Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Cattolica, sì all’aumento di capitale
Passa l’architrave dell’alleanza con Generali. Ma i favorevoli si attestano al 73%
Cattolica, l’assemblea dice sì all’aumento di capitale da 500 milioni, con il 73% dei voti. Primo decisivo passo in avanti per il piano di ricapitalizzazione e l’accordo con Generali.
Cattolica, sì all’aumento di capitale da 500 milioni con il 73% dei voti. Fa il primo decisivo passo in avanti il piano di ricapitalizzazione e l’accordo con Generali, voluto dal cda guidato da Paolo Bedoni. Il passaggio è avvenuto ieri nell’assemblea dei soci, per la prima volta a porte chiuse per le restrizioni Covid, nella sede di Lungadige Cangrande a Verona. Lì Bedoni e i notai, in tre ore, hanno preso atto dei voti espressi a distanza dai soci già entro mercoledì scorso.
L’esito del voto era comunque molto atteso, in un test finora mai visto. Il risultato è un bicchiere mezzo pieno che può esser visto in modi opposti. Il dato di fatto è che l’operazione di messa in sicurezza con l’arrivo di Generali, per cui serviva il sì dei due terzi dei votanti, è passata. Ma l’esito lascia aperte anche altre considerazioni rispetto all’altro passaggio decisivo: l’assemblea straordinaria da convocare entro fine luglio, secondo l’intesa siglata con Generali, per lo storico abbandono del modello cooperativo e il passaggio alla spa - domani il cda di Cattolica definirà la data -. Ancora a porte chiuse, visto che le restrizioni anti-covid scadono il 31 luglio.
Il primo effetto del voto a distanza è la riduzione dei voti espressi. I 1.376 giunti sono poco più della metà dei 2.500 espressi sulla maggior parte dei punti nell’assemblea 2019, che aveva toccato anche i 3.440 voti sull’elezione del cda; e se i soci presenti nel 2019, secondo il resoconto votazioni, erano stati tra il 10 e il 14% dei 24 mila totali, quest’anno si è scesi al 7,5% dei 18.312. Il secondo tema riguarda il quorum. Il 73% di sì all’aumento di capitale (percentuali non lontane anche sulle altre decisioni) raramente si vede in Cattolica, abituata a risultati da plebiscito. Senza dar troppo peso al voto per la delega all’aumento di capitale 2014, approvata nell’assemblea 2011, visti i nove anni trascorsi e il clima diverso (allora i sì furono 1.492 su 1.495 voti), resta, per un raffronto, che il bilancio lo scorso anno era stato approvato con il 99,7% di sì e quest’anno con il 74%.
Dunque l’aumento di capitale non pare scaldare il cuore dei soci di Cattolica. E nel bis a porte chiuse di fine luglio sulla spa, si voterà ancora a distanza e il quorum qualificato del 66%. Superato ieri con uno scarto non larghissimo; soprattutto se si considera che i voti erano stati espressi prima che l’ufficializzazione, giovedì mattina, dell’alleanza con Generali rendesse chiaro che l’operazione consegnerà al Leone il ruolo di socioguida.
Ne deriva una domanda ovvia: possono puntare i contrari alla spa, e a Generali, mobilitandosi, a un successo del no? O, alla fine, prevarrà il senso di responsabilità e la capacità della società, messe in moto le macchine organizzative, di riavvicinare e convincere i soci? Il presidente Bedoni, ieri dopo l’assemblea, era convinto di questo secondo esito. E dichiarava non a caso: «Il senso di responsabilità di chi ha a cuore la compagnia e il suo futuro non è mai venuto meno e sono certo che sarà sempre così». E ancora: «I soci hanno dimostrato con il loro voto di condividere l’aumento di capitale. Il cda è stato chiamato a scelte importanti per il futuro. Ci permetteranno di proseguire la crescita mantenendo saldi obiettivi e radici».
Ma anche il fronte opposto guarda all’esito. «Ha partecipato meno dell’8% dei soci: è la prova che la maggior parte non era informata dell’assemblea. La battaglia sulla spa non è persa, di fronte a quasi 400 voti non favorevoli: Verona deve svegliarsi», sostiene Paola Boscaini, l’ex dirigente Cattolica che guida il neonato patto di sindacato «Le Api», che vuole allargare le adesioni. Boscaini rilancia l’assemblea in piazza Bra a Verona domani sera alle 18.30 dell’associazione Apaca di Maurizio Zumerle: «Restiamo della nostra idea: ci si salva con un azionista che dà una mano a mantenere l’autonomia, come si poteva coinvolgendo Berkshire, non con uno che entra nella parte industriale e finanziaria. L’affare lo fa Generali». Boscaini infine conferma l’intenzione di presentare martedì il ricorso al tribunale per invalidare l’assemblea.
La stessa iniziativa è annunciata anche dall’associazione Verona Network dell’imprenditore Germano Zanini, in passato consigliere nelle partecipate di Cattolica: «Ci sono gravi condizioni di nullità. Solo parte dei 18 mila soci ha ricevuto nei termini i documenti; ma anche questi non sapevano che l’aumento fosse riservato a un azionista industriale che con 300 milioni e la spa si assicura il controllo di una società con un patrimonio netto di oltre 2 miliardi. E anche l’assemblea sulla spa sarà a porte chiuse: non si tradisce così un rapporto di fiducia». Zanini annuncia l’apertura di sportelli informativi pomeridiani per i soci in una serie di aziende, in vista dell’assemblea di luglio.
Ma tra i comitati non mancano linee meno dure. «L’assemblea? Esito prevedibile: con una partecipazione dimezzata il voto è un’incognita. Ma l’assemblea resta sovrana -, sostiene Amedeo Portacci di Vivi Cattolica -. Si spera arrivino altre proposte alternative a Generali, magari sotto il cappello cooperativo. E una lettera del presidente ai soci». «L’esito mi pare andato secondo gli auspici - dice Sebastiano Messina, presidente di Asscat -. Al netto della perdita della cooperativa, difficile da digerire, credo che la scelta fatta sia la migliore per evitare scalate ostili e mantenere una realtà sul territorio. Credo che i soci, che hanno accettato l’aumento, saranno responsabili anche sulle scelte future».
1376 I voti espressi a distanza nella assemblea di Cattolica a porte chiuse
66 Il quorum percentuale dei voti che dovrà raggiungere il sì alla spa