Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

A PALAZZO CINI IL GENIO PIRANESI

Immagini di architettu­re che nei secoli hanno influenzat­o scrittori, architetti, poeti, pittori. Gioielli d’arte tra scatti e chiaroscur­i alla Galleria di San Vio La Fondazione rende omaggio al maestro incisore nel terzo centenario della nascita. E all’ec

- Veronica Tuzii

L’amore per la Città Eterna è stato per Giovanni Battista Piranesi una «magnifica ossessione». Scandaglia­ta per oltre trent’anni e impressa su carta a colpi di bulino, Roma, dove l’artista veneto passò gran parte della sua vita, è stata studiata e immortalat­a dal più celebre degli incisori del Settecento in tutti i suoi luoghi più simbolici, magie dalla costruzion­e tridimensi­onale, arditissim­e visioni, capolavori assoluti d’invenzione e narrazione.

Il genio di Piranesi (17201778) ha restituito una Roma che fino allora non si era mai vista: immagini di architettu­re fantastich­e, capaci di suscitare una fortissima emozione, che hanno nei secoli influenzat­o scrittori, architetti, poeti, pittori, scenografi e artisti in ogni campo. Un livello di audacia espressiva e di organizzaz­ione spaziale ripresa dal Romanticis­mo al Simbolismo fino al Novecento, rimasta insuperata fino al Cubismo.

Un salto di oltre tre secoli ed ecco un altro rivoluzion­ario della veduta.

L’architetto-fotografo Gabriele Basilico (1944-2013) con i suoi click è riuscito a costruire nuove ipotesi di lettura dello spazio che sfidano la presuppost­a oggettivit­à della fotografia. Nel terzo centenario della nascita di Piranesi, la Fondazione Giorgio Cini di Venezia rende omaggio ai due autori con la mostra «Piranesi Roma Basilico», curata dal direttore dell’istituto di Storia dell’arte della Fondazione Cini Luca Massimo Barbero e realizzata con la collaboraz­ione dell’archivio Gabriele

Basilico, che segna la riapertura stagionale della Galleria di Palazzo Cini a San Vio.

La casa-museo che fu la dimora veneziana di Vittorio Cini, scrigno che custodisce uno straordina­rio corpus di opere toscane e ferraresi, dal XIII al XVI secolo - da Giotto a Botticelli, Piero della Francesca e Pontormo - ospita al secondo piano le vedute romane dell’incisore, accanto alle rispettive fotografie che Basilico effettuò nel 2010 in occasione della mostra alla Fondazione Cini su Piranesi, ripercorre­ndo la quasi totalità dei luoghi piranesian­i con la macchina fotografic­a.

Di quell’itinerario fotografic­o, l’esposizion­e svela 12 scatti inediti tra le 26 vedute di Roma del fotografo milanese realizzate con le stesse angolazion­i delle incisioni piranesian­e, di cui sono esposte 26 stampe originali realizzate nel ’700, selezionat­e dal corpus integrale conservato nelle collezioni grafiche della Fondazione Cini. Con un allestimen­to elegante e discreto, mosso solamente dalla presenza di tre tatoowall che fanno entrare il visitatori nei particolar­i dei lavori di Piranesi, a Palazzo, dunque, va in scena la grande visionarie­tà del vedutismo attraverso un raffronto diretto e immediato in un percorso per aree tematiche tra i luoghi: le antichità romane, il Foro, l’obelisco, il Pantheon occupano la prima sala; quindi gli archi, il Tevere e le sue rive, le piazze, dal Campidogli­o a Piazza della Pietra, le grandi basiliche, da Santa Maria Maggiore a San Paolo fuori le Mura e San Giovanni. Da una parte magnifici fogli di Piranesi dall’effetto teatrale, in cui gli scuri si contrappon­gono ai chiari, in un gioco formale e al tempo stesso di grande impatto emotivo, mentre le linee e i vuoti lasciano spazio a densi reticolati e ad aree riccamente inchiostra­te che accentuano la tessitura grafica; dall’altra una Roma indagata nei suoi mutamenti urbani raccontand­o l’infinita complessit­à architetto­nica.

Il volume edito da Contrasto nel 2019, a cura dell’istituto di Storia dell’arte e concepito come omaggio della Fondazione Cini al grande fotografo scomparso nel 2013, raccoglie tutti gli scatti realizzati da Basilico per il progetto originale del 2010 «Le Arti di Piranesi» e propone i testi di Luca Massimo Barbero, Mario Bevilacqua, Michele De Lucchi, Pasquale Gagliardi, Alessandro Martoni, Roberta Valtorta, oltre a una conversazi­one dello stesso fotografop­aesaggista col regista Amos Gitai.

Grazie a Generali, main partner della Galleria, la mostra veneziana è aperta fino al 23 novembre.

Per garantire la massima sicurezza e fruibilità degli spazi, assicurand­o ai visitatori la consueta esperienza di visita intima della casa-museo, Palazzo Cini è visitabile ogni venerdì, sabato e domenica dalle 12 alle 20 (per maggiori informazio­ni www.palazzocin­i.it).

Le opere

Ci sono 12 scatti inediti del fotografo milanese e 26 stampe originali realizzate nel ’700

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Dialogo Incisioni e foto con la stessa veduta

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