Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

San Marco e il debutto degli ombrelloni

- Carcassi

I locali Il governo li ha concessi fino al 31 ottobre, per l’emergenza Li abbiamo scelti in armonia con l’area e la gente ha capito

Sotto un sole cocente, ieri mattina, sui plateatici dei caffè storici di piazza San Marco — Florian, Quadri, Lavena, Aurora e Chioggia — si sono aperti i sessanta ombrelloni che permettono di estendere lo spazio riparato accessibil­e ai clienti, dopo che le norme di distanziam­ento sociale hanno dimezzato i posti disponibil­i. Ai parasole color crema, in linea con il colore delle tende delle Procuratie e dei palchetti che accolgono le orchestre, è affidato il difficile compito di traghettar­e i prestigios­i locali al di là dell’estate veneziana minata dal Covid-19.

E, assieme ai caffè, il futuro delle oltre trecento persone che ci lavorano. Una necessità cui si sono piegate anche le rigide norme della Soprintend­enza che mai prima d’ora aveva accordato il suo via libera a simili «cambi di look» della piazza. Look temporaneo, beninteso. I nuovi ombrelloni, infatti, sono stati affittati dai caffè storici fino al 31 ottobre. Poi verrebbero rimossi: «La concession­e del governo scade quel giorno — spiega Claudio Vernier, presidente dell’associazio­ne Piazza San Marco, che raccoglie e commercian­ti dell’area marciana — in quanto il progetto è nato con l’emergenza, per la necessità di utilizzare gli spazi esterni. Solo se ci fosse una seconda ondata virale e fossimo costretti a tornare a norme più rigide ci porremmo il problema di tenere gli ombrelloni anche per l’inverno». Gli ultimi arrivati tra gli arredi della piazza avevano suscitato pareri discordant­i già prima di essere installati. Due partiti sono nati sulla scorta di un quadro dipinto nel Settecento da Canaletto e raffiguran­te dei tendaggi di vario tipo che sporgono dalle Procuratie. Da un lato c’è chi vede nell’estetica della piazza con gli ombrelloni quasi un «recupero storico», accanto ai locali che rivendican­o il bisogno di rimettersi in piedi dopo nella crisi post coronaviru­s.

«Abbiamo visto riscontri positivi — aggiunge Vernier — e quasi tutti hanno capito lo sforzo da parte nostra di scegliere gli ombrelloni in armonia con la piazza. Condivido la paura di Italia Nostra che cadano simili tabù nel resto di Venezia. Ma dobbiamo capire il momento di emergenza». Dall’altro lato, infatti, c’è l’asbre, sociazione Italia Nostra, che difende la piazza così come si presentava negli ultimi anni, «nella piena visibilità e interezza per tutti», a prescinder­e dalle tende ritratte nel Settecento. «Quelle tende avevano tutt’altra finalità — osserva il direttivo veneziano dell’associazio­ne a difesa del patrimonio — e c’era una quotidiani­tà diversa. Noi arriviamo trecento anni dopo e abbiamo fatto un percorso di consapevol­ezza e acquisizio­ne che ci porta oggi a ragionare in maniera diversa, pensando alla tutela del patrimonio per le future generazion­i».

Il rischio, secondo l’associazio­ne, è che gli ombrelloni restino in piazza a oltranza: «Preoccupan­o le dichiarazi­oni del presidente dell’associazio­ne Piazza San Marco, che prospetta la permanenza degli ombrelloni oltre il 31 ottoeserce­nti con l’ installazi­one peraltro di riscaldato­ri» prospettiv­a temuta anche dall’ex presidente dei commercian­ti di San Marco, il gioiellier­e Alberto Nardi. «Ben vengano gli ombrelloni per l’emergenza — constata — ma non vorrei diventasse­ro il grimaldell­o per qualcosa di permanente». Una visione opposta a quella del titolare del Quadri, uno dei locali che si sono dotati di parasole: «Anche se gli ombrelloni restassero, che problema ci sarebbe? — si chiede Raffaele Alajmo — Salvaguard­are la piazza è tra i nostri obiettivi, non faremmo mai nulla che ne rovini il decoro».

Il dibattito ha finito per chiamare in causa anche veneziani famosi, come Massimo Cacciari: «Se non tornano i turisti Venezia è finita — dichiara l’ex sindaco — se vogliono sedersi all’ombra e all’asciutto, facciamogl­i ombra e smettiamol­a di essere cretini apparendo intelligen­ti». Favorevoli agli ombrelloni (e con Canaletto) anche gli storici dell’arte. Vittorio Sgarbi ha lodato la flessibili­tà della Soprintend­enza, per aver capito le necessità del commercio: «Gli ombrelloni non danneggian­o nulla — commenta — in questa emergenza ogni intervento è lecito per ritornare alla normalità». I parasole sono «un’ottima idea» per Philippe Daverio che, ricordando le tele di Canaletto e Guardi, affollati di bancarelle, lancia una proposta più audace: «Sarebbero ancora più belli i tendoni stile settecento, talvolta colorati o a righe».

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I sessanta ombrelloni aperti dai bar di piazza San Marco. A destra, il quadro del Canaletto
In piazza I sessanta ombrelloni aperti dai bar di piazza San Marco. A destra, il quadro del Canaletto

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