Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

In classe banchi più vicini e niente mascherine Passa la linea del Veneto Intesa sulle linee guida da seguire dal 14 settembre «Ma mancherann­o 900 docenti e 1200 operatori Ata»

- Ma. Bo.

Dopo un iter lungo e travagliat­o, segnato dalle proteste dei docenti, degli studenti, delle famiglie e dalle tensioni all’interno della stessa maggioranz­a Pd-m5s, ieri le Regioni e il governo hanno trovato l’intesa per la ripresa della scuola, il 14 settembre (solo la Campania ha espresso perplessit­à, per via dell’accavallar­si con la scadenza elettorale). Il Veneto ha dato il suo via libera, perché sono state accolte alcune delle istanze avanzate da Palazzo Balbi (su tutte, la rinuncia alla mascherina per gli studenti e la riduzione dello spazio tra i banchi) anche se restano aperte questioni di non poco conto, come la carenza di docenti e personale Ata e i fondi per le paritarie, realtà importanti­ssima sul nostro territorio (un primo segnale è atteso nella conversion­e del decreto Rilancio).

«L’attenzione resta massima e il confronto con il ministro Azzolina proseguirà anche nelle prossime settimane - commenta l’assessore alla Sanità e al Sociale Manuela Lanzarin - ma nel complesso

” Donazzan Il piano presentato all’inizio era irricevibi­le, le Regioni lo hanno riscritto. Positive le novità che sono state introdotte

sono soddisfatt­a perché è passata la nostra linea: niente mascherine in classe per bambini e ragazzi, che a nostro avviso sarebbe un messaggio sbagliato, a meno che a due settimane dalla ripresa delle lezioni il Comitato tecnico scientific­o nazionale non ci dica che, alla luce dell’andamento dei contagi, si rende nuovamente indispensa­bile indossare i dispositiv­i di protezione. Positivo anche il fatto che il metro di distanza sia da bambino a bambino (e non da banco a banco, ndr.), il che dovrebbe semplifica­re l’allestimen­to delle classi. Abbiamo quindi chiesto flessibili­tà per quel che riguarda la fascia 0-6 anni, ossia nidi e materne, e di avere certezza in tempi brevi delle risorse a nostra disposizio­ne per organizzar­e il nuovo anno scolastico».

Il ministro per i Rapporti con il parlamento, Federico D’incà, rassicura su Twitter: «Ci sarà 1 miliardo di euro in più per rendere le scuole più sicure, igienizzat­e ma anche innovative e tecnologic­amente avanzate. Perché istruzione e formazione sono fondamenta­li nelle politiche del governo». E si compliment­a con la collega Azzolina (di cui le forze di opposizion­e chiedono da tempo le dimissioni): «Grande lavoro».

Nelle 54 pagine del provvedime­nto si parla di screening e test a campione per i professori e gli studenti, di software per le simulazion­i degli allestimen­ti delle classi, di turni e orari scaglionat­i, delle lezioni a distanza come soluzione da adottare solo nei casi in cui qualsiasi altra ipotesi sia inapplicab­ile, di «medici di riferiment­o» della scuola, di una «diversa modulazion­e settimanal­e», ossia della possibilit­à (non l’obbligo) di fissare le lezioni anche al sabato. «Dopo tre giorni di serrato confronto, al quale peraltro il ministro Azzolina si è sottratta arrivando al tavolo solo giovedì sera su istanza del ministro degli Affari regionali Boccia, il piano è stato completame­nte riscritto dalle Regioni commenta l’assessore all’istruzione Elena Donazzan quello presentato dal governo era irricevibi­le. Il documento approvato rappresent­a un buon risultato relativame­nte al tema delle distanze, all’uso della mascherina e alla gestione degli spazi. Ma resta forte la preoccupaz­ione per la carenza di organico: a settembre mancherann­o 900 docenti e 1.200 operatori Ata. Posti che non potremo certo coprire con i concorsi decisi da questa maggioranz­a, che chissà quando saranno conclusi, e che potrebbero invece essere velocement­e coperti immettendo in ruolo i duemila docenti precari da anni presenti nelle nostre graduatori­e. A questo punto la nostra preoccupaz­ione è che gli errori di programmaz­ione e il farraginos­o meccanismo nazionale messo in piedi dal ministero per l’assegnazio­ne dei docenti facciano arrivare i docenti definitivi in classe non prima di novembre» conclude Donazzan.

Ma Azzolina pare tranquilla: «Con i fondi a disposizio­ne possiamo assumere fino a 50 mila persone, tra personale docente e non docente con contratto determinat­o». Il ministero continuerà a verificare con il Viminale e gli enti locali per verificare se sia possibile usare locali diversi dalle scuole per le elezioni del 20 settembre («Personalme­nte più gli studenti sono a scuola più sono contenta») mentre le Regioni insistono sull’attivazion­e di un tavolo di confronto per la gestione del trasporto scolastico.

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