rosa personaggi­o di alta pericolosi­tà può reiterare illeciti anche con l’uso delle armi»

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«La pericolosi­tà è massima», «La Rosa può reiterare gravi illeciti anche con armi», «le precedenti condanne non hanno sortito alcun effetto». Sono queste le parole con cui il gip Pietro Mondaini di Rovigo ha ordinato il carcere per Giuseppe La Rosa, sospettato insieme ad altre sei persone di associazio­ne a delinquere finalizzat­a alla frode fiscale. La Rosa, 56 anni di San Cipirello in provincia di Palermo, è un ex pentito di Cosa Nostra giunto in Veneto nel 2007 in regime di protezione testimoni. Da Verona nel 2013 si è trasferito a Megliadino San Vitale, nella Bassa Padovana, e lì ha iniziato il suo business nel commercio del pellet che avrebbe fruttato, a lui e al resto degli indagati, almeno 10 milioni di Iva evasa dal 2015 ad oggi. Gli altri coinvolti sono Christian Pattis di Bolzano, Danilo e Roberto Sponchiado di Venezia e Treviso, Andrea Cesaro di Borgo Veneto e la figlia di La Rosa, Rossana, di Borgo Veneto, secondo la Finanza collaborat­rice del padre consapevol­e delle attività illecite. Un altro indagato è il commercial­ista Nicola Silvestrin­i di Legnago che almeno dal 4 novembre del 2019 sapeva dei trascorsi di De Rosa, visto che al telefono gli chiedeva informazio­ni su interditti­ve (giunte dalle prefetture di Padova e Verona) e ispezioni nelle sue aziende. Le indagini dicono che La Rosa, un tempo sodale di un altro celebre ex pentito di Cosa Nostra, Balduccio Di Maggio (testimone del bacio tra Andreotti e Totò Riina), è l’artefice dell’organizzaz­ione in cui ognuno aveva un ruolo predefinit­o. Il pellet arrivava dall’europa dell’est e veniva commercial­izzato con società riconducib­ili allo stesso la Rosa che non versavano mai l’iva. (r.pol.)

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