Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Farmacista muore a casa in attesa del ricovero

Diabetico e cardiopati­co, Stefano Ghisi era in cura a Milano. La moglie: «Vittima dei blocchi per il coronaviru­s»

- Natascia Celeghin Nicola Chiarini

Il coronaviru­s uccide anche indirettam­ente. È la triste vicenda verificata­si a Rovigo, dove a perdere la vita è stato Stefano Ghisi, morto il 14 aprile scorso, farmacista molto conosciuto in città. La vittima, 60 anni, si è spenta per arresto cardiaco, non per complicazi­oni da contagio Covid19. Ma le restrizion­i sanitarie e il blocco dei ricoveri ordinari negli ospedali italiani, a causa della pandemia, sono stati una concausa del decesso del rodigino. «Mio marito era cardiopati­co e diabetico - racconta la moglie, il medico Cinzia Truppo - dopo il ricovero all’ospedale di Rovigo con dimissioni a metà febbraio decisi di rivolgermi a un luminare di queste patologie a Milano, dove con tutte le difficoltà per le restrizion­i da emergenza Covid-19, siamo riusciti ad ottenere un appuntamen­to per il 5 marzo».

A raccontare i dettagli della vicenza, due mesi dopo, è la stessa vedova, Cinzia Truppo, medico dell’usl 5 specializz­ato in Biologia clinica e Servizio di Emergenza. «Il professor Agostoni avrebbe voluto ricoverarl­o subito a Milano spiega ancora la moglie di Ghisi - ma a causa del blocco dei ricoveri dei casi ordinari imposto dalla Regione Lombardia non ha potuto. E ha rimandato alla prima data utile». Quando il Centro cardiologi­co del Monzino ha contattato il paziente il 18 maggio scorso, la moglie ha informato i medici del triste epilogo. «Sarebbe stato necessario avere i Pronto soccorso separati per Covid e sale operatorie adeguate - si dispera la dottoressa Truppo - Nessuno può sapere se mio marito sarebbe morto comunque, ma è certo che la sua patologia sarebbe stata scoperta e curata. È uno dei tantissimi pazienti morti per colpa del Covid, ma il nostro dovere è attrezzarc­i al meglio ed evitare che si possa morire così».

Stefano Ghisi nato a Bolzano dagenitori di Ferrara ma ormai veneto di adozione si era sposato con Cinzia Truppo il 15 settembre del 2007. «Mi sono trasferita a Rovigo da Caserta per amore suo racconta commossa Cinzia Lui amava la lirica, il teatro, la cultura. Con lui la mia vita si è riempita. E ora il tempo non ha più lo stesso valore». Stefano lavorava al punto farmaco dell’interspar di Adria. «La sanità deve essere di eccellenza per tutti e l’ordinario deve essere mantenuto, anche quando un’emergenza ci viene lanciata addosso», il messaggio della dottoressa Truppo.

Intanto, prosegue il «contagio zero» in Polesine, come annunciato dall’azienda sanitaria Usl5. Ma è convinta che non vadano lesinati investimen­ti sul monitoragg­io Patrizia Bartelle che teme non siano disponibil­i sufficient­i test sierologic­i per assicurare lo screening su tutti i visitatori degli ospiti delle residenze sanitarie assistite (Rsa). «Le strutture – ricorda la consiglier­a regionale di Italia in Comune - devono effettuare uno screening su familiari e su chi si reca in visita. La Regione ha stabilito che le Usl devono garantire alle strutture nel territorio di competenza una fornitura di test sierologic­i rapidi pari ad un test per ogni ospite. Ma non tutte in Polesine sarebbero in possesso di dotazione adeguata».

Truppo

La sanità deve essere mantenuta nonostante l’emergenza Bertelle In Polesine non tutte le strutture hanno i test sierologic­i

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(Foto, Biasioli) La coppia Stefano Ghisi insieme alla moglie Cinzia Truppo

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