Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il muro trasparente di un tennista sentimentale
Lo spettacolo in scena al Teatro Nuovo di Verona
Sulle note di Ricominciamo di Pappalardo si è alzato ieri il sipario del Teatro Nuovo di Verona, capofila delle riaperture teatrali in Veneto, per di più con una Prima d’eccezione: Il muro trasparente. Delirio di un
tennista sentimentale a cura di Monica Codena, Marco Ongaro e Paolo Valerio, prodotto dal Teatro Stabile di Verona – centro di produzione teatrale. Resterà in scena per altre otto serate, da oggi a venerdì 19 e da martedì 23 a venerdì 26 giugno, sempre alle ore 21. Unico attore in scena è proprio Paolo Valerio, con calzoncini bianchi e fascetta in fronte come Bjorn Borg a Wimbledon, di fronte a un muro di plexiglass posizionato sul boccascena, che per 876 volte risponde a dritti e rovesci. In platea siede il pubblico, avversario del match e testimone dei suoi pensieri formulati ad alta voce. L’ascolto del monologo avviene tramite cuffia wi-fi fornita all’ingresso.
Paolo Valerio, il muro di plexiglass sembra un attrezzo di scena, frutto di questi tempi...
«Eppure è da due anni che lavoro su questo testo e la parete di plexiglass era già pronta a novembre. È funzionale alla narrazione, oltre che all’azione, perché crea una “bolla” in cui si trova il protagonista, immerso nella sua solitudine sportiva. Al contrario, l’intero spettacolo è frutto di un intenso lavoro di squadra».
Che cosa narra?
«È uno spettacolo tragicomico. Un uomo di mezza età ha una crisi esistenziale e il suo unico rifugio è impugnare la racchetta. La palla che rimbalza sul muro di plexiglass diventa il ritmo cardiaco con cui la storia viene scandita: un tempo fisico, metafora di un tempo psicologico. La semplicità banale della vicenda vive di sdrammatizzazione e anche la colonna sonora, da Iggy Pop a Patty Pravo fino alla discomusic,
va in questa direzione».
Quali sono state le fonti d’ispirazione?
«L’immagine del protagonista ricorda vagamente l’immagine dei Tenenbaum di Wes Anderson: l’intento era rivangare un tennis vintage, che va dagli Anni Cinquanta agli Anni Ottanta. Ci sono alcuni frammenti presi da Open di Andre Agassi, altri da
Infinite Jest di David Foster Wallace e citazioni di amici tennisti passate alla storia, come “la partita non è finita fino a quando non è finita”».