Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«I nostri figli, prigionieri per mesi»
Storia di due gemelli autistici gravi: la madre in ospedale, il papà senza aiuti
Giovedì il ritorno alla normalità del post-lockdown riguarderà due gemelli, Giordano e Michelangelo Di Marco, affetti da una grave forma di autismo. Ma è stata durissima: per mesi sono stati obbligati a stare chiusi in casa per gli obblighi di quarantena, senza poter frequentare il centro per disabili che li accudisce. In più, di recente la mamma è stata ricoverata e il padre ha dovuto gestire tutto da solo. Ora l’usl promette di riaprire le porte del centro diurno.
Giovedì 18 giugno, ovvero sei giorni dopo la Serie A, tornata in campo il 12 giugno, e 24 ore prima delle discoteche venete, che potranno riaprire il 19, il ritorno alla normalità del post-lockdown da coronavirus riguarderà due gemelli quarantatreenni di Padova, Giordano e Michelangelo Di Marco, entrambi affetti da una grave forma di autismo. Dai primi di marzo i fratelli Di Marco, residenti in un condominio dell’arcella, sono infatti obbligati dalla quarantena a non frequentare la struttura semiresidenziale per disabili psichici di cui sono utenti, all’ex ospedale psichiatrico di Brusegana, con disagi crescenti per se stessi e per i propri anziani genitori. Un carico divenuto insostenibile dopo il ricovero in ospedale della madre, colta da malore dieci giorni fa, e la gestione domestica totalmente ricaduta sul padre. Ma l’uscita dal tunnel ha ora una data, comunicata ieri 15 giugno da Eleonora Sale, direttrice dell’«unità Infanzia Adolescenza Famiglia e Consultorio» della Usl 6 di Padova. «Mancano solo gli ultimi riscontri previsti, dopodiché il 18 giugno le strutture semiresidenziali dell’unità sanitaria potranno riaccogliere tutti gli ospiti», conferma la dottoressa Sale.
Giordano e Michelangelo sono utenti da una ventina d’anni del centro della Brusegana. Per la precisione sono due dei quattro «esterni» che lo frequentano di giorno, per rincasare poi la sera, mentre undici sono gli ospiti interni, accolti anche di notte. Questo status consente ai fratelli Di Marco di cenare e dormire assieme ai genitori, entrambi insegnanti in pensione: il padre Giorgio Di Marco, 72 anni, è stato dirigente scolastico a
Cadoneghe, mentre la madre Lilia Manganaro, 76 anni, ex docente di matematica al Donatello, nonché consigliera storica dell’anffas (onlus che si occupa di disabilità), è nota a Padova per essere stata consigliera comunale dei Democratici di sinistra.
«Le norme di distanziamento imposte dal lockdown hanno obbligato i nostri figli a restare chiusi in casa giorno e notte – racconta la signora Lilia – e questo confinamento coatto ha comportato per me e mio marito fatiche difficili da spiegare a chi non ha esperienza diretta di una patologia come l’autismo. Parliamo di due uomini adulti che non parlano, dormono pochissimo, e assumono grandi quantità di farmaci. Come se non bastasse, uno è anche soggetto a crisi di autolesionismo. Spero sia inutile precisare quanto io e mio marito li amiamo, e credo non ci voglia molto a intuire a quali fatiche quotidiane ci abbia esposto una quarantena del genere».
Lo stress è stato tale da essere indiziato fra le cause del malore che lo scorso 4 giugno ha colto la signora Manganaro, tuttora ricoverata per accertamenti all’ospedale di Padova. Provvede il marito ad accudire i figli, scorrazzandoli in giro con il camper. Questa, d’altra parte, è una famiglia abituata alla lotta. Come dodici anni fa, quando anche il Tg1 si occupò della lettera in cui anonimi vicini invitavano i quattro a cambiare casa per il «disturbo» arrecato da due coinquilini autistici.
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I genitori
I nostri figli obbligati a restare chiusi in casa giorno e notte. Per noi fatiche difficili da spiegare