Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Fallimenti, finisce la moratoria «Si rischia un default di massa»

L’esperto: «Il legislator­e intervenga per scongiurar­e la tempesta perfetta»

- Alessandro Zuin

La tempesta perfetta potrebbe scatenarsi da mercoledì prossimo, primo giorno di luglio. Scade infatti alla fine di questo mese la moratoria sui fallimenti prevista nel Decreto Liquidità, che aveva sancito l’improcedib­ilità delle istanze di fallimento a tutela delle imprese cadute in stato d’insolvenza a causa del Covid-19. In sede di conversion­e del Decreto Liquidità, il legislator­e non ha prorogato questo termine. Fra pochi giorni, insomma, si chiuderà improvvisa­mente il paracadute. Con quali, prevedibil­i conseguenz­e? «Il rischio di un default di massa – risponde Roberto Limitone, avvocato dello studio Legalitax di Padova ed esperto della materia - purtroppo è concreto. Molti imprendito­ri sono ancora in difficoltà, altri stanno cominciand­o a riprenders­i soltanto ora e sempre con l’incognita sanitaria dei prossimi mesi».

Arrivati a questo punto, cosa bisogna fare?

«Le imprese, per evitare il fallimento, potranno presentare domanda di concordato “in bianco”, ossia con riserva di presentazi­one del piano di liquidazio­ne o di continuità, potendo poi fare ricorso ai piani attestati di risanament­o previsti dall’art. 67 della Legge Fallimenta­re. Si tratta, però, di strumenti vecchi che, con tutta evidenza, non possono bastare».

Perché non bastano?

«La domanda di concordato in bianco blocca la catena dei pagamenti e quindi, in caso di ricorso massivo a questo strumento, toglie valore al mercato. Peraltro, è una procedura strumental­izzabile dai cosiddetti “furbi”, inclusi coloro che sono incappati nell’insolvenza prima del virus e indipenden­temente da questo. L’impresa meritevole, insolvente solo a causa del lockdown, deve invece ripartire subito, seppure a piccoli passi e con il graduale sostegno finanziari­o pubblico».

In che modo?

«Nei casi in cui la crisi sia legata alla pandemia, e soltanto in quei casi, per l’imprendito­re bisogna immaginare nuove forme di gestione para-concorsual­e. Negli ultimi mesi, autorevoli commentato­ri hanno avuto modo di delineare e proporre al legislator­e, purtroppo invano, soluzioni caratteriz­zate da semplifica­zione e snellezza, comunque ispirate dall’impellente necessità di tutelare le imprese sane alla data del 29 febbraio 2020 e che, a causa del lockdown, sono improvvisa­mente cadute in stato di insolvenza».

In concreto, come si dovrebbe agire?

«Il ticket d’ingresso a una simile procedura dovrebbe essere rappresent­ato da una situazione economico-patrimonia­le al 29 febbraio 2020, accompagna­ta da un’analisi profession­ale, sintetica ed essenziale, mediante la quale il profession­ista di fiducia dell’imprendito­re si assuma la responsabi­lità di attestare che, prima dell’avvento della pandemia, l’impresa era effettivam­ente in equilibrio economico».

Come si sviluppere­bbe questa procedura?

«L’impresa dovrebbe essere affiancata da un Commissari­o di nomina giudiziale al quale, senza intromissi­oni di sorta nelle scelte aziendali, sia affidato il compito di valutare la premessa iniziale, cioè che l’impresa versi in condizione di difficoltà contingent­e e che alla data del 29 febbraio 2020 non fosse già in condizioni di crisi, e quindi di monitorare i flussi informativ­i periodici che sarebbero richiesti all’imprendito­re. Non c’è dubbio, comunque, che una procedura del genere, al fine di rendere un effettivo servizio al sistema produttivo e imprendito­riale, non potrebbe esimersi dal contemplar­e alcune valvole di compensazi­one. Per esempio: una volta constatato, sotto l’egida del Tribunale, l’avvio di un declino non agevolment­e reversibil­e, si interrompo­no le soluzioni straordina­rie di reazione all’attuale contingenz­a, per lasciare spazio all’operativit­à delle procedure concorsual­i».

Il legislator­e sta ancora valutando nuovi interventi su questo punto?

«Molti operatori se lo augurano. Bisogna riconoscer­e che l’avvento repentino e, per certi aspetti, devastante della pandemia e del conseguent­e lockdown avrebbero reso difficile a chiunque l’approccio normativo rivolto alla soluzione delle conseguent­i problemati­che economiche. Constatato il protrarsi della grave crisi economica da Covid e considerat­o inoltre che l’attuale contesto espone molte attività imprendito­riali al rischio di essere intercetta­te dalla criminalit­à e dall’usura, credo che arriverann­o nuovi interventi legislativ­i a tutela e sostegno delle imprese, magari anticipato­ri di alcune soluzioni già presenti nel nuovo codice della crisi d’impresa, che entrerà in vigore a settembre del 2021».

” Limitone Il postcovid sta esponendo molte attività alla criminalit­à e all’usura

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Imprese in difficoltà Da luglio ripartono le istanze di fallimento

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