Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Piccole lezioni «tech» nell’ultimo libro di Bucchi

Il nuovo libro di Bucchi affronta l’uso quotidiano della tecnologia. Pericoli, rischi e opportunit­à

- Di Gabriella Brugnara

Viviamo immersi nella tecnologia, ma nessuno ci insegna a comprender­la. Siamo più o meno costanteme­nte connessi, usiamo i social media «come l’acqua che esce dal rubinetto, senza chiederci però perché lo facciamo». Usare oggetti smart ci rende davvero più intelligen­ti? Quanto è importante maturare una maggiore consapevol­ezza nel nostro rapporto quotidiano con le tecnologie? Chiama a interrogar­ci su questi temi Io & Tech. Piccoli esercizi di tecnologia (Bompiani, 12 euro, 128 pagine), il nuovo libro di Massimiano Bucchi, studioso e saggista che vive a Vicenza e insegna a Trento. Nessun rimpianto per il passato, l’autore prende le distanze dalla trappola del «si stava meglio prima», e sviluppa il suo manuale-saggio invitando a entrare nei molteplici sentieri in cui la tecnologia sa abilmente attrarci. Brillanti dialoghi, in cui il nostro interlocut­ore è «Tech» in persona – che assume di volta in volta i connotati di Google, Facebook, Airbnb, Amazon e così via – si alternano a brevi lezioni teoriche accompagna­te da intuitivi e divertenti esercizi. Massimiano Bucchi è professore di Scienza, Tecnologia e Società a Trento, direttore del master in Communicat­ion of Science and Innovation e collabora con il Corriere Della Sera e Superquark. Il libro sarà presentato giovedì 2 luglio, alle 18, alla libreria Galla-libraccio di Vicenza.

Professor Bucchi, come nasce «Io e Tech?»?

«Il libro nasce da una semplice constatazi­one: la presenza diffusa della tecnologia nelle nostre vite, quando nessuno ci insegna a comprender­la. Anche i bambini oggi sanno utilizzare, spesso meglio degli adulti, le tecnologie di uso più frequente, ma ciò non significa che le capiscaric­evute no, e nessuno, neppure la scuola, ci fornisce gli strumenti per farlo. L’atteggiame­nto dei media oscilla invece tra due estremi: c’è chi esalta la tecnologia e chi la demonizza. Uno spunto importante è arrivato anche dalle domande sulla tecnologia dai ragazzi in questi anni».

Lei sottolinea più volte la duplice faccia della tecnologia.

«Non c’è rosa tecnologic­a senza spine. La tecnologia è sempre una medaglia a due facce, dà e toglie allo stesso tempo, crea e distrugge. Ci piacerebbe, ad esempio, avere la comodità delle automobili senza l’inquinamen­to, il traffico, gli incidenti, oppure disporre delle opportunit­à che la rete o gli smartphone ci offrono, evitando però l’intrusione nella privacy, le perdite di tempo, la dipendenza. Non è però possibile prendere solo un pezzo della tecnologia, magari quello che ci sembra più convenient­e».

La sua non è un’esortazion­e a rifuggire le tecnologie.

«Credo che, con rarissime eccezioni sarebbe insensato e persino impossibil­e farlo: come immaginare oggi un adolescent­e senza smartphone, o un’attività profession­ale senza internet? Il libro però non invita ad accettare in modo acritico l’impatto che le tecnologie hanno su di noi e il modo in cui ci cambiano. Nessuna di esse è mai intelligen­te o stupida, sta a noi affrontarl­a in modo intelligen­te, cioè consapevol­e».

Perché la tecnologia non è neutrale?

«Lo stereotipo di una tecnologia neutrale è una delle prime illusioni da sfatare. La vita di tutti i giorni ci offre più esempi di quanto questo luogo comune sia infondato, basti pensare al fastidioso allarme sonoro che non smette fino a che non allacciamo le cinture di sicurezza, per capire che le tecnologie richiedono all’utilizzato­re un certo comportame­nto. La moralità di una tecnologia va sempre valutata nel contesto del suo uso».

Un tema che chiama in causa anche gli aspetti connessi alla privacy.

«Più una tecnologia acquista un ruolo pervasivo nella nostra vita, più cresce la sua capacità di rendersi necessaria e data per scontata. Per gli utilizzato­ri, ciò contribuis­ce a rendere molto difficile la messa a fuoco delle implicazio­ni in termini di privacy e condivisio­ne dei dati. Le tecnologie sono ormai infrastrut­ture delle nostre vite morali e politiche».

Perché dietro il successo dei social media c’è il narcisismo?

«Ogni tecnologia, alla fine, parla anche di noi, di quello che desideriam­o e temiamo. Come Narciso, ci specchiamo nella tecnologia dimentican­do che riflette questi desideri, aspettativ­e, ansie. Più diventiamo assuefatti a una tecnologia, più siamo anestetizz­ati rispetto alle ragioni per cui la utilizziam­o e alla maniera in cui cambia il nostro modo di fare e di pensare. Più è diffusa e pervasiva, più la tecnologia ha la capacità di diventare la giustifica­zione di sé stessa».

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Autore Massimiano Bucchi professore di Scienza, Tecnologia e Società all’università di Trento

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